Nāgārjuna è stato un monaco indiano, vissuto probabilmente nel II secolo dopo Cristo. Pensatore originale e assai influente, per molti secoli, è considerato il più importante filosofo buddhista, dopo lo stesso Buddha storico. Capostipite della scuola di Mezzo (Madhyamika) o scuola del Vuoto (Sunyavada), è l’autore di un’opera capitale del buddhismo: le Madhyamakakarika, Stanze della via di mezzo. La sua filosofia è basata soprattutto sulla nozione centrale di “vuoto” (śūnyatā ).
Per Nāgārjuna, i fenomeni, oltre ad essere caratterizzati da impermanenza temporale, sono anche vuoti di una stessa loro identità, dal momento che dipendono uno dall’altro, sia sul piano temporale che in quello del presente: esiste A solo in quanto esiste anche un non A. Perciò tutti i fenomeni (dharma) sono privi di identità – “vuoti” di identità – in quanto non sono inscindibili, non possono essere considerati indipendenti uno dall’altro. Tutti i dharma sono vuoti, poiché nessun fenomeno possiede una natura indipendente. Questo non significa che le cose che vediamo non siano reali. A tal proposito, Nāgārjuna distingue tra la realtà convenzionale, apparente, con i suoi aspetti illusori o prospettici, e la realtà ultima. Ma questa realtà ultima non è altro che assenza, vacuità.
Nāgārjuna e la Meccanica Quantistica
Un aspetto che rende molto attuale il pensiero di Nāgārjuna è l’accostamento che ne è stato fatto con la Meccanica Quantistica. Ecco cosa ha scritto il fisico e saggista Carlo Rovelli:
La prospettiva delineata da Nāgārjuna è straordinaria e sorprendentemente efficace, in primo luogo perché aiuta a dare forma ai tentativi di pensare coerentemente la meccanica quantistica, dove gli oggetti sembrano misteriosamente esistere solo influenzando altri oggetti. Nāgārjuna non sapeva nulla di quanti, ovviamente, ma nulla vieta che la sua filosofia possa offrire pinze utili per fare ordine in scoperte moderne. La meccanica quantistica non quadra con un realismo ingenuo, materialista o altro; ancora meno con ogni forma di idealismo. Come comprenderla? Nāgārjuna offre uno strumento: si può pensare l’interdipendenza senza essenze autonome. Anzi l’interdipendenza — questo è il suo argomentare chiave — richiede di dimenticare essenze autonome. La fisica moderna pullula di nozioni relazionali, non solo nei quanti: la velocità di un oggetto non esiste in sé, esiste solo rispetto a un altro oggetto; un campo in sé non è elettrico o magnetico, lo è solo rispetto ad altro, e così via. La lunga ricerca della «sostanza ultima» della fisica è naufragata nella complessità relazionale della teoria quantistica dei campi e della relatività generale… Forse un antico pensatore indiano ci offre qualche strumento concettuale in più per districarci… È sempre dagli altri che si impara, dal diverso; e nonostante millenni di dialogo ininterrotto, Oriente e Occidente hanno ancora cose da dirsi. Come nei migliori matrimoni.
L’immagine iniziale, tratta da Wikipedia, è un dipinto di Nāgārjuna dallo Shingon Hassozō, una serie di rotoli scritti dalla scuola buddhista Shingon. Giappone, periodo Kamakura (XIII-XIV secolo).
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