
Parlare e ascoltare, sebbene sembrino azioni diverse, in realtà sono come due anelli della stessa catena: infatti, esaminare come si parla vuol dire anche esaminare come si ascolta. Avere la capacità di fermarsi ad ascoltare è davvero fondamentale perché nelle nostre conversazioni possiamo essere talmente impegnati a far capire il nostro messaggio o far valere le nostre ragioni, che finiamo per non prestare davvero attenzione a ciò che gli altri stanno cercando di dirci. Alzi la mano chi non si è mai trovato in questa condizione e non ha sperimentato quanto può essere fastidioso essere soverchiati verbalmente da qualcuno che ci sta di fronte e cerca di imporre il proprio punto di vista. A chi non è mai capitato di conoscere qualcuno con un ego talmente spropositato che sembra assorbire perfino l’ossigeno nella stanza? O ancora, quante volte ci siamo innamorati del suono della nostra voce o del modo in cui stavamo esprimendo un’idea e il mondo intorno era come scomparso? Succede a tutti.
È un meccanismo piuttosto comune e se ci fate attenzione, è come se tutto il corpo si comprimesse, come una molla, in attesa che gli altri smettano di parlare e arrivi il momento in cui rilasciare il meccanismo che tiene legato il filo delle nostre parole perché possano di nuovo scorrere impetuose come un fiume.
Accade ancora in modo più incontrollato quando sono forti le emozioni che si muovono dentro di noi. Ecco che, ancora una volta, la nostra ancora di salvezza è addestrare la consapevolezza che è come uno specchio che riflette le cose proprio come sono senza artifici, distorsioni e aspettative. Ascoltare diventa quindi un modo per fermarsi ed essere presenti. È quello che in psicanalisi si chiama «consapevolezza sospesa», ossia essere presenti senza fare altro, senza valutazioni o idee su ciò che sta accadendo. Ma non solo. L’ascolto profondo è anche non-conoscenza, è la sospensione della nostra abitudine di guardare il mondo unicamente dal nostro punto di vista e del tentativo di imporlo agli altri. Ascolto e non-conoscenza sono un’apertura verso l’ignoto e verso la possibilità di imparare e lasciarsi stupire. Verso quel sublime tanto caro al poeta Lucrezio, che perdiamo di vista perché siamo abituati ormai ai nostri schemi e ai nostri panorami mentali.
Da: Stefano Bettera, Felice come un buddha. 8 passi per condurre una vita con cura e gentilezza, Morellini, 2017.
Per approfondire:
Stefano Bettera – Testi selezionati e libri
Felice come un buddha

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