La meditazione secondo Krishnamurti – Piccolo vademecum

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Cos’è la meditazione per Krishnamurti? Abbiamo selezionato una serie di suoi brani che nell’insieme ci permettono di capire come vedeva la meditazione Krishnamurti, qual è il ruolo che le assegnava e i consigli pratici che il grande maestro indiano ha lasciato a beneficio di chi ancora oggi intende seguire la strada da lui indicata. Sono poche parole in tutto, ma di grande intensità, a partire dalle quali si potrebbe lavorare per una vita intera come base per la pratica.

Cos’è la meditazione per Krishnamurti

Una mente meditativa è silenziosa. Non quel silenzio che può essere concepito dal pensiero; non il silenzio di una placida sera; ma quel silenzio che sorge quando il pensiero, con tutte le sue immagini, tutte le sue parole e tutte le sue percezioni, è interamente cessato. Questa mente meditativa è la mente religiosa: la religione in cui non vi sono chiese, templi, canti.

La mente religiosa è l’esplosione dell’amore: l’amore che non conosce separazione. Per questo amore il lontano è vicino. Non è l’uno né i molti, bensì quello stato di amore in cui cessano tutte le divisioni. Come la bellezza, non è a misura delle parole. Solo a partire da questo silenzio agisce la mente meditativa.

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Osservare la mente

Meditazione è scoprire se il cervello, con tutte le sue attività, le sue esperienze, può essere assolutamente acquietato. Non costretto, perché quando c’è costrizione, c’è dualità. L’entità che dice: «Vorrei avere esperienze meravigliose, perciò devo costringere il mio cervello a essere quieto», non ci riuscirà mai. Ma se cominciate a indagare, a osservare, ad ascoltare tutti i movimenti del pensiero, i suoi condizionamenti, i suoi slanci, le sue paure, i suoi piaceri, a guardare come funziona, allora vedrete che il cervello diventerà estremamente quieto; una quiete che non è sonno ma è straordinariamente attiva e quindi è quiete. Una grossa dinamo che funzioni perfettamente, quasi non fa rumore; soltanto quando c’è attrito c’è rumore.

Meditare in modo non intenzionale

Se hai intenzione di meditare, non sarà meditazione. Se hai intenzione di essere buono, la bontà non fiorirà mai. Se coltivi l’umiltà, essa cessa di essere. La meditazione è come la brezza che entra quando lasci la finestra aperta; ma se di proposito la tieni aperta, di proposito la inviti a venire, non apparirà mai.

Mettere da parte ogni autorità

Dovete scoprirlo da soli, senza l’aiuto di nessuno. Abbiamo avuto l’autorità degli insegnanti, dei redentori e dei maestri. Se volete davvero scoprire cosa sia la meditazione, dovete mettere assolutamente, totalmente da parte ogni autorità.

Attenzione totale

Non so se avete mai notato che quando prestate un’attenzione totale c’è un completo silenzio. E in quell’attenzione non ci sono confini, non c’è un centro, un “io” consapevole o attento. Quell’attenzione, quel silenzio, sono uno stato di meditazione.

La meditazione è la fine della separazione

Quasi mai facciamo caso al latrato di un cane o al pianto di un bambino o alla risata dell’uomo che ci passa accanto. Ci separiamo da tutto e da questo isolamento guardiamo e ascoltiamo le cose. Questa separazione è distruttiva, perché contiene ogni conflitto e ogni confusione. Se tu ascoltassi il suono di quelle campane con assoluto silenzio, quel suono ti porterebbe al di là della valle e oltre la collina. La sua bellezza si sente solo quando tu e il suono non siete separati, quando tu ne sei parte. La meditazione è la fine della separazione, una fine che non si ottiene con un’azione della volontà o del desiderio.

La meditazione non è qualcosa di separato dalla vita; è l’essenza stessa della vita, l’essenza stessa del vivere quotidiano. Ascoltare quelle campane, udire la risata di quel contadino che passeggia con la moglie, ascoltare il trillo del campanello sulla bicicletta di quella ragazzina: ecco la totalità della vita, e non soltanto un frammento, che la meditazione schiude.

