Categoria: Digital Mindfulness
In questo periodo abbiamo più tempo e ci divertiamo a condividere con gli amici su Whatsapp video, foto e articoli che riteniamo belli, interessanti, utili. Ma c’è qualcosa che non va.
Una rubrica di Monica Bormetti. ELIZA: questo era il nome del primo software di analisi del linguaggio umano creato dal Prof. Weizenbaum nel 1966. Fu un passo importante della tecnologia che entrava nel territorio delle relazioni. Il programma riusciva a decodificare,...
Inauguriamo con questo articolo “Benessere digitale”, la rubrica di Monica Bormetti dedicata all’uso sano e consapevole degli strumenti digitali e sulla psicologia di internet.
Questa meditazione guidata sullo smartphone ti aiuterà a capire meglio cosa significa per te avere questo oggetto sempre vicino, ma anche ad utilizzarlo in un modo consapevole, che non danneggi più di tanto il tuo corpo, la tua mente e le tue relazioni con le altre persone.
La ricerca su Google ci dà risultati immediati, ma ciò consolida in noi una pericolosa ‘presunzione cognitiva’, da cui solo la consapevolezza può proteggerci. Ecco come fare e come cercare favorendo l’apertura mentale.
Molte app rivelano i dati sulla nostra posizione e li rivendono a destra e a manca. Ecco cosa bisogna sapere, come possiamo tutelarci e soprattutto come possiamo trasformare tutto ciò in una pratica di consapevolezza.
Le 4 nobili verità, uno dei pilastri degli insegnamenti del Buddha, possono essere utili per capire le criticità legate alla trasformazione digitale. La Digital Mindfulness è il percorso che può aiutarci ad affrontare tali criticità.
La meditazione basata sulla domanda ‘Cos’è questo?’ deriva dalla tradizione Soan del buddhismo coreano. È l’antidoto perfetto agli effetti perversi che Google ha sulla nostra mente.
Un semplice servizio di streaming musicale come Spotify può rivelarci molto sull’immagine che abbiamo di noi stessi e sui legami che ci uniscono agli altri. Non è un’esagerazione, ma un modo di guardare tutto in profondità.
Debutta su Zen in the City la nuova rubrica della psicologa Monica Bormetti, che ci spiega perché la noia fa bene. Ne serve almeno una piccola dose ogni giorno, dice, uno spazio senza far niente, utile per metabolizzare gli stimoli acquisiti