Daniel Goleman – Il buonumore ci rende più intelligenti

buonumore

Il buonumore, dice Daniel Goleman, sembra aiutare l’individuo a pensare in modo più aperto e più libero, consentendogli di cogliere nessi che altrimenti gli sarebbero sfuggiti. Lo stesso vale per una bella risata.

Il buonumore, finché dura, aumenta la capacità di pensare in modo flessibile, consentendo di raggiungere livelli di complessità maggiori e semplificando la risoluzione di problemi, indipendentemente dal fatto che si tratti di questioni intellettuali o interpersonali. Ciò implica che per aiutare qualcuno a riflettere su un problema potremmo raccontargli una barzelletta. Una bella risata, come l’esaltazione, sembra aiutare l’individuo a pensare in modo più aperto e più libero, consentendogli di cogliere nessi che altrimenti gli sarebbero sfuggiti – una capacità mentale, questa, importante non solo nella creatività, ma anche nel riconoscimento di relazioni complesse e nella previsione delle conseguenze di una particolare decisione.

I benefici prodotti sull’intelletto da una buona risata sono più evidenti quando si deve risolvere un problema che richiede una soluzione creativa. In uno studio, si scoprì che i soggetti riuscivano a risolvere meglio un rompicapo, da tempo usato dagli psicologi per saggiare le potenzialità creative, se avevano appena guardato un video di «papere» televisive. Nel test, ogni soggetto ha in dotazione una candela, dei fiammiferi e una scatola di puntine da disegno e deve attaccare la candela a una parete in modo da poterla poi accendere senza versare cera sul pavimento. Di fronte a questo problema, la maggior parte delle persone cade in quella che viene definita «fissità funzionale», ossia pensa di usare gli oggetti nel modo più convenzionale. Ma chi aveva appena visto il filmato divertente, aveva maggiori probabilità di escogitare un uso alternativo della scatola di puntine, e perciò proponeva una soluzione creativa, quella cioè di fissare la scatola alla parete utilizzando le puntine, e poi usarla come portacandela.

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Anche i leggeri cambiamenti di umore possono far vacillare il pensiero. Quando fanno progetti o prendono decisioni, gli individui di buon umore tendono a percepire positivamente la situazione, il che li porta a essere più espansivi e ottimisti. Questo avviene in parte perché la memoria è una funzione specifica per ogni stato, e quindi quando siamo di buon umore ricordiamo un maggior numero di eventi positivi; se pensiamo ai pro e ai contro di una certa azione mentre ci sentiamo bene, la memoria orienta il nostro giudizio in una direzione positiva, ad esempio aumentando le possibilità che scegliamo una condotta leggermente avventurosa o rischiosa.

Per lo stesso motivo, il cattivo umore orienta la memoria in una direzione negativa, aumentando le probabilità che la scelta dell’individuo cada su un’opzione eccessivamente prudente dettata dalla paura. Quando sono completamente sbrigliate, le emozioni intralciano l’intelletto. Ma è comunque possibile riportarle sotto il nostro controllo; questa competenza è una capacità fondamentale, che facilita l’espressione di tutti gli altri tipi di intelligenza.

Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici

Daniel Goleman, Intelligenza emotiva
In questo libro rivoluzionario che ha trasformato il nostro modo di guardare all’intelligenza, Goleman mette a fuoco l’importanza delle componenti emotive anche nelle funzioni razionali del pensiero e spiega perché il successo o il fallimento nei settori decisivi dell’esistenza sono determinati da una complessa miscela in cui hanno un ruolo predominante fattori come l’autocontrollo, la perseveranza e l’empatia. La scrittura di Goleman è accattivante e scorrevole.

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[La foto è di Stefan Stefancik, Slovacchia]

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