Alan Watts – Il mondo è gioco

Alan Watts - Il mondo è gioco

Il filosofo Alan Watts ci invita a considerare il mondo con uno sguardo inedito: se osserviamo bene, ci accorgiamo che tutto è basato su una qualche forma di ritmo, senza alcuna finalità, senza un senso preciso.

Siamo abituati a usare il termine di gioco in contrapposizione a quello di lavoro, perciò consideriamo il gioco come qualcosa di irrilevante e il lavoro come qualcosa di serio. Questo concetto si ritrova nella frase «Stai solo giocando con me». Ma il termine «gioco» è utilizzato anche in senso non futile: «Hai sentito Heifetz suonare il violino?» [in inglese il termine play significa sia giocare sia suonare uno strumento]. In questo caso si riferisce a un’alta forma d’arte, ma sempre di gioco si tratta.

Quando faccio filosofia (come adesso) la percepisco come un divertimento, ma spero che somigli all’ascolto di qualcuno che sta suonando una musica meravigliosa. Non sto parlando seriamente, però sono sincero.

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La differenza fra serietà e sincerità è che nel caso della serietà ci si esprime come se ci fosse il pericolo di qualche evento negativo: le cose potrebbero andare malissimo, perciò io adotto un’espressione seria, come un soldato in parata o qualcuno in tribunale o in chiesa. Tutto è questione di vita o di morte. Il che solleva la domanda fondamentale: «Dio è serio?». Ovviamente, la risposta è: «No».

Quindi il sé supremo è del tutto inutile. Non ha importanza, perché trascende tutti i valori relativi a ciò che è meglio o peggio, in alto o in basso, buono o cattivo. Intesse il mondo facendo sì che il buono e il cattivo giochino insieme, come le pedine bianche e nere di una scacchiera.

I bambini giocano lasciandosi completamente assorbire e affascinare. I matematici mancano totalmente di serietà: se ne fregano altamente che quello che fanno abbia una qualunque applicazione pratica; si concentrano su interessanti ed eleganti rompicapo e sulle meravigliose soluzioni che essi generano. I musicisti traggono intriganti sequenze musicali dai loro strumenti.

Cosa piace fare alle persone quando non hanno nulla da fare? Per quanto ne so, la gente si ritrova per fare qualcosa di ritmico, come ballare, cantare e giocare. Perfino giocare a dadi, che evoca un ritmo gradevole quando si scuote il bussolotto e si lanciano i dadi sul tavolo. O dare le carte a poker. O fare la maglia. O respirare. Vi sono talmente tanti modi in cui ci piace sperimentare il ritmo. La nostra stessa esistenza è ritmo: svegliarsi, dormire, mangiare, muoversi. E che senso ha tutto questo? Significa davvero qualcosa? Fondamentalmente, il mondo è gioco.

Da: Alan Watts, “Lo zen e l’arte di imbrogliare la mente“, Macro Edizioni, 2019.

Lo zen e l’arte di imbrogliare la mente

Alan Watts, Lo zen e l'arte di imbrogliare la mente
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N. pagine: 224
Alan Watts ci invita a sottrarci alla trappola della consapevolezza ordinaria, smettendo di prendere la vita così seriamente per cominciare a godercela in completa sincerità, rinunciando al "mito di noi stessi", che ci illude di essere degli ego racchiusi in un involucro di pelle e separati dalla realtà circostante. Questo concentrato degli interventi più interessanti di Watts spiega in modo affascinante e ironico i principi della filosofia buddhista e la sua applicazione nella vita quotidiana.
Paolo Subioli

Pur essendo un volume postumo, basato sulla rielaborazione di trascrizioni di discorsi di Alan Watts, questo libro è bellissimo. C’è tutta l’erudizione, l’acume e l’ironia del filosofo inglese.

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[La foto è di Archie Binamira, Filippine]

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