Percezione senza oggetto

La percezione priva della parola, cioè priva del pensiero, è uno dei fenomeni più misteriosi. Una tale percezione è molto più acuta, e interessa non solo il cervello, ma tutti gli altri sensi. Non è la percezione frammentaria dell’intelletto né riguarda le emozioni; possiamo definirla una percezione totale, ed è parte della meditazione. La percezione senza un soggetto che percepisce in meditazione vuol dire comunicare con l’altezza e la profondità dell’immenso. È una percezione totalmente diversa dal vedere un oggetto senza un osservatore, perché nella percezione della meditazione non c’è un oggetto e quindi non c’è esperienza. Eppure la meditazione può aver luogo quando abbiamo gli occhi aperti e siamo circondati da oggetti di ogni tipo. Ma questi oggetti non hanno la minima importanza. Li vediamo, ma non c’è nessun processo di riconoscimento, e ciò significa che non c’è nessuna esperienza.

Cosa significa tale meditazione? Non significa nulla, non serve a nulla. Ma in quella meditazione c’è un movimento di grande estasi, un’estasi che non va confusa con il piacere. È l’estasi che conferisce innocenza all’occhio, al cervello e al cuore. Se non vediamo la vita come qualcosa di totalmente nuovo, è una routine, una noia, una cosa insignificante. Per questo la meditazione è della massima importanza. Apre la porta all’inestimabile, all’immenso.

Meditazione come totale attenzione

Se assumi deliberatamente un atteggiamento, una posizione per meditare, allora la meditazione diventa un giocattolo, un trastullo della mente. Se decidi di districarti dalla confusione e dall’infelicità della vita, allora diventa un’esperienza dell’immaginazione, e questa non è meditazione. La mente conscia o la mente inconscia non devono avervi parte; non devono neppure essere consapevoli dell’estensione e della bellezza della meditazione, se no, tanto varrebbe leggersi un romanzo.

Nella totale attenzione della meditazione non c’è conoscenza, non c’è riconoscimento, non c’è il ricordo di qualcosa che sia già avvenuto. Tempo e pensiero sono totalmente cessati, poiché sono il centro che limita la visione.

Cominciare dalla mente e non dal corpo

Meditazione non è il puro controllo del corpo e del pensiero, né un sistema di inspirazione ed espirazione. Il corpo deve essere immobile, in salute e senza alcuna tensione; la percezione deve essere resa più acuta e intensa; e la mente che chiacchiera, che disturba e che brancola deve acquietarsi. Non bisogna cominciare dal corpo, piuttosto bisogna fare attenzione alla mente, con le sue opinioni, i suoi pregiudizi e il suo egocentrismo. Quando la mente è sana, vitale e vigorosa, la percezione sarà più intensa ed estremamente sensibile. Allora il corpo, con la sua intelligenza naturale, non macchiata dall’abitudine e dall’inclinazione, funzionerà come deve.

Così, bisogna cominciare dalla mente e non dal corpo, e per mente intendo il pensiero e le sue molte espressioni. La mera concentrazione rende il pensiero ristretto, limitato e calcolatore, ma la concentrazione viene come una cosa naturale quando c’è la consapevolezza delle vie del pensiero. Questa consapevolezza non deriva dal pensatore che sceglie e scarta, che si aggrappa e rifiuta. Questa consapevolezza è priva di scelta ed è allo stesso tempo l’esterno e l’interno; è un flusso tra i due, così che la divisione tra esterno e interno ha fine.

Lasciate che la meditazione sia semplice

La meditazione è davvero semplicissima. Siamo noi a renderla complicata, intessendole intorno una ragnatela di idee su cos’è e cosa non è. Ma la meditazione non è nulla di tutto ciò. Ci sfugge proprio perché è così semplice, perché la nostra mente è così complicata, così consumata, e dipendente dal tempo. E questa mente detta le azioni del cuore, e così cominciano i problemi. Ma la meditazione viene naturalmente, con una straordinaria facilità, quando cammini sulla sabbia o guardi dalla finestra o vedi quelle meravigliose colline bruciate dal sole della scorsa estate. Perché noi esseri umani siamo così torturati, perché abbiamo le lacrime agli occhi e una falsa risata sulle labbra? Se tu potessi camminare da solo tra queste colline o nei boschi, o lungo quelle candide spiagge, in quella solitudine, sapresti cos’è la meditazione.

Da: Jiddu Krishnamurti, “Il libro della vita. Meditazioni quotidiane“, Il Punto d’Incontro, 2016.

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[La La foto è di nappy, Stati Uniti]

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