Il karma ha un significato, tra gli altri, che riguarda la nostra stessa mente, secondo Joseph Goldstein. La mente condiziona la nostra esperienza presente, attraverso i nostri umori e le nostre emozioni, basate sulle nostre esperienza passate.
Una delle prime leggi fondamentali di cui cominciamo a essere consapevoli è la legge del karma, il fatto, cioè, che le nostre azioni determinano conseguenze: che non accadono in un vuoto. Indagando la natura della nostra esperienza, potremo cominciare a comprendere il modo in cui il karma opera direttamente all’interno della nostra vita, anziché concepirlo semplicemente come un concetto astratto o una pur interessante teoria: grazie alla nostra attenzione e alla nostra consapevolezza, infatti, possiamo scorgere il modo in cui, istante per istante, sia la realtà presente che quella futura sono condizionate dalla qualità della mente.
Quando nella mente è presente un umore o un sentimento particolarmente forte, è chiaro fino a che punto la nostra esperienza, in quel particolare momento, può esserne influenzata. Se, ad esempio, ci sentiamo profondamente tristi, o irati, o depressi, qualunque situazione sarà colorata di quel nostro stato mentale, anche se ci troviamo nel luogo più incantevole o in compagnia delle persone alle quali più teniamo. Allo stesso modo, pur trovandoci a dover affrontare le più gravi difficoltà, se ci sentiamo innamorati, o pervasi da un profondo senso di pace, vivremo quella stessa situazione in maniera molto diversa da come la vivremmo se fossimo ansiosi e agitati. È del tutto evidente, insomma, che la qualità della nostra mente condiziona il modo in cui viviamo le cose; questo può essere definito il karma presente o immediato, vale a dire il risultato o l’effetto che i nostri stati mentali determinano sulla qualità del momento presente.
C’è poi un altro modo in cui si può fare esperienza della legge del karma: meditando, diviene sempre più sorprendentemente chiaro che la mente conserva le impronte di tutte le nostre azioni passate, e quando essa raggiunge infine una certa quiete, queste impronte si rivelano con grande forza e Immediatezza. È come se guardassimo in uno specchio del nostro essere dai vividi riflessi: le nostre azioni passate diventano allora fonte di una grande gioia o di un profondo rimorso; ci troviamo di fronte a esse nella maniera più cosciente. E se riusciamo a fare tutto ciò con benevolenza ed equanimità, l’esperienza di questi frutti karmici delle azioni passate può rivelarsi estremamente purificante.
Noi, dunque, sperimentiamo il karma nel modo in cui la mente condiziona la nostra esperienza presente attraverso i nostri umori e le nostre emozioni; scorgiamo, altresì, il funzionamento del karma quando torniamo a fare una vivida esperienza delle nostre azioni passate, o nell’ambito della meditazione, o in altre occasioni, quando la mente è quieta e spaziosa. Inoltre, possiamo anche comprendere il karma nel modo più diretto, vale a dire come sviluppo di determinate strutture di abitudini, sia salutari che nocive: ogni atto del nostro corpo, della nostra parola o della mente, infatti, si risolve in un rafforzamento della tendenza a ripetere quella determinata azione. Infine, la legge del karma può essere intesa come quella serie di specifici e molteplici effetti che ogni azione avrà nel futuro, nello stesso modo in cui un seme, una volta piantato nel terreno, produrrà col tempo i suoi numerosi frutti.
Il fatto, dunque, di riuscire a comprendere con profondità che le azioni producono conseguenze, può indurci a divenire attivamente responsabili delle nostre azioni e della nostra vita in genere. In tale maniera, ci impegniamo a considerare e riflettere sapientemente sulla direzione verso la quale le nostre azioni ci guidano, e ci domandiamo se è proprio quella la direzione che desideriamo prendere.
Da: Jack Kornfield, Joseph Goldstein, “Il cuore della saggezza. Esercizi di meditazione“, Astrolabio Ubaldini, 1988.
Il cuore della saggezza. Esercizi di meditazione
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