
Le afflizioni, o kilesa, non sono altro che stati mentali momentanei. Secondo Sharon Salzberg, è vero che ci fanno soffrire, ma l’amore che scaturisce dalla nostra mente originaria è più grande.
È a causa delle afflizioni momentanee che noi soffriamo.
La parola ‘afflizione’ è una traduzione comune del termine pali kilesa, che letteralmente significa tormento. Sappiamo per esperienza diretta che quando determinati stati mentali (collera, paura, colpa e avidità) fanno irruzione dentro di noi, hanno il potere di creare disagio e dolore. Quando bussano alla porta e li invitiamo a entrare, perdiamo il contatto con lo stato fondamentalmente puro della mente e allora soffriamo. Invece, non identificandoci con queste energie, impariamo che tali tormenti e afflizioni sono solo passeggeri, sono forze avventizie e non innate, non rispecchiano la nostra vera natura. Le contaminazioni, o kilesa, sorgono inevitabilmente per il modo in cui siamo stati condizionati, ma questo non è motivo per giudicarci severamente. La sfida è vederli per quello che sono e ricordare la nostra vera natura.
La mente amorevole può osservare gioia e pace in un momento e quindi dolore nel momento successivo, senza essere disturbata dal cambiamento; potremmo paragonarla a un cielo solcato da nuvole, alcune chiare e a fiocchi, altre scure e gonfie di pioggia. Non importa quale sia il suo aspetto, il cielo non è toccato dalle nuvole: è libero.
Le energie negative non potranno mai sradicare quelle positive, laddove le energie positive possono realmente estirpare le negative. L’amore può sradicare la paura, la rabbia o la colpa, perché è un potere più grande.
Da: Sharon Salzberg, L’arte rivoluzionaria della gioia, Astrolabio Ubaldini, 1995.
L’arte rivoluzionaria della gioia. Il potere della gentilezza amorevole e il sentiero verso la libertà

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