Shunryu Suzuki – Cos’è lo Zen? È vedere la vita come lo schermo bianco di un cinema

Cos'è lo Zen

Cos’è lo Zen? A questa domanda, Shunryu Suzuki-Roshi risponde con il paragone dello schermo di un cinema. La pratica Zen permette di non identificarsi con il film, ma vedere che viene proiettato su uno schermo bianco.

Penso che la maggior parte di voi sia piuttosto curiosa di sapere che cos’è lo Zen. In realtà Zen è il nostro modo di vivere; e praticare zazen è come puntare la sveglia: finché non metti la suoneria, la sveglia non serve al suo scopo. Dobbiamo avere un punto di partenza ogni giorno. Il sole sorge e cala in un dato momento, e ripete sempre la stessa cosa; e così facciamo anche noi, anche se forse non ci sembra. Finché la nostra vita non è organizzata non ci rendiamo conto, forse, dell’importanza di sapere da dove far partire la vita.

In quanto studenti zen, la nostra vita comincia dalla pratica di zazen. Ritorniamo a zero e partiamo da zero; anche se facciamo varie attività, la cosa più importante è rendersi conto che queste attività sorgono dallo zero. Nel momento in cui decidi di sederti in meditazione hai già puntato la sveglia. Quando hai abbastanza fiducia da prendere la decisione di cominciare a praticare zazen, quello è lo zero.

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Se, per esempio, mentre mediti senti cantare un uccello, nella tua pratica si presenta qualcosa. Nello stesso modo, nella nostra vita di tutti i giorni si presentano molte cose; se sai da dove saltano fuori, non ti disturbano; è perché non sai come accadano che vai in confusione. Se sai come sorgono le cose, nell’istante in cui succede qualcosa sei pronto: “Oh, c’è qualcosa che sta venendo fuori”. È come guardare l’alba: “Oh, guarda, sta sorgendo il sole!”.

Per esempio, capita a volte che tu sia arrabbiato, ma in realtà la rabbia non viene fuori all’improvviso, può arrivare molto lentamente. Quando senti la rabbia montare di colpo, quella è vera rabbia; ma quando sai che sta arrivando — “nella mia mente sorge la rabbia” — la tua non è rabbia. La gente dice che sei arrabbiato, ma in realtà non lo sei. Se sai che stai per metterti a piangere, “Ah, sto per mettermi a piangere”, e poi nei successivi due o tre minuti “Ma guarda, mi sono messo a piangere”, quello non è piangere. La nostra pratica è accettare le cose così come accetti le varie immagini che ti si presentano in meditazione. La cosa più importante è avere una mente grande e accettare le cose.

Praticare zazen per ottenere l’illuminazione è come usare una sveglia senza puntare l’ora: suonerà, comunque, ma non ha molto senso. Sedersi in meditazione ogni mattina a una data ora ha senso. Sapere che cosa si sta facendo in ogni momento particolare è la cosa più importante, è fare Io sforzo in relazione alla situazione in cui ci si trova.

La nostra vita quotidiana è come un film proiettato su un grande schermo. La maggior parte della gente prova interesse per l’immagine sullo schermo senza neanche rendersi conto dello schermo. Quando il film si ferma e non vedi più niente, pensi: “Devo tornare domani sera” [risate]. “Tornerò e vedrò un altro spettacolo.” Quando ti interessa solo il film che passa sullo schermo e quello finisce, aspetti un’altra proiezione la sera dopo o puoi anche scoraggiarti perché non succede più niente di interessante. Non ti rendi conto che lo schermo è sempre lì.

Praticando ti rendi conto che la tua mente è come uno schermo. Se lo schermo è pieno di colori, se è colorato al punto da essere attraente, non serve al suo scopo; la questione più importante dunque è avere uno schermo non colorato, uno schermo puro, liscio, bianco. Ma alla gente in genere non interessa affatto lo schermo bianco candido.

Penso che vada bene divertirsi guardando un film. In una certa misura vi potete godere il film perché sapete che è un film. Anche se non avete alcuna idea dello schermo, il vostro interesse si basa comunque sul fatto che capite che c’è un film e uno schermo e un proiettore, qualcosa di artificiale: in questo modo vi potete godere il film. Se non avete nessuna idea dello schermo né del proiettore forse non riuscite a vederlo come un film.

Per praticare zazen è necessario sapere che genere di schermo avete e godervi la vita così come vi godete i film al cinema. Non avete paura dello schermo; non avete nessun sentimento particolare per lo schermo, è soltanto uno schermo bianco. Dunque non avete nessuna paura della vita: vi godete anche le cose che vi fanno paura; vi godete le cose che fanno arrabbiare o fanno piangere, e vi godete anche la rabbia e il pianto.

Se non avete nessuna idea dello schermo, potreste avere paura perfino dell’illuminazione. “Che succede?” “Oh, santo cielo!” [risate]. Potete chiedere a qualcuno che ha raggiunto l’illuminazione, che esperienza è stata. Quando sentite parlare di quell’esperienza direte forse: “Ah no, non fa per me!”. Ma, sapete, è solo un film, una cosa da godere. E se volete godervi il film dovreste sapere che è la combinazione di pellicola e luce e schermo, e che la cosa più importante è lo schermo liscio e bianco.

Quello schermo bianco, in realtà, non è qualcosa che puoi raggiungere: è una cosa che hai da sempre. La ragione per cui non ti pare di averla è che la tua mente è troppo occupata; una volta ogni tanto dovresti smettere tutte le attività e rendere bianco lo schermo. Questo è zazen, questo è il fondamento su cui poggia la nostra vita quotidiana, la pratica della meditazione. Senza una base di questo genere la tua pratica non avrà nessun effetto. Tutte le istruzioni che ricevi riguardano come ottenere uno schermo bianco e pulito, anche se non è mai candido, per via dei vari attaccamenti e delle vecchie macchie.

Quando ci limitiamo a praticare zazen senza nessuna idea di niente siamo piuttosto rilassati. È difficile ottenere un rilassamento completo nella postura ordinaria, per questo si assume la postura dello zazen. Per farlo seguiamo le istruzioni accumulate grazie all’esperienza di molte persone del passato che hanno scoperto che la postura dello zazen è migliore di altre, meglio che stare in piedi o sdraiati. Se pratichi zazen seguendo le istruzioni, funzionerà; ma se non ti fidi del tuo schermo candido interiore, la tua pratica non avrà effetto.

Mente zen, mente di principiante. Conversazioni sulla meditazione e la pratica zen

Mente zen, mente di principiante. Conversazioni sulla meditazione e la pratica zen
Tratto dai discorsi che Suzuki-Roshi teneva ai propri studenti zen, questo libro è la testimonianza scritta di un grande uomo, il quale, con le sue doti umane di semplicità, dolcezza, calore e umorismo, ha saputo comunicare agli occidentali, in una lingua occidentale, l'intimo significato dello zen, collocandosi così, insieme a Watts, Krishnamurti e Trungpa, fra i protagonisti dell'incontro fra Oriente religioso e Occidente contemporaneo.
Paolo Subioli

È uno dei più importanti testi dei riferimento sulla meditazione. Il concetto di ‘mente di principiante’ è importantissimo e non a caso viene citato dalla maggior parte dei grandi maestri.

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[La foto è di Adrien Olichon, Francia]

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