
Le moderne comunità zen, sia Soto che Rinzai, attribuiscono la massima importanza alla meditazione o “zen seduto” (za-zen). Può sembrare tanto strano quanto irrazionale che uomini forti e intelligenti debbano semplicemente sedere, calmi, per ore e ore. La mentalità occidentale sente che cose del genere sono non soltanto innaturali, ma costituiscono anche un grande sciupio di tempo utile, per quanto proficue come esercizio di pazienza e fortezza. Sebbene l’Occidente abbia la sua tradizione contemplativa nella chiesa cattolica, la vita dello “star seduti e contemplare” ha perduto il suo interesse, poiché non si apprezza nessuna religione che non “migliori il mondo” e non è facile intendere come il mondo possa migliorare standosene immobili. Pure dovrebbe essere evidente che l’azione senza saggezza, senza una chiara consapevolezza del mondo qual è in realtà, non può migliorare nulla. Inoltre, come l’acqua torbida si chiarifica meglio lasciandola immobile, si potrebbe argomentare che le persone quietamente sedute senza far nulla stanno arrecando uno dei maggiori giovamenti a un mondo in tumulto.
Non c’è davvero nulla di innaturale nello star seduti a lungo quietamente. I gatti lo fanno; e anche i cani e altri animali ancora più nervosi. Lo fanno i cosiddetti popoli primitivi (come gli indiani americani, e i contadini di quasi ogni nazione). È un’arte molto difficile per chi ha sviluppato l’intelletto sensitivo a tal punto che non può fare a meno di prevedere il futuro, e così deve tenersi in un continuo turbine di attività per raccogliere gli indizi. Ma pare che non essere capaci di sedere e di osservare mentalmente in completo riposo equivalga a non essere capaci di avere un’esperienza completa del mondo in cui viviamo. Poiché non si conosce il mondo semplicemente pensandoci e occupandosene: si deve anzitutto sperimentarlo direttamente, e prolungare l’esperienza senza balzare alle conclusioni.
L’attinenza dello za-zen allo zen appare ovvia quando si ricordi che lo zen vede la realtà direttamente, nella sua “quiddita”. Per vedere il mondo qual è concretamente, non diviso da categorie e astrazioni, si deve certamente guardarlo con una mente che non pensi a esso, vale a dire, che non formi simboli. Perciò lo za-zen non è sedere con una mente neutra che escluda tutte le impressioni dei sensi interni ed esterni. Non è “concentrazione” nel senso corrente di limitare l’attenzione a un singolo oggetto sensibile, come a una macchia di luce o alla punta del proprio naso. È semplicemente una quieta consapevolezza, senza commenti, di qualunque cosa si verifichi qui e ora. Questa consapevolezza è accompagnata dalla più intensa sensazione di “non-differenza” fra se stessi e il mondo esterno, fra la mente e il suo contenuto: i vari suoni, le varie visioni. e le altre impressioni del mondo circostante. Naturalmente, questa sensazione non sorge dallo sforzo di provarla; viene proprio da sé, quando si è seduti e si contempla senza uno scopo nella mente, perfino senza lo scopo di liberarsi dello scopo.
Per approfondire:
Alan Watts – Frasi, libri, biografia e testi in italiano
Da: Alan Watts, La via dello zen, Feltrinelli, 2006.
La via dello zen

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