Perché sono salutista, ma senza crederci troppo
Cosa significa essere salutista? Qual è il confine tra il salutismo e l’essere ossessionati dall’idea di ammalarsi? Sono domande che a volte mi pongo, perché se mi guardo intorno e osservo gli stili di vita seguiti dalla maggioranza delle persone, mi rendo conto di poter essere definito come un “salutista”.
I comportamenti che mi collocano nella sponda dei salutisti sono i seguenti:
- Limitare al massimo il consumo di zuccheri
- Bere alcolici moderatamente
- Mangiare molta frutta e verdura e la frutta specie fuori pasto
- Preferire i cereali integrali
- Evitare del tutto merendine e dolci confezionati
- Mangiare moderatamente in generale
- Fare tutti i giorni attività fisica
- Bere molta acqua
- Non fumare
- Parlare al cellulare usando gli auricolari
- Ecc.
A questo si aggiunge che sono vegetariano, ma è una scelta di tipo etico e non salutista, anche se penso che non guasti per il mio benessere. Ma comunque chi segue una dieta vegetariana in un paese dalla cultura onnivora come l’Italia, deve già di per sé curare in modo particolare l’alimentazione.
Molti ritengono “tristi” comportamenti del genere, perché sarebbero in contrasto con l’idea di godersi le cose buone della vita. Penso che tale idea sia del tutto priva di fondamento, perché i cibi non salutari danno pesantezza e anche comportamenti nocivi come il fumare diventano un piacere solo per il fatto che non se ne riesce a fare a meno.
Perché sono salutista
A mio parere oggi essere salutisti è una scelta etica. Chi trascura la propria salute non solo danneggia se stesso, ma anche gli altri. Quando stiamo male chi ci sta vicino deve prendersi cura di noi, l’azienda per la quale lavoriamo ha una persona in meno a disposizione e il resto della società deve pagare le nostre cure mediche.
Nessuno di noi è libero di fare ciò che vuole, neanche del proprio corpo. Siamo tutti interconnessi agli altri da una fittissima rete di relazioni che ci rende tutti dipendenti uno dall’altro. Il nostro corpo appartiene a tutti. Per chi ha figli questo è particolarmente vero, ma non solo per loro.
Inoltre gli atteggiamento salutisti sono anche correlati a stili di consumo più moderati. Mangiare moderatamente, preferire la frutta di stagione, evitare o limitare il consumo di animali da allevamenti intensivi, limitare l’uso dell’aria condizionata: sono tutti comportamenti a basso impatto sull’ambiente. Oggi l’atteggiamento nei confronti della sostenibilità ambientale è una delle più importanti discriminanti etiche. Davvero: siamo agli inizi di una catastrofe ecologica globale, che potrà essere attenuata solo da comportamenti più consapevoli.
Infine avere cura della propria salute significa volersi bene. Se amo qualcuno, desidero che quella persona stia bene, e così applico lo stesso criterio a me stesso. Se non riusciamo ad amare noi stessi, come faremmo ad amare gli altri?
Perché non ci credo troppo, al salutismo
Detto questo, al salutismo non ci credo più di tanto. Cioè non credo che evitare il fumo e i superalcolici, così come fare tutti i giorni la “camminata veloce”, mi possa salvare dalla sofferenza, dalle malattie, e tanto meno dalla morte. Lo dico perché dietro i comportamenti salutisti spesso si cela proprio la paura di questi aspetti della vita, che invece sono inevitabili.
Il seguire giorno dopo giorno i protocolli consigliati dalle rubriche “salute e benessere” dei mezzi d’informazione può dare l’illusione di essersi creati una sorta di scudo protettivo in grado di metterci al riparo dal lato oscuro dell’esistenza. Ma non è così. Il lato oscuro è sempre pronto a manifestarsi, in ogni momento. Anzi, è esso stesso parte di noi e negandolo negheremmo noi stessi.
Inoltre la maggior parte delle cose che ci succedono nella vita non dipende da noi. Siamo padroni del nostro destino solo in misura limitata e dobbiamo farcene una ragione.
Ma forse l’aspetto più importante che evidenzia i limiti del salutismo è ancora un altro. Concentrarsi molto sulla tutela dell’integrità del proprio corpo è pur sempre una forma di attaccamento, così come voler evitare a tutti i costi le malattie è una forma di avversione. Attaccamento e avversione, le principali cause di sofferenza, secondo il Buddha, uno dei più grandi maestri spirituali di tutti i tempi. L’attaccamento ci fa aggrappare a ciò che per sua natura è destinato a cambiare, mentre l’avversione ci porta a non accettare ciò che invece è inevitabile.
Cosa fare col salutismo?
“Ma insomma, che vuoi?” Sarebbe legittimo chiedermi. Salutismo o non salutismo?
Sì, salutismo, dobbiamo volerci bene. Prenderci cura di noi stessi ci fa doppiamente bene, perché aumenta la nostra autostima e l’ottimismo nei confronti delle vicende chiare e scure della vita. Però credo che non bisogna crederci più di tanto, non sentirsi immuni dalla sofferenza, non credersi superiori agli altri, non illudersi di un’integrità fisica che non può esistere.
Prendersi cura di se stessi, senza illudersi di essere invulnerabili, ci consente di entrare in contatto con due dimensioni preziose della vita:
- Da un lato, la dimensione del fare la cosa giusta, l’unico criterio che ci consente di scegliere nella vita quale direzione prendere di volta in volta. È la strada della saggezza, che si conquista ogni giorno con l’aiuto della pratica;
- Dall’altro, la dimensione dell’accettazione, che è quasi sempre la scelta più saggi, per l’appunto. Tutto ciò che succede è determinato da cause e condizioni sulle quali a volte possiamo influire, a volte no.
Ammalarsi o non ammalarsi. Invecchiare male o invecchiare bene. C’è l’uno o c’è l’altro. L’importante è solo essere felici. E rendere felici le persone accanto a noi.
Per approfondire:
[Foto: Staff Sgt Stacy MolessReleased, United States Air Force]
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