Si può rispondere alla violenza con la violenza? Risponde Thich Nhat Hanh

La domanda se si può rispondere alla violenza con la violenza e di come reagire alla violenza ce la poniamo in molti, in questi giorni. La violenta aggressione russa all’Ucraina mette alla prova anche le più radicate convinzioni pacifiste e non violente. Il ricorso alle armi va sempre e comunque condannato? È giusto permettere, senza intervenire, che un intero popolo venga sottomesso con la forza e privato della libertà?

Qualcuno ha già la risposta pronta a queste domande. Io non ce l’ho. Però sull’argomento ho trovato questo breve e interessante intervento del maestro zen Thich Nhat Hanh. Il mio amato maestro, che non ha mai amato le “prese di posizione”, cercando piuttosto le risposte più utili alle diverse situazioni, di volta in volta. Si tratta di risposte che sono frutto di una mente quieta, saggia, costantemente allenata, come la sua, all’osservazione profonda.

Thich Nhat Hanh segue il medesimo criterio indicato parecchio tempo fa dal Buddha: non basarsi su principi assoluti, ma valutare di volta in volta, nell’ottica di perseguire la minor sofferenza possibile. È l’etica situazionale, di cui abbiamo più volte parlato in questo sito.

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Di seguito potete leggere la trascrizione della traduzione italiana del discorso. Ma consiglio comunque di vedere il video, perché Thich Nhat Hanh ha una grande capacità di trasmettere pace che va anche oltre le parole.

Trascrizione del video su rispondere alla violenza con la violenza

Domanda: Caro Thay, caro Sangha, la mia domanda parte dal primo precetto di consapevolezza. Davanti ad episodi di estrema violenza come il genocidio è ammissibile rispondere alla violenza con l’azione.. anche ammettendo un’azione violenta? Mi occupo di sicurezza nazionale. Penso a Churchill o a Chamberlain con Hitler, ad esempio. O ad esempi più moderni come il Ruanda.. o il Sudan, dove forse l’ascolto compassionevole con Hitler, come è stato fatto da Chamberlain, non è stato sufficiente. Mi trovo in difficoltà con questa cosa.

Risposta di Thich Nhat Hanh:

L’azione non violenta non è una tecnica. È una via, non una tecnica. La base di un’azione non violenta sono la comprensione e la compassione. Quando hai comprensione e compassione nel tuo cuore qualsiasi cosa farai sarà non violenta.

Immaginiamo qualcuno che uccide, qualcuno che infrange la legge e tu lo arresti e lo metti in galera. Arrestarlo e metterlo in galera: questa è violenza o non violenza? Dipende dalla situazione. Se arresti quella persona, se la recludi e tuttavia compi questa azione per comprensione e compassione, allora questa è un’azione non violenta.

E anche se non fai nulla, ma permetti alle persone di uccidere e distruggere, anche se non fai nulla, questo pure è violenza.

La violenza può essere azione e non azione. Così in apparenza potrebbe sembrare un’azione violenta, ma se la compi con una mente comprensiva e compassionevole non è veramente violenza. Immagina un cavallo che soffre molto e sta per morire, ma che non riesce ad andarsene. Tu gli offri il colpo mortale così che possa morire: sembra violenza, ma giunge dalla tua compassione. Non vuoi che il cavallo continui a soffrire a lungo.

Così questo esempio spiega come l’azione può essere violenta o non violenta a seconda del tuo cuore. Se la tua volontà e quella di diminuire la sofferenza, se comprendi perché una persona ha agito con violenza, la rinchiudi e la privi del cibo per qualche giorno, questo è ancora non violenza.

Perché togliere del cibo a una persona per qualche giorno per aiutarla a comprendere che avere qualcosa da mangiare è qualcosa di veramente importante, per darle quel tipo di comprensione, questo non giunge dalla tua volontà di punire, ma per aiutarlo ad imparare e ad apprezzare. Questa è non violenza.

Ma non dobbiamo aspettare che la situazione si presenti per decidere come dobbiamo reagire con violenza o non violenza. Dobbiamo iniziare ora, e quando la situazione si presenta, saremo capaci di agire con compassione, che significa con non violenza.

Un’azione non violenta dovrebbe essere concepita come un’azione a lungo termine. Quando insegni a tuo figlio, quando spieghi a tuo figlio come agire, ti stai impegnando in un’azione non violenta. Non aspettare che tuo figlio sia cresciuto e cominci a distruggere o ad uccidere prima che tu l’abbia istruito.

Devi usare misure preventive. Così nel mondo dell’educazione, nel mondo dell’agricoltura, nel mondo dell’arte, puoi introdurlo al pensiero non violento e all’azione non violenta e insegnare alla gente a rifiutare la discriminazione, che è l’azione fondamentale della non violenza, perché la violenza giunge dalla discriminazione, dalla separazione, dall’odio, dalla paura, dalla collera.

Aiutando così le persone a trasformare queste cose prima che si trasformino in azione: questa è la vera azione non violenta.

Si potrebbe cominciare da adesso. Non dobbiamo aspettare che qualcosa accada per decidere se dobbiamo agire con violenza o con non violenza.

Penso che la non violenza non potrà mai essere completamente assoluta. Possiamo dire che potremo essere non violenti quanto possiamo. Quando pensiamo al militare, non pensiamo che le cose che fa un militare siano solo violente.

Ma per condurre un esercito, per proteggere una città, per fermare un’invasione di un esercito straniero, ci sono molti modi per farlo: ci sono modi più violenti e modi meno violenti. Puoi sempre scegliere.

Forse non c’è un modo per farlo al 100% in maniera non violenta, ma l’80% di non violenza è meglio del 10% di non violenza.

Vedi? Quindi non cercare un assoluto. Questa è la via che pratichiamo i Cinque Precetti di Consapevolezza. Non puoi essere perfetta nella pratica. Non ti preoccupare se non sarai perfetta. Osservando i quattordici o i cinque precetti, l’unica cosa che importa è che tu sia determinata ad andare in questa direzione.

Fai del tuo meglio: che è ciò che serve.

È come nel bosco. Ti perdi nel bosco di notte, e non sai come uscirne. Devi guardare alla Stella Polare per trovare la tua strada. Se vai verso nord, non significa affatto che tu voglia arrivare alla Stella Polare. Tu non hai bisogno di arrivare lì, hai solo bisogno di andare verso nord.

I Cinque Addestramenti sono così. Devi andare nella direzione della comprensione e della compassione. Non devi essere perfetta. Se sai che stai facendo del tuo meglio, che è anche il meglio per il Sangha, che è meglio anche per Buddha. Così la non violenza è la stessa cosa. Dobbiamo fare del nostro meglio. Grazie.

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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Una risposta

  1. Maura ha detto:

    Grazie per la condivisione sulla “non violenza”. Profonda, tocca le corde della mia anima. Posso sentire gratitudine per questo Sangha e grazie di cuore Paolo!

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