Stefano Bettera – Ascoltare i suoni senza disturbarli

Ajahn Sumedho, un monaco buddhista Theravada americano della tradizione della Foresta, racconta che quando si trovava in Thailandia nel monastero del suo maestro Ajahn Chah, continuava a lamentarsi perché durante le sedute di meditazione veniva disturbato o da un canto di un uccello che passava nel cielo, o dal suono della campana o da altri rumori. Una volta raccontò il suo “fastidio” al maestro, il quale gli rispose «non sono i suoni che disturbano te ma tu che disturbi loro». Così comprese come quella risposta, apparentemente assurda, fosse in realtà molto vera ed efficace. I suoni ci sono, fanno parte dell’ambiente che ci circonda. Ma è la nostra mente che cerca ogni appiglio possibile per non stare dove dovrebbe e per andarsene a zonzo.

 

Ecco che un suono fugace diventa subito una scusa per corrergli dietro e concentrarsi su di esso invece che sul fatto che stiamo seduti proprio lì dove siamo. Succede a tutti. È naturale perché è così che funzioniamo. Ma possiamo scegliere se lasciarci irretire da ogni distrazione che ci passa sotto il naso o semplicemente stare lì a osservarla. In questo caso noteremmo che anche il più fastidioso dei suoni arriva, resta un po’ e poi se ne va. Ma il suo obiettivo non è quello di puntare a noi, come se avesse come unico piano quello di disturbare proprio il nostro silenzio. Gli uccelli sono uccelli, i suoni sono solo suoni. Il resto fa parte della narrazione che gli costruiamo sopra perché pensiamo che sia un fatto personale, che sia una questione tra me e il resto. Torniamo sempre a ciò che era o non era previsto. È interessante come riusciamo a giudicare, a creare una scala di merito anche verso la meditazione, a come applichiamo la logica prestazionale anche alla pratica. Perciò siamo soddisfatti quando ci sembra di aver raggiunto un buono stadio di concentrazione e irritati quando un suono ci disturba. Ma sono solo idee, in fondo, no?

Per approfondire:

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come meditare

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Felice come un buddha

Felice come un buddha
Buddha è una parola impegnativa. Molti la associano ad un’idea di felicità, di benessere o a un nirvana irraggiungibile. Ma si può essere Felice come un Buddha proprio qui ed ora. Tutti possiamo incamminarci sul sentiero della consapevolezza e riscoprire ciò che rende la vita più autentica e serena. Questo libro offre suggerimenti, spunti e meditazioni per percorrere gli otto passi del sentiero buddhista nella nostra società, nel nostro tempo.
Paolo Subioli

Bettera racconta gli insegnamenti di Gotama (noto poi come Buddha) a beneficio di chiunque. E ci spiega come essi non richiedano affatto un’adesione religiosa o ideologica, ma costituiscano un insieme di strumenti, di cui verificare la validità in prima persona, per vivere meglio. In certi casi persino più felici.

[La foto è di egrodziak]

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