I caratteri che distinguono lo zen o Ch’an da altri tipi di buddismo appaiono alquanto elusivi quando si tratti di esprimerli in parole, sebbene lo zen abbia un “sapore” definito e inconfondibile. Per quanto il nome zen significhi dhyana o meditazione, altre scuole di buddhismo esaltano la meditazione in misura uguale, se non maggiore, che lo zen: e talora sembra che la pratica di meditazione formale non fosse affatto necessaria allo zen. Né carattere peculiare dello zen è “il non aver nulla da dire”, l’insistere che la verità non può essere tradotta in parole, poiché questo motivo appartiene di già al buddhismo madhyamika come all’insegnamento di Lao-Tzu.
Coloro che sanno non parlano;
Coloro che parlano non sanno.
Forse il tono speciale dello zen è meglio descritto come “una certa immediatezza”. In altre scuole di buddismo il risveglio o bodhi sembra remoto e quasi sovrumano, qualcosa da raggiungere solo dopo molte vite di paziente sforzo. Ma nello zen si ha costantemente la sensazione che il risveglio sia qualcosa di perfettamente naturale, qualcosa di scontato in partenza, che può verificarsi da un momento all’altro. Se nasconde una difficoltà, è proprio per il fatto che è troppo semplice. Lo zen è anche immediato nel suo metodo d’insegnamento, poiché punta direttamente e apertamente alla verità, senza trastullarsi con simbolismi.
Da: Alan Watts, La via dello zen, feltrinelli, 2013.
Per approfondire:
Alan Watts – Frasi, libri, biografia e testi in italiano
La via dello zen
Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?
Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):
You need to login or register to bookmark/favorite this content.