Taggato: jhana

I jhāna sono stati d’assorbimento profondo. La parola Pali jhāna ha l’equivalente sanscrito in dhyāna, termine comunemente tradotto come “meditazione”, da cui derivano i termini Chan in cinese e Zen in giapponese. Il canone Paḷi descrive quattro stati progressivi di jhāna, chiamati rūpa jhāna:
1) il primo dhyāna è «la gioia estatica nata dal distacco unito all’applicazione sugli oggetti di meditazione»;
2) il secondo è «la calma interiore e l’unità della mente scevra di ogni applicazione sugli oggetti di meditazione»;
3) il terzo è lo stato in cui il meditante «dimora spassionato ed equanime, consapevole ed attento, sperimentando nel corpo la gioia»;
4) il quarto è quello in cui il meditante «deposti gioia e dolore, scomparsi antecedenti stati di letizia e di tristezza, raggiunge l’equanimità scevra di dolore e la perfetta purezza».
Nel buddhismo contemporaneo si ritiene che, pur trattandosi di esperienze importanti, i jhāna non sono da confondere con gli elementi veramente liberanti del cammino interiore.
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