Norman Fischer – La pratica del perdono come cura

pratica del perdono

La pratica del perdono fa bene prima di tutto a se stessi, perché libera il cuore dal peso delle storie accusatorie, del dolore e della pena. Il perdono inoltre arreca beneficio anche all’altra persona.

Praticare il perdono per prenderci cura di noi stessi

C’è così tanta sofferenza in circolo ogni giorno che ciascuna persona ha bisogno di passare un po’ di tempo quotidianamente a portare avanti la pratica del perdono. Non ci avevo mai pensato. Ma probabilmente è vero che feriamo e veniamo feriti ogni giorno, da ogni tipo di insulto, abuso, ostilità, mancanza di rispetto c degradazione. Veniamo esplicitamente feriti dalla rabbia, dalla violenza, dalle privazioni, dall’oppressione, ma veniamo anche feriti in maniera più sottile dal non riuscire ad amare abbastanza, dal non riuscire a riconoscere e apprezzare abbastanza noi stessi e gli altri. Si tratta di quel tipo di ferimento che passa quasi inosservato all’interno della famiglia o sul posto di lavoro, ma che, tuttavia, costituisce effettivamente un potente fattore negativo delle nostre vite. Dunque è sensato che il prendersi cura di noi stessi includa anche l’igienica disciplina del perdono.

Tuttavia davvero poche persone portano avanti la pratica del perdono, in quanto è sgradevole e difficile. Non si può perdonare senza confrontarsi con il dolore, cosa che a nessuno piace fare. Quando ci sentiamo feriti, vogliamo evitare il dolore, e quindi di riflesso cerchiamo una via d’uscita. Se possibile, ignoriamo semplicemente la ferita. O cerchiamo di distrarci in qualunque modo. Se non funziona, cerchiamo qualcuno a cui dare la colpa.

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Dare la colpa come distrazione

Il dare la colpa – anche quando è interamente giustificato – è una forma di distrazione che ci allontana dalla sofferenza. Sostituisce il dolore con un dramma. Quando posso dare la colpa a qualcuno, posso occupare me stesso con l’intessere una falsa storia d’accusa. La posso elaborare e mi ci posso arrovellare; la posso condividere all’infinito con gli amici, e ciò mi terrà lontano dal concedere a me stesso di sentire veramente la mia perdita, o il mio disonore, la mia vergogna, la mia sconfitta, o qualunque genere di ferita io voglia evitare. Il raccontare la storia prende tutta la mia energia creativa ed emotiva, così non mi devo occupare della ferita che sto covando. Invece che sentirmi ferito — cioè invece che sentirmi come una vittima – ora posso provare antipatia, indignazione, rabbia, e dunque sentirmi come un guerriero.

Il perdono comincia con il sobrio momento nel quale divengo disposto a vedere la verità sul mio dare la colpa e imbastire storie accusatorie e quando mi concedo di sentire la mia sofferenza e di sapere che è mia, e non appartiene alla persona che, nella mia storia accusatoria, “mi ha fatto soffrire”.

Lasciare andare le storie accusatorie

Devo riconoscere che ho usato le storie accusatorie per evitare me stesso, e per fa montare il risentimento, il senso di superiorità, e la disperazione auto commiserante. Devo lasciar andare le storie accusatorie e sentire la mia sofferenza. Se farò questo onestamente e completamente, naturalmente noterò il dolore degli altri. Vedrò che l’azione che mi ha ferito tanto era, in realtà, la conseguenza del dolore dell’altro, e della confusione che ne è seguita. Quando lo sentirò, potrò perdonare.

Diverrò capace di dire all’altra persona: “non è colpa tua, hai fatto l’unica cosa che sapevi fare”. L’altra persona può comunque essere responsabile delle conseguenze delle sue azioni, ma il mio cuore sarà libero dal peso della storia accusatoria, del dolore e della pena. Il mio perdono mi curerà, e forse potrà arrecare un certo beneficio anche all’altra persona.

Da: Norman Fischer, “Tornare a casa. Un commento zen all’Odissea“, Edizioni La Parola, 2010.

Tornare a casa. Un commento zen all’Odissea

Norma Fischer, Tornare a casa
Publisher:
Genre:
N. pagine: 280
Da sempre l'essere umano desidera "tornare a casa", a quella dimensione di pace e tranquillità alla quale sente di appartenere. L'Odissea è uno dei più grandi racconti del viaggio di ritorno. La lotta di Ulisse contro ostacoli umani e divini, e contro i suoi impulsi, è un valido esempio per chi sta cercando di tornare a casa e combatte quotidianamente contro le difficoltà della vita. Fischer utilizza l'Odissea per indicarci la Via di ritorno spirituale.

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[La foto sulla pratica del perdono è di Pavel Danilyuk, Bielorussia]

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