L’onda del mare che può cambiare la nostra vita

onda hokusai

Una semplice onda del mare può impartirci un grande insegnamento per la nostra vita, il più importante di tutti gli insegnamenti, se riusciamo a coglierne in profondità la vera natura. Le vacanze al mare possono essere in questo senso un’occasione preziosa, perché abbiamo la possibilità di vedere le onde direttamente, per lo meno quando il mare è mosso. Ed ecco perché l’immagine dell’onda è usata da molti maestri spirituali.

Il maestro zen Thich Nhat Hanh, in particolare, ci descrivere il nostro modo convenzionale di considerare le onde:

Guardando la superficie del mare puoi vedere le onde che salgono e scendono. Le puoi descrivere con aggettivi: alta o bassa, grande o piccola, più o meno vigorosa, più o meno bella. Puoi descrivere un’onda in termini di inizio e di fine, di nascita e di morte.

Se questo può essere un punto di vista molto valido per un surfista, che ha bisogno di valutare le differenze tra un’onda e l’altra, è poco utile per noi, se vogliamo guardarle in profondità. Proviamo a immaginarci un’onda che si mette a confronto con le altre: il paragonarsi agli altri le porterebbe solo sofferenza, proprio come succede a tutti noi:

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Un’onda potrebbe mettersi a cercare la propria vera natura. Potrebbe soffrire di qualche paura, avere qualche complesso, potrebbe dire: “Non sono grande come le altre onde”, “Sono depressa”, “Non sono bella come le altre onde”, “Sono nata e dovrò morire”. L’onda potrebbe soffrire di tutte queste cose, di queste idee; ma se si china e tocca la propria vera natura si rende conto di essere acqua. Allora tutte le paure e i complessi scompaiono.

Tutta la nostra vita è così, non è vero? Un continuo confronto con gli altri: come sono, cosa fanno, quanti soldi hanno. È l’insegnamento principale che ci trasmette la scuola sin da bambini, attraverso il voto. Una grande fonte di sofferenza, così come la paura di scomparire, prima o poi. Ma la via d’uscita è semplice: vedere che siamo una cosa sola, come per l’onda rendersi conto che non è altro che acqua.

Quattro livelli di spiegazione

Dire che “siamo una cosa sola” può sembrare un punto di vista filosofico, o una sorta di idea religiosa, ma non lo è. Si tratta invece di una visione profonda della realtà, che può essere compresa a vari livelli. Ve ne propongo quattro.

  1. Consideriamo una famiglia. La figlia può odiare il padre e non desiderare mai più avere a che fare con lui. Ma questo è impossibile, perché i membri di una famiglia di sangue hanno la gran parte del DNA in comune, non sono entità tra loro separate. I nostri genitori sono sempre presenti in noi. E anche se la famiglia non avesse legami di sangue, i loro membri avrebbero comunque un destino economico in comune, oltre ai modi di pensare e di comportarsi.
  2. Passiamo alla società. Tutti siamo strettamente legati: se non ci fossero i muratori, non avremmo case per abitare, se mancassero gli agricoltori, non sapremmo cosa mangiare, e così via. In una società siamo tutti interdipendenti, non solo dal punto di vista materiale, ma anche per la storia e la cultura che ci accomunano e per la mentalità che caratterizza il nostro tempo e influenza il nostro modo di pensare.
  3. Ma tutta la realtà è così. Il cibo che mangiamo dipende dal sole, dalla pioggia, dagli insetti, i batteri e i sali minerali. Senza il sistema solare non potremmo esistere come umani. È il fenomeno dell’interdipendenza di tutte le cose (o “interessere“), ben rappresentato nelle filosofie orientali dall’immagine della Rete di Indra.  Un concetto che non ha nulla a che fare con la religione, anche se è presente in tutte le religioni, compresa quella cristiana.
  4. Persino a livello atomico si scopre che non c’è separazione tra noi e la realtà che percepiamo come “esterna”. La fisica quantistica (che si basa su scoperte degli scienziati negli anni venti del XX secolo) ci dice che le particelle subatomiche (elettrone, neutrone, ecc.) non hanno significato come realtà isolate e dunque il mondo non può essere scomposto in realtà tra loro indipendenti, né l’osservatore può essere isolato da ciò che osserva.

Un insegnamento semplice quanto radicale

L’onda dunque ci regala un insegnamento molto semplice (siamo come onde che non sono altro che acqua) e al tempo stesso assai radicale (non c’è separazione tra noi e gli altri, né tra noi e la realtà che percepiamo come esterna).

È un insegnamento che possiamo accettare a livello intellettuale, ma ciò è del tutto insufficiente, perché il nostro modo di pensare si basa su forze molto più forti: gli insegnamenti che ci sono stati tramandati da millenni di storia, dai nostri genitori, dalla scuola, dalla TV e dai libri. Solo una pratica quotidiana e costante di meditazione può consentirci di vedere come funziona la nostra mente e cambiarne i meccanismi, affinché la spinta non venga più dall’energia dell’abitudine, ma da quella di un’autentica consapevolezza.

Per approfondire:

meccanica quantistica

Rupert Spira – Il non dualismo spiegato per bene

Thich Nhat Hanh – Le onde sono acqua

Meditazione Zen

[L’immagine iniziale è una riproduzione de “La grande onda” di Katsushika Hokusai (1760 – 1849), l’artista giapponese che più di tutti ha influenzato l’arte europea]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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Una risposta

  1. Roberto Natali ha detto:

    Fantastico. Esprime concetti universali propri di varie scienze filosofiche applicate a fatti di vita reale.

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