
Meritare di essere amati non è qualcosa che normalmente si dà per scontato. Anzi. Lodo Rinzler ci insegna una pratica per imparare a farlo.
“Ho qualche difficoltà a considerarmi degno di amore. Dubito che troverò mai una compagna. Mi sento solo e non amabile”.
Da qualche anno incontro di frequente variazioni su questo argomento. Spesso m’imbatto in una domanda simile al termine di un lungo seminario di meditazione. Al momento di chiudere questi incontri, ciascun partecipante può sottoporre anonimamente un problema che ha incontrato di persona. Sotto il manto dell’anonimato, le persone si sentono abbastanza libere da esporre questa sensazione profonda di disperazione.
Ci sediamo in circolo, io tiro fuori da una ciotola il foglietto su cui è scritto l’argomento da discutere, e mi si spezza il cuore. A volte una persona sente che il partner in realtà non l’ama, e lei non ha fiducia nella propria capacità d’essere amata. Altre volte la domanda si basa sul sentirsi soli. Nella gran parte dei casi, chi pone il problema dice di sentirsi indegno dell’amore di un altro.
Viviamo in una società fondata sul sottolineare nostri difetti. Le pubblicità dei cosmetici, le mani curatissime delle celebrità, i vestiti da migliaia di dollari che indossano, tutto evidenzia quanto non facciamo pane della stessa razza. La società ci sussurra all’orecchio: “Sono tutte persone di successo tranne te, credimi!”. Naturalmente, non è così. Tutti hanno problemi, comprese le celebrità più fantastiche. Credo che l’ultima stella del cinema, al suo secondo divorzio, si preoccupi di essere di per sé non amabile.
Dal punto di vista della bontà fondamentale siamo già perfetti, siamo già meravigliosi, così come siamo. Siamo amabili al massimo grado. Se imparate ad aver fiducia in questa idea, scoprirete l’autostima. È molto importante avere fiducia nella bontà fondamentale. Pema Chodron ha detto: “Non sottolineerò mai abbastanza l’importanza di accettarci esattamente come siamo, non come vorremmo essere o come pensiamo di dover essere”.
e vivere meglio la vita quotidiana
Vi suggerisco una semplice pratica di contemplazione per quando siete tormentati dai dubbi sul vostro valore innato. Se vi smarrite in idee d’inettitudine, pensando che non siete abbastanza capaci per amare veramente, per occupare il posto in ufficio o per gestire una crisi in famiglia, fermatevi. Lasciate andare tutte le narrazioni interiori intorno a questo dubbio e sentitelo per quel che è: un altro stato emotivo transitorio. Che siate in meditazione, sulla metropolitana o in riunione, dovreste semplicemente sintonizzarvi con l’ambiente. Notate le forme, i suoni e gli odori che vi circondano.
Poi portate tutta l’attenzione sulla frase: “Nel profondo, sono fondamentalmente buono”. Vedete quali risposte nascono quando cercate di trattenere la mente su queste parole. Non giudicate le reazioni, lasciatele solamente apparire e scomparire. Dopo un paio di minuti di contemplazione, rivolgete la mente all’espressione: “Sono degno di questo momento”. Notate le reazioni che nascono, ma riportate sempre la mente a quelle parole. Dopo qualche altro minuto, rivolgete la mente all’ultima frase: “Ho tutto quello di cui ho bisogno”. Dopo aver passato diciamo cinque minuti sulle tre frasi, alzate lo sguardo all’orizzonte e lasciate andare tutti i pensieri. Non contemplate il respiro, non meditateci sopra. Siate semplicemente con ciò che accade in quel momento.
In ogni istante c’è una scelta. Possiamo arrenderci alle esortazioni della società che vogliono avvilirci perché non saremo mai capaci di raggiungere il successo in amore, nel lavoro o in famiglia. O possiamo prestare orecchio alla nostra bontà fondamentale, permettere alla voce dell’intuizione di guidarci verso il risveglio al nostro pieno potenziale, ascoltare la voce che ci invita a comprendere che possiamo accettarci esattamente così come siamo, che siamo già completi.
