Vipassana (chiara visione) e Samatha (concentrazione) per Corrado Pensa non sono in antitesi. Samatha è un fondamento importante e deve servire alla Vipassana, ossia a “vedere”.
Il Witakkasanthana Sutta, il discorso del Buddha che illustra partitamente come fronteggiare i pensieri distraenti, è di speciale interesse per la pratica. Il sutta si occupa delle distrazioni in quanto ostacolo al raccoglimento (o concentrazione) della mente, cioè al samadhi, che è la base dei jhana, o stati di assorbimento profondo. Esso è inoltre ricco di suggerimenti riguardo all’investigazione riflessiva.
Negli insegnamenti del Buddha si parla abbastanza spesso dei jhana. Oggi a volte si sottolinea che, pur trattandosi di esperienze importanti, non sono da confondere con gli elementi veramente liberanti del cammino interiore. Tuttavia, dalle discussioni tra i discepoli del Buddha, emerge che alcuni consideravano questi stati, soprattutto quelli più elevati, come il massimo conseguimento, l’apice del percorso meditativo, addirittura allo stesso livello della liberazione. Da un certo punto di vista è curioso che ciò avvenisse, poiché il Buddha, nel suo itinerario di ricerca, aveva abbandonato alcuni maestri di meditazione dai quali aveva appreso gli stati di assorbimento concentrativo, proprio perché si era reso conto che tali stati non potevano rappresentare – come quei maestri insegnavano – il punto di arrivo.
Al tempo stesso il Buddha non cessò mai di sottolineare l’importanza del raccoglimento, del samadhi, della calma concentrata. Infatti, l’esercizio della consapevolezza-comprensione ha bisogno di essere sorretto da una buona capacità di calma concentrata.
È dunque importante acquisire una prospettiva il più possibile corretta su questo punto, che ancora oggi è oggetto di dibattito. Samatha o samadhi è un fondamento importante e deve servire alla vipassana, ossia a “vedere”. Questo se vogliamo fare pratica di vipassana (chiara visione). Se invece vogliamo percorrere il cammino dei jhana, allora dobbiamo fare esclusivamente pratica di samatha o samadhi.
Chi ha una certa inclinazione al raccoglimento mentale può magari, anche senza accorgersene, finire per praticare soprattutto samatha e non vipassana: questo accade perché il raccoglimento è piacevole e dà un senso di forza. Cosi facendo tuttavia si lascia cadere ciò che e specifico della vipassana, e cioè la consapevolezza investigativa.
Da: Corrado Pensa, Il silenzio tra due onde, Mondadori, 2010.
Per approfondire:
Corrado Pensa – Testi sulla meditazione, libri, biografia e frasi
Il silenzio tra due onde. Il Buddha, la meditazione, la fiducia
[La foto è di Jan Töner, Inghilterra]
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Samatha sta a Vipassana,come l’Amore sta alla comprensione…L’uno non puo’ esistere senza l’altro per fare esperienza dell’autentica calma che dimora nello stato di Visione profonda.
Io non capisco perché vengono fatti pagare i corsi di meditazione e perché non basta un’offerta . Scusate se sono fuori tema.
Ci sono corsi dove l’offerta per l’insegnante è libera dove però poi si deve pagare vitto e alloggio. Che io sappia, in Italia, solo i corsi ispirati da Goenka, nel centro dhamma atala di Lutirano, sono totalmente ad offerta libera. Molti giovani che non hanno possibilità pagano restando a fare manutenzione o a servire per gli altri corsi. Lì non ci sono scuse per non praticare, neanche quella che non ho i soldi per pagare il corso. Anche se sono passati tanti anni dalla domanda, Pina, mi auguro abbia avuto modo di praticare o di conoscere quel centro ??