La morte non è niente

La morte non è niente

“La morte non è niente” è un celebre brano, che viene letto in particolare in occasione di funerali e della scomparsa di persone care. Nonostante il testo sia ritenuto di Sant’Agostino, in realtà l’autore di “La morte non è niente” è il teologo e scrittore britannico Henry Scott Holland.

La morte non è niente

La morte non è niente. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme
è immutata, intatta.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
Non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Sorridi, pensa a me e prega per me.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.
Pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
È la stessa di prima,
C’è una continuità che non si spezza.
Cos’è questa morte se non un trascurabile incidente ?
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene; nulla è perduto
Un breve istante e tutto sarà come prima.
E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo!

Death is nothing at all

Death is nothing at all. It does not count. I have only slipped away into the next room. Nothing has happened. Everything remains exactly as it was. I am I, and you are you, and the old life that we lived so fondly together is untouched, unchanged. Whatever we were to each other, that we are still. Call me by the old familiar name. Speak of me in the easy way which you always used. Put no difference into your tone. Wear no forced air of solemnity or sorrow. Laugh as we always laughed at the little jokes that we enjoyed together. Play, smile, think of me, pray for me. Let my name be ever the household word that it always was. Let it be spoken without an effort, without the ghost of a shadow upon it. Life means all that it ever meant. It is the same as it ever was. There is absolute and unbroken continuity. What is this death but a negligible accident? Why should I be out of mind because I am out of sight? I am but waiting for you, for an interval, somewhere very near, just round the corner. All is well. Nothing is hurt; nothing is lost. One brief moment and all will be as it was before. How we shall laugh at the trouble of parting when we meet again!

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[Nota: il brano originale era in forma di prosa, ma con il tempo è stato divulgato come se si trattasse di una poesia]

Genesi di “La morte non è niente”

A seguito della morte del re Edoardo VII, Holland tenne un sermone presso la Cattedrale di St Paul nel maggio 1910, intitolato “Death the King of Terrors ” (La morte è il re dei terrori). In tale discorso, l’autore di “La morte non è niente” esplorò le risposte naturali, seppur apparentemente contraddittorie, che abbiamo di fronte alla morte: da un lato, la paura dell’inspiegabile; dall’altro, la fede nella continuità.

Il brano “La morte non è niente” tratta proprio di fede nella continuità ed è probabilmente tratto dal sermone suddetto. Sant’Agostino (354 – 430 d.C.) c’entra comunque qualcosa. Nella sua lettera 263 a Sàpida (una ragazza a cui era morto il fratello), sant’Agostino scrive che suo fratello e il loro stesso amore ancora ci sono. Come l’oro che è ancora tuo, anche se lo custodisci in qualche armadio.

Portata universale del testo di “La morte non è niente”

È interessante notare come il concetto di continuità tra vita e morte, così come formulato in “La morte non è niente”, pur essendo coerente con il credo cristiano, sia affine alla visione buddhista di non nascita e non morte.

Antoine-Laurent de Lavoisier per il testo di 'La morte non è niente'

Antoine-Laurent de Lavoisier (1743 – 1794) è stato un importante scienziato francese, che ha scoperto il principio «Rien ne se perd, rien ne se crée» “Nulla si perde, nulla si crea”. È molto affine a quanto espresso in “La morte non è niente”.

Il ragionamento esposto in “La morte non è niente” presuppone una fede di tipo cristiano nella vita eterna. Ma se consideriamo che la persona amata, e ora scomparsa, ha passato tanto tempo con noi, la sua vicinanza ha prodotto dei cambiamenti in noi. Le esperienze vissute insieme, i dialoghi intercorsi, i suoi stessi modi di fare, non possono non averci influenzato. Se quella persona non fosse mai esistita, chi l’ha conosciuta e frequentata sarebbe un po’ diverso. È difficile negarlo.

Ciò vale soprattutto per i famigliari o per i partner, ma anche per i casi di perdita di persone importanti, che hanno esercitato un influsso più a livello collettivo. È il caso, ad esempio, del re Edoardo VII (1841-1910), la cui morte ha ispirato il testo di “La morte non è niente”.

Pertanto la lettura di “La morte non è niente” può essere di conforto per tutti, indipendentemente da qualsiasi credenza o fede religiosa. Quando una persona muore, non possiamo più interagire con lei “in diretta”, e questo è triste. Ma possiamo sentirla ancora pienamente viva in tutto ciò che costituisce la sua continuazione: ciò che ha fatto, le parole che ha detto, gli stessi pensieri che ha formulato nell’intimità della sua mente, ma che hanno di certo avuto un’influenza si di noi e sul mondo al quale quella persona apparteneva.

Sappiamo che nella materia nulla si crea e nulla si distrugge, poiché tutto si trasforma. Questo avviene anche per gli esseri umani. Dobbiamo dunque essere grati all’autore del testo di “La morte non è niente”, che non a caso ha resistito al passare del tempo. Chiunque sia.

Il brano di Sant’Agostino che ha ispirato “La morte non è niente”

La morte non è niente da Sant'agostino

Sant’Agostino (354 – 430 d.C.), qui ritratto da Sandro Botticelli (1445 – 1510), è ritenuto ispiratore del testo “La morte non è niente” (fonte: Wikipedia).

« Non deve farci adirare il dolore che provano i mortali per la perdita dei loro cari, è vero, ma il cordoglio dei Cristiani non dev’essere di lunga durata. Se dunque hai provato dolore, ormai deve bastare e non devi rattristarti alla maniera dei pagani che non hanno speranza. Così dicendo, l’Apostolo non ha inteso proibirci di rattristarci ma solo di rattristarci alla maniera dei pagani che non hanno speranza. Anche le pie e fedeli sorelle Marta e Maria piansero il proprio fratello Lazzaro, che pure un giorno sarebbe resuscitato, sebbene non sapessero che allora sarebbe tornato a questa vita; il medesimo Lazzaro lo pianse perfino Gesù che pure era sul punto di risuscitarlo, volendo così evidentemente farci intendere che, se non ce lo comanda con un precetto, ci permette col suo esempio di piangere anche noi i morti, che pure crediamo destinati a risorgere per la vera vita. E non per nulla la S. Scrittura dice nell’Ecclesiastico: Versa lacrime su chi muore e prorompi in lamenti, come se fossi stato colpito da una crudele sciagura; ma poco dopo soggiunge: Poi però consolati della tua tristezza, la tristezza infatti può causare la morte, e la tristezza del cuore abbatte le forze. »

Da: Lettera 263 di Sant’Agostino a Sàpida, brano che si ritiene abbia ispirato il testo “La morte non è niente”.

La pubblicazione di questo brano è in memoria di Sandro Rodelli (1949-2022).

[La foto La morte non è niente è di RODNAE Productions, Stati Uniti]

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