Quando diamo retta ai bisbigli della società, dubbiosa della nostra bontà, finiamo per sentirci soli e per nulla amabili. Se la vostra relazione finisce o siete single da molto tempo, magari iniziate a dubitare di poter trovare ancora qualcuno che vi ami per voi stessi. Soprattutto quando cominciate ad avere una certa età e tutti gli amici hanno trovato un partner o si sono sposati, penserete di aver perso il treno e che rimarrete soli, circondati di gatti, fino alla morte (e nessuno vi troverà per settimane perché i gatti, affamati, vi avranno divorato).
Questa è una forma estrema di dubbio e si basa sull’idea di non andare bene: non siete all’altezza di essere amati o di meritare l’ammirazione altrui, e vivrete un’esistenza infelice perché nessuno si curerà mai di voi. Questo parte dal presupposto che la vera felicità risieda nelle circostanze esteriori, in questo caso un partner sempre disponibile, solidale che non morirà prima di voi.
Quando siete prigionieri in questa trappola del dubbio, potete ricordare due cose:
1. Tutto è impermanente
Il dentista di mio padre scherzava dicendo che l’inferno non esiste perché in tre giorni ci si abitua a tutto. Mi piace l’idea, soprattutto perché viene da un dentista, che per professione ogni tanto causa un po’ di dolore qua e là. Il principio alla base dell’impermanenza è che non soltanto le cose belle cambiano, si trasformano e scompaiono, non solo i partner, i familiari o gli amici si trasferiscono, muoiono, o si separano da noi. Anche le cose brutte seguono la stessa sorte: la sofferenza dell’abbandono, il dolore per la morte di qualcuno e il sentimento di inadeguatezza che vi attraversa la vita, come una di quelle erbacce rotolanti in un vecchio film western. Anche se cercate di consolidare il dolore e di attaccarvici, esso si evolverà nel tempo e lo supererete.
Così anche la solitudine e l’idea di essere indegni di amore alla fine cambieranno. Passerete il tempo con buoni amici di cui godrete la compagnia, o troverete un partner che apprezzerà voi e le vostre eccentricità, oppure vi abituerete a stare soli e troverete appagamento, nell’ambito di questa esperienza fondamentale. Tutto è impermanente, perciò c’è veramente poco di cui preoccuparsi in questa vita.
2. La bontà fondamentale non scompare mai
L’unica cosa che non viene meno o scompare è il nostro risveglio innato. Nei testi tradizionali è definito ‘primordiale’, poiché non ha inizio né fine. La capacità di risvegliarsi è sempre a nostra disposizione, come un posso d’acqua inestinguibile. Per quanta acqua di risveglio possiamo bere, ce n’è sempre di più da assaporare.
Se riuscite a superare il dubbio, potete entrare in contatto con la prospettiva della bontà fondamentale, potete bagnarvi nell’acqua fresca e ristoratrice di questo pozzo di risveglio senza fondo. Anche se la società vi sussurra all’orecchio che siete indegni d’amore o che finirete per vivere con un centinaio di gatti, potete bere un sorso della vostra bontà e riconoscere che quelle voci sono effimere e che anche loro passeranno.
Da: Lodro Rinzler, “Cammina come un Buddha. Consigli per le complicazioni della vita“, Astrolabio Ubaldini, 2013.
Per approfondire:
Lodro Rinzler
Lodro Rinzler, nato nel 1982, pratica il buddhismo shambhala sin da bambino, e lo insegna da quando frequentava l’università. Allievo di Sakyong Mipham Rinpoche, è stato direttore del centro Shambhala di Boston e ha tenuto diversi seminari nei campus universitari degli Stati Uniti. Ha fondato l’Institute for Compassionate Leadership e il MNDFL, un centro di meditazione nel cuore di New York.
[La foto è di Giulio Volo, Italia]
You need to login or register to bookmark/favorite this content.