Yoga: significato e origine di una pratica millenaria

yoga significato

Il significato della parola yoga è sempre più sfuggente, man mano che nel mondo cresce l’interesse per questa disciplina e si moltiplicano le etichette che le vengono attribuite, come bikram yoga, hot yoga, ashtanga yoga, power yoga, lenovo yoga e così via. Perciò ho chiesto di essere “illuminato” sull’argomento a Cristiana Munzi, autrice della trasmissione “La parola Yoga“, ascoltata su Radio Tre e da me molto apprezzata.

Yoga: significato

Qual è il significato della parola “yoga”?

La parola “yoga” non ha un significato univoco. Ci sono molti aggettivi oggi accanto a yoga, ma in realtà il termine sin dalle origini si è prestato a diversi significati. In se stesso yoga significa “metodo” e quindi indica una disciplina, che peraltro può avere diverse caratteristiche a seconda dei contesti. Ce ne sono diversi fondamentali, nella storia dello yoga. Il principale è quello tantrico, che si presume fosse presente presso la popolazione che viveva nella valle dell’Indo, già prima dell’invasione della popolazione degli Arii del 1800 avanti Cristo, ma sono soltanto congetture.

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Però la parola yoga in forma scritta la troviamo per la prima volta nei testi vedici, ovvero nei testi sacri della tradizione brahmanica Hindu, che sono i testi proprio degli Arya, il popolo nomade di origine indoeuropea che penetrò nel subcontinente indiano nel secondo millennio avanti Cristo. In ogni caso, il significato di yoga come”disciplina” – a seconda de vari testi, contesti, e periodi storici – fa riferimento ad aspetti diversi. In alcuni casi l’accento è posto sulla disciplina dei sensi, dunque sugli aspetti ascetici. In altri, invece, su un utilizzo dei sensi, come nel Tantra, che è più aperto: qui lo yoga diventa un mezzo per la liberazione, nel quale i sensi non vanno trascesi né repressi.

A dire il vero sapevo che yoga significasse “unione”, ad esempio unione di corpo e mente…

Il significato di yoga come unione in realtà viene contestato, in alcuni ambiti. Ad esempio, nello yoga classico di Patanjali, si parla di uno yoga dualistico, in cui yoga significa viyoga, cioè “non unione”. L’adepto deve separarsi da Prakrti (“natura”, “materia”), dai sensi, dalle emozioni, da tutto ciò che fa parte della natura, compresi i nostri pensieri – che sono considerati una natura più sottile – per giungere a una dimensione più alta, più purificata, che possa riflettere il divino. Ma la separazione è sia dalla natura e da tutti gli elementi naturali per raggiungere il divino, sia dal divino stesso, perché anche quando lo si raggiunge, non c’è un’identificazione totale col divino. C’è la capacità di rifletterlo, ma questa non è unione, non è identità. Invece in altri ambiti – come nel Vedanta e nel Tantra – yoga significa proprio unione, unione e identità assoluta col divino e anche con la natura, perché tutto è permeato dalla stessa energia cosmica con la quale siamo uniti.

Perciò lo yoga è una disciplina sia dualista sia non dualista.

Esattamente.

Quali persone nell’India classica praticavano lo yoga? Era una disciplina per tutti?

Niente affatto! Era per pochi, per un ristretto numero di asceti. Tra l’altro lo yoga fa riferimento a dei testi in cui troviamo la prima attestazione della divisione in caste. Innanzi tutto nei veda antichi, dove si parla della prima divisione dell’umanità in varie caste, alcune superiori e altre inferiori.

E poi anche nella Bhagavadgita, che è un altro testo fondamentale per definire la parola yoga, un poemetto che fa parte del Mahabharata, uno dei più grandi poemi epici dell’India. In questo testo, la parola yoga entra per l’appunto in un contesto sociale in cui c’è una divisione in caste e lo yoga stesso è rivolto soltanto alla classe dei sacerdoti, che poi diventano asceti, uscendo dal sistema delle caste.

Lo yoga quindi non si rivolge ad altre classi. Le donne, ad esempio, ne sono escluse, così come tutte le classi inferiori. Successivamente vengono coinvolti anche i guerrieri. Tanto è vero che prende forma lo yoga dell’azione, addirittura dell’azione propria di ciascuna casta, il proprio ‘dharma’ con la ‘d’ minuscola, anche se esiste anche un Dharma con la ‘d’ maiuscola che è la legge cosmica che riguarda tutti gli esseri e in cui la differenza tra le caste viene trascesa, giacché in tutti è presente il divino da rispettare.

Nei Tantra, invece, lo yoga si rivolge più generalmente a tutte le caste. Questa è la grande differenza. La tradizione tantrica include le donne e tutte le caste, anche quelle più basse. Ma comunque come dicevo nella Bhagavadgita c’è scritto che l’asceta, quando raggiunge il massimo livello, non vede più differenza tra gli esseri umani. Quindi, anche se lo yoga della Bhagavadgita – quello dei Veda, brahmanico – si rivolge soltanto ai brahmini, consente comunque di condurre a una dimensione spirituale capace di trascendere tutte le differenze tra gli esseri umani e vedere il Brahman in tutti. Cioè Dio, o la divinità, in tutti.

