Bodhidharma portò il buddhismo zen dall’India alla Cina. Era noto per essere feroce e intransigente. Si narra che, siccome durante la meditazione continuava ad appisolarsi, si tagliò le palpebre. Quando le gettò per terra, queste si trasformarono in una pianta del tè, quindi lui si rese conto che per stare sveglio bastava semplicemente che bevesse tè! Era intransigente nel senso che voleva sapere cosa era vero e non si fidava mai di nessuno. La sua grande scoperta fu che guardando direttamente nel nostro cuore troviamo il Buddha risvegliato, l’esperienza completamente limpida di come sono realmente le cose.
In ogni tipo di situazione riusciamo a scoprire cosa sia vero semplicemente studiando noi stessi in ogni angolino e in ogni fessura, in ogni buco nero e in ogni luogo luminoso, che sia torbido, raccapricciante, spaventoso, splendido, spettrale, terrificante, gioioso, entusiasmante, pacifico, oppure arrabbiato. Possiamo semplicemente guardare all’intera faccenda. Ci sono un sacco di stimoli per farlo, e la meditazione ci fornisce il metodo. Quando mi imbattei per la prima volta nel Buddhismo, fui estremamente sollevata dal fatto che non ci fossero solo insegnamenti ma anche una tecnica da poter usare per esplorare e testare questi insegnamenti. Fin dal primo giorno mi dissero che, esattamente come Bodhidharma, dovevo trovare da sola ciò che era vero.
Tuttavia, quando ci sediamo a meditare e guardiamo onestamente la nostra mente, il tutto tende a trasformarsi in un progetto morboso e deprimente. Possiamo perdere del tutto il senso dell’umorismo e sederci con la forte determinazione di giungere al fondo di questo casino. Dopo un po’, quando la gente fa pratica in questo modo, inizia a provare così tanto senso di colpa e disagio che si arrende, arrivando perfino a dire a qualcuno di fidato: “Ma dov’è la gioia in tutto questo?”.
Quindi, oltre al vederci chiaro, c’è un altro elemento importante, la gentilezza. Sembra che senza chiarezza e onestà non si progredisca. Rimaniamo bloccati nello stesso circolo vizioso. Ma l’onestà senza la gentilezza ci fa sentire feroci e meschini, e iniziamo quasi subito a prendere l’aspetto di chi ha succhiato una fetta di limone. Rimaniamo talmente intrappolati nell’introspezione da perdere tutta la soddisfazione o gratitudine che avremmo potuto provare. Ci assale la sensazione opprimente di essere irritati da noi stessi, dalla vita e dalle idiosincrasie altrui. Ecco perché si insiste così tanto sulla gentilezza.
Talvolta la gentilezza si manifesta come cuore, il risveglio del cuore. Spesso la si chiama dolcezza. Talvolta la si chiama amicizia illimitata. Ma la gentilezza fondamentale è un modo concreto e quotidiano per descrivere l’ingrediente importante che rimette in equilibrio tutto e ci aiuta a entrare in contatto con la gioia incondizionata. Come dice il maestro vietnamita Thich Nhat Hanh: “Soffrire non è abbastanza”.
Da: Pema Chödrön, “Se il mondo ti crolla addosso. Consigli dal cuore per i tempi difficili“, Feltrinelli, 2017.
Pema Chödrön – Frasi, libri, biografia e testi in italiano
Se il mondo ti crolla addosso. Consigli dal cuore per i tempi difficili
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