Nel coltivare la consapevolezza del respiro poniamo consapevolmente l’attenzione sulle sensazioni relative al respiro stesso, con delicatezza e leggerezza.
Proprio come i suoni non smettono mai di arrivarci alle orecchie, così il respiro non smette mai, finché siamo vivi. In ogni attimo del presente ci troviamo in questo o quel punto del ciclo del respiro, in un’inspirazione o espirazione o nella pausa fra l’una e l’altra; quando pratichiamo la meditazione seduta o sdraiata o in piedi o camminata, o facciamo yoga, dunque, ci arrendiamo alle sensazioni fisiche associate al respiro, sensazioni che di rado riconosciamo o notiamo o a cui diamo peso, a meno di non stare soffocando o annegando o di non avere un brutto raffreddore, tanto diamo per scontato il respiro e ce ne disinteressiamo.
Ora, nel coltivare la consapevolezza del respiro noi poniamo consapevolmente l’attenzione sulle sensazioni relative al respiro stesso; lo facciamo con delicatezza e leggerezza di tocco, permettendo all’attenzione di avvicinare il respiro, come già detto, come se ci avvicinassimo a un animale timoroso che prende il sole in una radura del bosco: con quello stesso genere di delicatezza e di interesse, furtivi ma soprattutto con affetto.
Oppure, per evocare un’altra immagine, lo facciamo posando l’attenzione sul respiro come una foglia si posa fluttuando sulla superficie di uno stagno e lì rimane: lo lasciamo galleggiare sulle onde del respiro a mano a mano che questo si muove, entra ed esce dal corpo, in contatto con l’intera durata di ogni respiro che entra, in contatto con l’intera durata di ogni respiro che esce e con le pause all’inizio e alla fine, all’apice e alla base, all’apogeo e all’ipogeo di ognuna delle piene oscillazioni di ogni singolo respiro. Non si tratta di pensare al respiro o alle sensazioni che dà, quanto piuttosto di percepirlo, di galleggiare sulle onde del respiro come una foglia, o come su un gommone sulle increspature di un mare calmo o di un lago. In questo modo ci si abbandona completamente alle sensazioni del respiro, attimo dopo attimo dopo attimo.
Fidati.
Le foglie non cadono fluttuando
proprio in questo modo?
Abbandonandoti al respiro, dando scopo e costanza alla tua attenzione attimo dopo attimo, inviti la sensazione di un osservatore che osserva il respiro a dissolversi nel puro e semplice respirare. Il soggetto (tu) e l’oggetto (il respiro, o perfino « il mio respiro ») si dissolvono nel puro e semplice respirare, in una consapevolezza che non ha nessun bisogno che « tu » la generi perché conosce già il respiro nel suo svolgersi, al di là del pensiero, al di sotto del pensiero, prima del pensiero, proprio come abbiamo visto per l’udito. Seduti qui a respirare, c’è solo questo preciso istante, solo questo respiro, solo questa conoscenza non concettuale. È il corpo intero a respirare: la pelle, le ossa, tutto, dentro e fuori, ed « è respirato » almeno quanto « respira », al di là di ogni pensiero che ci potrebbe venire in mente a riguardo.
Seduti qui in pace noi siamo il respiro, siamo la conoscenza, attimo dopo attimo (ammesso che ci siano ancora attimi), respiro dopo respiro (ammesso che ci siano ancora i singoli respiri) , a gustare il respiro, a odorare il respiro; a bere il respiro, lasciandoci essere respirati, essere toccati dall’aria, carezzati dall’aria, fondendoci con l’aria nei polmoni, attraverso la pelle: aria dovunque, respiro dovunque nel corpo, conoscenza dovunque, e anche in nessun posto.
E naturalmente, come in tutte le altre pratiche, ritorni di continuo al respiro quando la mente se ne va a zonzo nei pensieri, nei ricordi o nelle anticipazioni, nelle storie più svariate, nelle storie persino sul fatto che stai meditando e sei una cosa sola con il respiro e che non c’è più alcun « io » che respiri.
Da: Jon Kabat-Zinn, Riprendere i sensi, TEA, 2008.
Per approfondire:
Jon Kabat-Zinn – Libri, frasi, biografia e testi in italiano
Mindfulness – Cos’è, come si pratica e quali sono i libri da leggere
[La foto è tratta da Canva]
Riprendere i sensi. Guarire se stessi e il mondo attraverso la consapevolezza
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