Questo breve opuscolo, uscito nel 1933, unico libro pubblicato da Gurdjieff mentre era in vita, e ritirato dalla circolazione dall’autore stesso un anno più tardi per ragioni oscure, si può considerare il suo primo e unico tentativo di dare una vasta diffusione a mezzo stampa delle sue ricerche sulla natura umana e del suo progetto di insegnamento.
Il libro offre una lucida spiegazione dell’aspetto pratico dell’insegnamento di G. I. Gurdjieff. Questo insegnamento indica una via di sviluppo da seguire nelle condizioni normali di vita, a differenza delle altre Vie – quella del fachiro, del monaco e dello yogi – che esigono il ritiro dal mondo.
Paul Breiter, uno dei primi discepoli di Achaan Chah, ha tradotto e pubblicato in questo libro alcuni dei lunghi discorsi serali nella foresta in cui il maestro tailandese dava ai suoi discepoli preziosi insegnamenti.
Bayda ci indica come l’autocommiserazione, le lamentele, i giudizi e le paure che sovrapponiamo alle nostre esperienze, tutte le fantasie che nutriamo su come la vita dovrebbe essere, vadano a colorare ogni nostra azione impedendoci di vivere in modo autentico e libero.
Secondo Ezra Bayda, i nostri problemi emotivi e fisici non sono ostacoli lungo il sentiero, ma il sentiero stesso. Possiamo utilizzare tutto ciò che la vita ci porta per rafforzare la pratica quotidiana, compresa la nostra confusione.
Il detto cinese: “Grande dubbio, grande illuminazione; piccolo dubbio, piccola illuminazione; nessun dubbio, nessuna illuminazione” ribadisce come l’interrogare sia la chiave indispensabile al risveglio.
Esaminando la vita di 5 laici contemporanei al Buddha, l’autore dimostra che il Buddha stesso non vedeva la vita monastica come requisito indispensabile per la pratica del suo sentiero, che si rivela quindi valido anche per il mondo laico contemporaneo.
Le pratiche meditative consigliate da un ex monaco ligio all’ortodossia buddhista che ha poi adottato una pratica più libera, ispirata a Krishnamurti e alla psicologia occidentale.
Un dialogo dove torna sempre l’invito a rifiutare il conformismo, l’imitazione, il condizionamento, tutto ciò che distorce la mente asservendola all”altro’: a ciò che non è in noi, all’autorità, qualunque essa sia. L’unica vera rivoluzione è quella che avviene nello spirito dell’uomo.
È possibile scrivere un libri sulla fede senza parlare di Dio? La fede non è atto di credenza, non implica nessun Dio. Anzi, se della devozione è presente, lo è quale capacità di fidarsi delle proprie radici e questa implica, passo dopo passo, l’apertura al dubbio.
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