
Camminare dà un senso di libertà. È contrario a tutto quel che spinge «più veloce, più in alto, più forte». Quando cammino tutto si muove più lentamente, il mondo sembra ammorbidirsi, e per un breve momento non inseguo i miei impegni quotidiani: i lavori di casa, le riunioni, la lettura di manoscritti in ufficio. Camminare è una zona franca. Per trenta minuti, o qualche ora, le opinioni, le aspettative e gli umori di famiglia, colleghi e conoscenti paiono irrilevanti. Riesco a sentirmi il centro della mia vita e, poco dopo, a dimenticare completamente me stesso.
C’è un consenso diffuso sul fatto che andare da un posto a un altro in due ore invece che in quattro o in otto sia un risparmio di tempo. Si, certo, da un punto di vista matematico sembra corretto, ma l’esperienza mi dice il contrario: quando aumento il ritmo, il tempo scorre più veloce. La mia velocità e il tempo accelerano parallelamente. E come se un’ora durasse meno di sessanta minuti. Quando mi sbrigo, non riesco a cogliere quasi niente.
Se vai verso una montagna in macchina e lasci che i laghetti, le colline, le pietre, il muschio e gli alberi ti sfreccino accanto, la vita si fa più corta.
Non puoi sentire il vento, gli odori, il tempo atmosferico o i cambiamenti di luce. I piedi non ti fanno male. Tutto si amalgama.
Quando aumenti il ritmo, non è solo il tempo a ridursi, ma anche la percezione dello spazio. A un tratto sei alle pendici della montagna. Viene meno l’esperienza della distanza. Una volta arrivato, la sensazione può essere quella di aver colto molte cose. Ma io ne dubito.
Se quello stesso tratto lo percorri a piedi e ci metti un giorno invece di mezz’ora, allora respiri con più calma, ascolti, senti il terreno sotto i piedi e la giornata diventa tutt’altra cosa. La montagna cresce gradualmente e l’ambiente circostante sembra diventare più grande.
Fare conoscenza con le cose che ti circondano richiede tempo. E come costruire un’amicizia. La montagna giù in fondo, che si trasforma via via che ti avvicini, diventa una buona compagna ancor prima che tu l’abbia raggiunta. Gli occhi, le orecchie, il naso, le spalle, la pancia e le gambe le parlano e la montagna risponde. Il tempo si dilata, indipendentemente dai minuti e dalle ore.
Ecco un segreto che condividono tutti i camminatori: la vita dura di più quando cammini. Camminare dilata ogni attimo.
Da: Erling Kagge, “Camminare. Un gesto sovversivo“, Einaudi 2018.
Per approfondire:
Il silenzio. Uno spazio dell’anima

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