La meditazione camminata è un camminare verso se stessi, secondo Chandra Livia Candiani, che consente di aprirsi totalmente a quello che c’è, senza alcuno sforzo.
Praticando la meditazione del camminare come forma, scegliamo un breve percorso, all’interno o all’esterno, e andiamo su e giù lentamente. Camminare senza una meta e senza uno scopo orizzontale mette in contatto con un forte senso di insensatezza chi è abituato alla sola concretezza e utilità immediata del vivere. Si tratta di camminare verso se stessi e non più verso l’altro, non più per conquistare o per disfarsi di qualcosa. La destinazione siamo noi. Man mano, arriva un altro genere di senso. Camminare per camminare può essere umiliante per la ragione, e insegnare cosi l’umiltà. Non cercare un senso, solo toccare terra con un piede, sollevare da terra l’altro piede, avvicendarsi senza affaccendarsi. Essere intimi con la terra e con l’aria, con la danza del passo, con l’andatura. E se i pensieri ci cavalcano, se ci impediscono di essere presenti, ci fermiamo e ci domandiamo: «Cosa sta succedendo? Cosa sta bussando al mio cuore perché io lo veda? Chi sei? Cosa vuoi da me?» E quando l’ospite si fa avanti, dice il suo nome, lo invitiamo a camminare con noi. Come sempre la consapevolezza è ampia eppure precisa, vasta ma attenta a tutto, non esclude forzosamente, accoglie con sollecitudine e resta, si sofferma con fermezza, torna all’umiltà del piede che sente la terra, che sente lo stacco da terra.
Sentiamo cosa accade in ogni istante, sentiamo il corpo in piedi, non lo abbandoniamo, sentiamo il movimento, la sua ricchezza e complessità. Non si tratta di sforzo ma di ricettività, aprirsi a quello che è già li, niente da aggiungere, niente da togliere, solo raccogliere.
L’andatura, il ritmo, la velocità vanno accordate alla qualità del corpo e del cuore presenti nel momento, ai loro bisogni. Certe volte, la lentezza aiuta a contrastare la mente che corre troppo, a invitarla a fare pausa, a intonarla con il momento presente. Altre volte, il passo lento può diventare ipnotico, una ninnananna che crea automatismo, e il passo va risvegliato, rinfrescato con audacia, accelerando o invece rallentando al massimo e restando connessi con le più sottili sensazioni.
Scrive Italo Calvino in Collezione di sabbia: «Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi».
Da: Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione“, Einaudi, 2018.
Prova uno dei nostri esercizi di Meditazione Camminata:
Gli Esercizi di Meditazione sono riservati agli iscritti di livello Praticante e Contemplante.
Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione
Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?
Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):
You need to login or register to bookmark/favorite this content.