Oltre gli obiettivi: il segreto Zen di vivere il momento

vivere il momento

La meditazione ha un aspetto paradossale, secondo Jon Kabat-Zinn. A differenza delle normali attività umane, non bisogna avere alcun obiettivo o aspettativa, ma solo vivere il momento presente.

Una vignetta del New Yorker: due monaci Zen in tunica e col capo rasato, uno giovane, l’altro vecchio, siedono l’uno accanto all’altro a gambe incrociate. Il giovane fissa alquanto perplesso il vecchio che si rivolge a lui dicendo: «Non accadrà nient’altro. È tutto qui».

vignetta new yorker con monaci zenÈ vero. Solitamente, quando si intraprende qualcosa, è naturale attendersi un esito positivo dai propri sforzi. Vogliamo vedere risultati, fosse anche solo una sensazione piacevole. L’unica eccezione a cui posso pensare è la meditazione: è l’unica attività umana intenzionale e sistematica, essenzialmente non finalizzata a tentare di migliorarvi o di ottenere un qualsiasi risultato, ma semplicemente a rendervi consapevoli della situazione esistente. Forse il suo valore consiste precisamente in questo. Forse tutti noi sentiamo l’esigenza di fare, durante la nostra vita, una cosa fine a se stessa.

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Non sarebbe però preciso definire la meditazione un «atto». È più corretto descriverla come «modo di essere». Quando comprendiamo che «le cose stanno così», ci liberiamo del passato e del futuro, diveniamo consapevoli di ciò che siamo in quel dato momento.

Di norma questo non viene assimilato immediatamente. Si vuol meditare per rilassarsi, per sperimentare una situazione particolare, divenire una persona migliore, ridurre lo stress o il dolore, rompere con vecchie abitudini o schemi, divenire più liberi e illuminati. Tutti motivi validi per dedicarsi alla pratica meditativa, ma tutti egualmente fonte di problemi se vi attendete soluzioni per il solo fatto che state meditando. Finireste col pretendere un’«esperienza speciale» o col cercare segni di progresso; in questi casi, se non si avverte qualcosa di particolare a breve scadenza, si inizia a nutrire dubbi sul cammino intrapreso o a chiedersi se «lo si è fatto bene».

Nella maggioranza dei campi del sapere questo atteggiamento è del tutto ammissibile; naturalmente, presto o tardi si vogliono registrare progressi prima di proseguire. Ma la meditazione ha una prospettiva del tutto diversa: ogni stato, ogni momento, costituiscono un’esperienza particolare.

Quando rinunciamo a desiderare che in un dato momento accada qualcos’altro, la nostra capacità di misurarci col presente compie un grande passo in avanti. Se speriamo di raggiungere un obiettivo qualsiasi o di svilupparci ulteriormente, non possiamo che partire da dove ci troviamo. Ma se non sappiamo neppure dove siamo – una conoscenza che deriva direttamente dall’esercizio della consapevolezza – malgrado tutti i nostri sforzi e le nostre aspettative non possiamo fare altro che procedere in un circolo vizioso. Così, nella pratica meditativa, il miglior modo per raggiungere una meta qualsiasi è rinunciare al tentativo.

Da: Jon Kabat Zinn, “Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione“, TEA, 2001.

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[La foto su vivere il momento è di Khoa Võ, Vietnam]

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