Chandra Livia Candiani – La consapevolezza del respiro è di tutti e di nessuno

la consapevolezza del respiro

La consapevolezza del respiro, per Chandra Livia Candiani, è una sorta di rifugio al quale possiamo tornare di continuo, per stabilire con lui una relazione “delicata”, nella quale non c’è possesso. Solo puro conoscere.

La maggior parte di noi inizia un percorso meditativo in cerca di pace. Ma ben presto ci accorgiamo che quello con cui entriamo in contatto è il caos della nostra mente e la ristrettezza del nostro cuore. La pace non è la quiete, è piuttosto l’accoglienza dell’irrequietezza. La meditazione buddhista di visione profonda è un percorso che porta a guardare in profondità fino a vedere in trasparenza la condizione umana, non solo la propria, ma quella che attraverso le miriadi di differenze ci accomuna.

All’inizio, è necessario costruire un nido dentro di noi, traslocare dalla mente discorsiva che costantemente ci descrive i fenomeni e ci racconta tutto quello che siamo stati, che siamo e che saremo, a un nido di silenzio che sta in pieno corpo, è il cuore. Questo trasloco dà una forte sensazione di serenità, di quiete, di essere approdati in un paese senza guerra, e di voler chiedere asilo. Ma è un guaio pensare che quella serenità, quella quiete, siano permanenti ed equivalgano alla pace.

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All’inizio del percorso, veniamo invitati a lasciar scorrere i pensieri come nuvole in un cielo ampio, a non credere ai pensieri, e a far ritorno alla consapevolezza, puntuale, precisa, delicata, del respiro. Impariamo a conoscere un amico che nasce con noi e con noi muore, il compagno discreto di tutta una vita che non consideriamo quasi mai. Il respiro è un sensore e imparare a entrare in relazione con lui, fino a una vera intimità, ci permette di conoscere il nostro mondo interno e quello esterno in modo assolutamente diverso dalla conoscenza mentale e anche da quella emotiva che ne avevamo prima.

Entrare in contatto con il respiro significa diventare saldamente delicati. Non catturare il respiro, non fargli la posta, ma avanzare con rispetto e avvicinarlo con cura, come faremmo con un essere selvatico rimasto a lungo solo. Deve abituarsi a noi e noi abituarci ad avvicinarlo non per modificarlo ma per conoscerlo. Si tratta di sentire il respiro che mi attraversa in questo momento e cosi, in pieno corpo, sapere di essere viva. Si tratta di rinascere e imparare tutto da capo. Partire dal fatto che qui c’è un corpo. Quindi percepirlo, sentirlo, abitarlo, senza pensare di esserlo, senza identificazione e insieme senza scissione. Non sono il corpo, ma qualcosa in me lo conosce, lo sente, lo percepisce senza pensare: “Mio!” Si entra in intimità, l’intimità è impossibile se sono l’altro, ma se l’altro è assolutamente altro da me è di nuovo impossibile. Si potrebbe dire quindi che la consapevolezza è una forma di amore.

La parola pali da cui proviene è sati, che è ricordare, riportare al cuore. La parola “consapevolezza” è una bella traduzione, perché ha a che fare con il sapere-con, sapere insieme. La consapevolezza non ha un proprietario, è una facoltà umana condivisa, non basta sapere, è necessario sapere di sapere, con-sapere, ed essere consapevoli ci accomuna, la consapevolezza è di tutti e di nessuno. Se davvero sono consapevole, non c’è più io, c’è solo puro conoscere senza proprietario.

Da: Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione“, Einaudi, 2018.

Per approfondire:

consapevolezza

respiro

pace interiore

sati

Chandra Livia Candiani – Testi scelti sulla meditazione

meditazione vipassana

[La foto è di rawpixel.com]

Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione

Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva
Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. Meditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non separare i mondi, non dividere lo spirituale dall'ordinario.
Paolo Subioli

Libro bellissimo e inaspettato, per chi è abituato a leggere autori di Dharma. Molti aspetti diversi della meditazione sono visti con gli occhi di una poetessa innamorata della pratica.

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