La persona che vuole accostarsi allo yoga si imbatte in scuole e discipline di tutti i tipi. Alla luce degli studi storici che hai fatto, c’è qualcuna di queste correnti o discipline o scuole che può essere considerata più conforme all’originale?

In realtà molti nomi degli yoga che troviamo in giro fanno riferimento a termini antichi, come ashtanga yoga. Gli ashtanga sono gli otto mezzi di cui parla Patanjali negli Yoga Sutra, ovvero nello yoga classico, lo yoga filosofico. La kundalini sembra sia menzionata in una strofa di una delle prime Upanishad in cui compare la parola yoga, la Katha Upanishad. Quindi i nomi possono anche richiamare gli yoga antichi, lo Hatha yoga pure ha origine tra iil XIII e il XIV secolo.

Anche se i vari termini fanno riferimento a tradizioni antiche, ormai lo yoga è molto cambiato. Lo stesso Yiengar – fondatore di una delle scuole oggi più diffuse – ne ha mutato moltissimo le modalità, perché la nostra società ha altre esigenze: di rilassarsi, di fare esercizio fisico, di combattere lo stress.

Perciò non esiste uno yoga che si possa veramente definire conforme ai testi antichi, anche perché i testi antichi spesso erano molto mistici e avevano a che fare con una fede, mentre oggi lo yoga è diventato una pratica laica. C’è una grossa discontinuità. Tant’è vero che quello che si pratica nel nostro tempo viene chiamato modern yoga. Il modern yoga è nato 150 anni fa ed è completamente diverso rispetto allo yoga antico. Si è trattato di una nuova corrente, una disciplina che fa riferimento senz’altro ai testi antichi, ma che comunque è basata su tutt’altra dimensione:

  • innanzi tutto di massa, e non per pochi,
  • e poi più ginnica, più orientata alla prestazione;
  • inoltre è variegata, perché orma lo yoga – che significa metodo – viene utilizzato per qualsiasi attività che non ha affatto a che fare con l’unione col divino, bensì con la salute, col benessere, persino coll’allegria, come dimostra ad esempio lo “yoga della risata“.

Tutte queste scuole mirano certamente a una forma di liberazione e di illuminazione, ma in realtà sono ben pochi gli insegnanti di yoga che hanno veramente la pretesa di liberare e di illuminare gli allievi, e tanto meno di portarli a un livello alto, mistico, mirato a raggiungere l’identità col divino. Questa dimensione si è persa, salvo forse rare eccezioni.

Un altro elemento importante è che lo yoga viene considerato autentico se trasmesso da un vero maestro, da un guru. La dimensione della trasmissione è cruciale. Quindi anche in questo è necessario verificare. Di sicuro il maestro non ha più ego, è totalmente al servizio dell’altro. Perché il vero scopo di tutti gli yoga è quello di liberarsi dal’ego, dalla distinzione dagli altri, dal desiderio di sopraffazione. È un totale servizio agli altri, una totale dedizione al tutto e una totale identificazione con tutti e tutto, quindi il ‘guru’ è una persona che non ha più alcuna personalità né alcun orgoglio, la sua dignità nasce dall’amore e dalla compassione per tutti gli esseri.

Come si pronunciava la parola “yoga” nell’antica India?

La parola “yoga” si pronunciava con la o chiusa, come nella parola “sopra”, e non come usiamo oggi con la o aperta, come nella parola “rosa”. Ma sarà difficile fare entrare nell’uso questa pronuncia e in fondo che importanza ha?

Yoga: significato della parola in sintesi

Per sintetizzare quanto rivelato da Cristiana Munzi sul significato di yoga, possiamo affermare che lo yoga non ha un significato univoco, ma si presta a diversi significati, a seconda del contesto storico e culturale. In generale, yoga significa “metodo” e indica una disciplina che può avere diverse caratteristiche, a seconda dei contesti. Il significato di yoga come “unione” è avulso ad alcuni contesti, come nello yoga classico di Patanjali, in cui si parla di uno yoga dualistico, in cui yoga significa “non unione”.

Lo yoga nella tradizione classica era riservato a pochi asceti, mentre nel Tantra si rivolgeva a tutte le caste, comprese le donne. La Bhagavadgita è uno dei testi fondamentali per definire il significato della parola yoga, in cui l’asceta, quando raggiunge il massimo livello, non vede più differenza tra gli esseri umani.

In generale, possiamo affermare che lo yoga sia una disciplina sia dualista sia non dualista.

Per approfondire:

Yoga tradizionale: perché non esiste e non si pratica più

[La foto sul significato di yoga è di Kellinahandbasket, Usa]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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