Ezra Bayda – Davvero vuoi cambiare lavoro perché non ce la fai più?

voglio cambiare elavoro

Quello di cambiare lavoro è il desiderio che sorge spontaneo quando ci troviamo in una situazione lavorativa sgradita. Ma per Ezra Bayda la pratica ci permette di vedere le cose in modo molto diverso.

Una difficoltà che sorge più frequentemente nell’ambito del lavoro è trovarci in una situazione in cui ci sentiamo incastrati, ansiosi o semplicemente infelici. Non è detto che vorremmo un altro lavoro, ma ci chiediamo costantemente se è il caso di cambiarlo. Nel contesto della pratica, questa è una domanda interessante. La risposta convenzionale a una situazione lavorativa sgradita è la convinzione che vi sia qualcosa di sbagliato in essa e che si debba cercare una via d’uscita. Nella vita della pratica, invece, non misuriamo il valore di qualcosa dal piacere o dall’agio che procura. Riconosciamo tuttavia l’importanza dell’angoscia, perché è ciò che impariamo dall’angoscia che può trasformarci. Grazie alla pratica sappiamo che se qualcosa richiede uno sforzo avvertito come fastidioso, ciò non lo rende necessariamente indesiderabile. Che una situazione sia dolorosa, non significa che sia anche negativa. Secondo la prospettiva della pratica, spesso è proprio il contrario.

È un dato di fatto che se il lavoro ci suscita una forte reazione emotiva, dal punto di vista della pratica c’è qualcosa di prezioso da imparare. Il problema non è solo il lavoro. Tra due persone che svolgono lo stesso lavoro una potrà trarne soddisfazione, e l’altra nient’altro che angoscia. La nostra reazione emotiva si basa principalmente su ciò che portiamo nel lavoro più che sul lavoro stesso. Le nostre reazioni sono sempre legate al bagaglio di aspettative, bisogni e priorità che introduciamo nelle situazioni.

Pubblicità (registrati per non vederla più)

Non voglio dire che dovremmo conservare un lavoro solo per poter praticare. Tuttavia, dovremmo almeno prendere in considerazione cosa possiamo imparare da un lavoro prima di decidere di abbandonarlo. È utile conservarlo fintanto che produce forti reazioni emotive, allo scopo di individuare pensieri radicati e paure condizionate. Perché una cosa è certa: se lasciate un lavoro per intraprenderne un altro, porterete con voi le stesse paure e convinzioni. Se è poco realistico conservare un determinato lavoro, potete fissare un limite di tempo, col desiderio di imparare il più possibile prima di lasciarlo.

Da: Ezra Bayda, “Essere zen. Portare la meditazione nella vita“, Astrolabio Ubaldini, 2003.

Per approfondire:

lavoro

cambiamento

letture di Ezra Bayda

Meditazione Zen

Essere zen. Portare la meditazione nella vita

Ezra Bayda, Essere zen
Secondo Ezra Bayda, i nostri problemi emotivi e fisici non sono ostacoli lungo il sentiero, ma il sentiero stesso. Possiamo utilizzare tutto ciò che la vita ci porta per rafforzare la pratica quotidiana, compresa la nostra confusione. Dobbiamo semplicemente essere disposti a stare con le nostre esperienze, piacevoli o dolorose, ad aprirci alla realtà della nostra vita senza cercare di sistemare o di cambiare nulla.

Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?

Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):

(ricordati dopo di cliccare sull’email di conferma)

[La foto è di Bermix Studio]

You need to login or register to bookmark/favorite this content.

Pubblicità (registrati per non vederla più)