
Con le nuove scoperte scientifiche si dissolvono molte vecchie ipotesi sulla realtà. Uno dei meriti della teoria della relatività è stato il rovesciamento delle vecchie nozioni di tempo e di spazio mediante il modello del continuum spazio-temporale. Secondo questo modello, ogni cosa ha una struttura quadridimensionale e si colloca in un continuum quadridimensionale curvo. Sovvertendo il modello euclideo di un universo a tre dimensioni, Einstein propone un universo curvo in un continuum spazio-temporale a quattro dimensioni. Risale al 1916 la sua formulazione di un modello in cui lo spazio viene considerato l’aspetto tridimensionale di un iperspazio quadridimensionale di cui il tempo è un asse. Trasferendo il modello su una sfera, questa perderà l’abituale forma sferica e sarà vista come un ipercilindro in cui ogni minuto è una sfera separata, più o meno come i fotogrammi di una pellicola. L’universo di Einstein è allo stesso tempo finito e infinito, in quanto composto di curve spazio-temporali invece di linee rette separate che appartengono al tempo o allo spazio. Una formica che cammini sulla superficie di un’arancia può procedere all’infinito proprio perché avanza su una superficie curva. Ma resta sempre sull’arancia: questo è il suo limite. Il modello di Einstein ha relativizzato le linee rette, riconciliando finito e infinito.
Il tempo eterno e lo spazio infinito del continuum spazio-temporale curvo a quattro dimensioni sono soltanto un’altra modalità di percezione, per quanto più vicina alla realtà. Se non si riesce a concepire lo spazio senza la presenza di “oggetti”, le quattro dimensioni dello spazio-tempo sono soltanto creazioni mentali associate all’idea di ‘oggetti’ e di ‘movimento’. La curva spazio-temporale deve essere pensata come una rappresentazione utile a scalzare quella di spazio tridimensionale, tempo eterno e linea retta. Per procedere dobbiamo lasciarcela alle spalle, così come abbandoniamo la zattera che ci è servita per attraversare il fiume.
Abilità di lasciar andare, capacità di scoprire
La realtà viene trasformata dall’osservazione: noi osserviamo infatti dalla base dei concetti accumulati. La fisica moderna se n’è accorta. Alcuni scienziati hanno abbandonato prontamente concetti che erano stati a lungo alla base della scienza, formulazioni come causa ed effetto; presente, passato e futuro. Abbandonare i concetti non è facile. C’è l’idea che esplorare la realtà senza essere armati di idee sia come andare in battaglia a mani nude. Le armi dello scienziato sono costituite dalle conoscenze acquisite e da un certo schema mentale, estremamente difficili da lasciar andare. Credo che i ricercatori dotati di maggiore disponibilità ad abbandonare l’”armamento” siano quelli con maggiori capacità di fare nuove scoperte. Ai ricercatori spirituali viene costantemente ricordato di lasciar andare tutti i concetti per poter esperire direttamente la realtà; concetti come io e altri, nascita e morte, permanenza e impermanenza, esistenza e non-esistenza. La realtà è in-concepibile, quindi lo strumento per farne diretta esperienza è la mente svuotata di concetti.
Da: Thich Nhat Hanh, “Il sole, il mio cuore“, Astrolabio Ubaldini, 1990.
Per approfondire:
Thich Nhat Hanh – Biografia, libri e testi selezionati
Il sole, il mio cuore. Dalla presenza mentale alla meditazione di consapevolezza

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