L’abitudine di vivere felici

Sul tema del vivere felici, ho preparato una sintesi in italiano di uno splendido discorso in inglese che il maestro zen Thich Nhat Hanh ha tenuto il 29 giugno 2009, presso Plum Village, in Francia. Il discorso si può ascoltare scaricandolo dal web in formato mp3 (1a parte – 2a parte). Dura in tutto 70 minuti (consiglio di tagliare i primi 7, che non appartengono al discorso). È un inglese molto semplice, facile da capire. Questa sintesi potrà aiutarvi a capirlo ancora meglio.
Il tema di questo discorso è quello della consapevolezza, come via d’uscita da quei meccanismi automatici che, ogni giorno, ci rendono succubi della confusione e della rabbia.
Confusione e rabbia sono ovunque, attorno a noi e dentro di noi. Il mondo ne è così pieno, che ce le riversa addosso continuamente, senza che possiamo opporre resistenza, ed anche noi contribuiamo nella stessa direzione. Ogni volta che reagiamo a qualcosa o qualcuno in base a rabbia e confusione, causiamo sofferenza a chi ci sta intorno e a noi stessi. Dobbiamo perciò essere in grado di evitare questa reazione e aiutare anche egli altri a farlo.
Per farlo, dobbiamo innanzi tutto renderci conto che in noi e nel mondo sono presenti anche i semi della compassione e della saggezza e che pertanto è possibile agire e reagire in modo diverso, guidati da compassione e saggezza. Come buddhisti, crediamo appunto che in noi è presente la natura del Buddha, che significa capacità di comprendere, di amare e di perdonare. Il Buddha non era un dio, ma un essere umano come noi. Quando crediamo nella natura del Buddha in noi stessi, non confidiamo in una teoria astratta, ma ci basiamo sulla nostra esperienza. Sappiamo infatti che ci sono molte persone in grado di agire e reagire con consapevolezza, comprensione ed amore.
La soluzione sta nella consapevolezza. La consapevolezza di capire cosa accade in questo preciso momento. Quando c’è la rabbia, la consapevolezza ci dice che qui c’è la rabbia, consentendoci di fermarci prima che possiamo agire sotto il suo impulso.
La consapevolezza va esercitata, perché di solito agiamo in modo automatico. Capita che quando qualcuna delle persone attorno a noi, con le proprie parole, innaffia i semi di confusione e rabbia presenti in noi, reagiamo guidati da un’energia negativa che ci fa dire e fare cose che provocano sofferenza in noi e negli altri. Ma quando interviene la consapevolezza, tutto è diverso. Se sono in grado di riconoscere la rabbia o la confusione che stanno agendo in me, allora posso dominarle.
Questa capacità si può esercitare giorno per giorno, nutrendo la consapevolezza di tutto ciò che facciamo: respirare, camminare, bere, fare le pulizie in casa. Più lo facciamo, più saremo capaci di riconoscere la rabbia e la confusione, ogni volta che insorgeranno in noi. Nella tradizione buddhista, ogni cosa che si fa nella vita – anche lavare i piatti o ascoltare il respiro prima di addormentarsi – è un’occasione per adottare una nuova abitudine, per vivere momenti di pratica e di gioia. Si veda, su questo, il libro il Miracolo della presenza mentale, citato nel discorso col suo titolo originale, The Miracle of Mindfulness. Si noti, peraltro, che il maestro, per designare il modo consapevole di fare un po’ tutte le cose, usa sempre il verbo enjoy, che vuol dire “godere di” qualcosa.
Anche una pratica come quella della “consapevolezza della campana” ci può aiutare. In una sessione formale di meditazione, ogni volta che sentiamo il mezzo suono di campana, smettiamo di parlare o di pensare e siamo pronti ad accogliere il successivo suono pieno di campana, per essere pienamente presenti nel qui ed ora. Abituati così, di fronte ad un certo stimolo negativo, quando sentiremo la confusione e la rabbia crescere in noi, possiamo comportarci come se quando aspettiamo il successivo suono di campana, cioè essere preparati. Questa volta, siamo consapevoli che possiamo e sappiamo reagire in modo diverso: con comprensione e compassione, anche se la persona che ci sta parlando è molto arrabbiata e dice cose che ci feriscono. Anzi, comprendiamo quanto quella persona non sia in grado di fare altro che agire con rabbia, perché non ha mai avuto la possibilità di imparare a comportarsi diversamente. Se non capisci una persona veramente, non potrai mai amarla. Possiamo prendere esempio da Gesù, quando disse: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
Vivere felici
Si tratta perciò di adottare nuove abitudini, che ci renderanno capaci di superare la sofferenza. Se aspettiamo che le condizioni intorno a noi cambino, per essere più felici, dovrà passare un bel po’ di tempo. Il cambiamento, invece, non può che partire da noi stessi. Gli stessi neurologi ci dicono che è possibile, anzi molto utile, creare nuove abitudini e schemi di pensiero e di reazione. Ci si può sfidare a creare nuove abitudini, ad esempio, quella di camminare consapevolmente, smettendo di muoversi come macchine e imparando invece a godersi pienamente (“enjoy”) l’azione di camminare. Quando avrai preso nuove abitudini di pensiero, di azione e di reazione, non sarai più disposto ad eseguire le cose macchinalmente, a sprecare la tua vita. La tua abitudine sarà quella di vivere da persona felice ogni momento della tua vita. Creare nuove abitudini fa scaturire nuove connessioni tra i neuroni del tuo cervello, il quale si manterrà giovane a lungo. Ed anche il tuo destino tornerà nelle tue mani, perché vivrai pienamente la tua vita in ogni sua manifestazione, anziché andare avanti col “pilota automatico”.
I semi della compassione e della saggezza sono sempre lì a disposizione: si tratta solo di innaffiarli per farli crescere. Essi ci consentono di adottare un approccio completamente diverso. Quando sei in preda alla confusione ed alla rabbia, sei come nell’inferno; quando sei invece in consapevolezza sei libero, sei nel Regno di Dio (o nella “Terra Pura” del buddhismo) e prendi contatto con tutte le meraviglie del mondo: il tuo corpo, la tua mente, la vita, gli esseri che ti circondano. Non hai bisogno di morire, per vedere il Regno di Dio!
Alla fine del discorso, c’è un insegnamento molto utile, una sorta di conclusione: prenditi cura del momento presente, perché il futuro deriva totalmente dal presente. Se il tuo presente è buono, sarà buono anche il tuo futuro. Se invece ti preoccupi e stai in ansia per il tuo futuro, l’energia negativa della paura e della preoccupazione ti rovinerà non solo il presente, ma anche il futuro!
- Prima parte del discorso del 29 giugno 2009 (16,04 Mb)
- Seconda parte del discorso del 29 giugno 2009 (16,24 Mb)
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Bellissimo blog, Paolo. Bel contenuto, belle parole, anche la grafica… Un abbraccio.
grazie per il tuo generoso contributo Pina