Krishnamurti fa luce sulla natura del desiderio, spiegando come, non appena si crea una percezione nella nostra mente rispetto a qualcosa di piacevole, immediatamente sorge il desiderio di possederla.
Noi viviamo di percezioni, non è così? Il cibo migliore, una casa migliore, una moglie migliore. La percezione è una parte della vita, così come il sesso: è una sensazione, un piacere. Abbiamo molti piaceri, il piacere del possesso e così via. La percezione è una parte straordinariamente importante della nostra esistenza. Se non percepite siete morti, giusto? I vostri nervi si danneggiano, il vostro cervello appassisce.
Viviamo di percezioni, la percezione è il tatto, il sentire, come un chiodo che entra all’improvviso nella vostra carne: questa è la percezione, la chiamate dolore. Le lacrime, le risate, l’umore: tutto fa parte della percezione. Volete più potere, più denaro, e quel “più” fa parte della percezione. Ogni secondo, ogni risposta — intellettuale, teorica, filosofica — fa parte della percezione. Viviamo di percezioni, cioè delle reazioni dei sensi: gusto buono o cattivo; amaro o dolce. La percezione è naturale, è inevitabile, fa parte della vita.
Cosa succede quando percepite qualcosa? Quando vedete qualcosa di molto bello — un’auto, una donna, un uomo o una bella casa — cosa succede? Avete visto quella bella casa, i giardini, la bellezza del paesaggio, come è costruita con stile e con un senso di dignità. Poi arriva il pensiero, crea un’immagine di quella percezione e dice: “Vorrei averla”. In quel momento nasce il desiderio. Quando alla percezione viene data una forma, allora, in quel secondo, nasce il desiderio. Quando vedo qualcosa che non ho, come una casa o un’auco, la sensazione diventa dominante. Quando il pensiero gli dà un’immagine, quando il pensiero arriva e dice: “Vorrei avere questo”, in quel momento nasce il desiderio. Giusto?
Capite la sottigliezza, la profondità di questo? Quando il pensiero dà alla percezione una forma, una struttura, un’immagine, in quell’istante nasce il desiderio.
Ora la domanda è: la percezione può non essere catturata dal pensiero, che poi è un’altra percezione? Capite? Dopo la percezione, prendetevi del tempo prima che il pensiero le dia una forma, lasciate uno spazio tra la percezione e il pensiero che le dà una forma. Fatelo e imparerete molto da questo. Dico quindi che quando tra la percezione e il pensiero c’è del tempo – un intervallo, lungo o breve che sia – si comprende la natura del desiderio. In questo non c’è repressione né trascendenza.
Signori, se guidate un’auto non conoscendone il meccanismo, siete sempre un po’ nervosi pensando che qualcosa potrebbe andare storto. Ma se avete smontato e rimontato accuratamente quella macchina e ne avete conosciuto tutte le sue parti, allora ne siete padroni, non avete paura perché potete rimetterla insieme. Quindi se capite la natura del desiderio, il modo in cui il desiderio inizia, allora non ne avete più paura e sapete cosa farne.
Da: Jiddu Krishnamurti, “Il futuro è adesso. Gli ultimi discorsi“, Edizioni Il Punto di Incontro, 2019.
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