mariangela gualtieri bambina mia

“Bambina mia” di Mariangela Gualtieri può esserci di grande conforto, in tempi di cupo pessimismo per un mondo in declino. Ma anziché darci una velleitaria speranza, ci invita a vedere la bellezza che è già in noi.

Bambina mia

Di Mariangela Gualtieri

 

Bambina mia.
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.

E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie. E al centro
ira.

Ma tu non credere a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa e questo mondo
come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue. Lo fa perché è facile farlo.

Noi siamo molto confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.

Tocca a te, ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.

C’è splendore
In ogni cosa. Io l’ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.

Ciao faccia bella,
gioia più grande.
L’amore è il tuo destino.
Sempre. Nient’altro.
Nient’altro. Nient’altro.

Grazie a Mario Valzania per aver segnalato la poesia “Bambina mia”.

Tratto da: Mariangela Gualtieri, “Quando non morivo“, Einaudi, 2019.

Chi è Mariangela Gualtieri

La parola è sempre limitante rispetto alla realtà. Ecco come lo dice Mariangela Gualtieri:

Io non sono mai tutta, mai tutta,
io appartengo all’essere e non lo so dire,
non lo so dire, io appartengo e non lo so dire, non lo so dire
io appartengo all’essere, all’essere e non lo so dire.

[La foto è di Daria Obymaha, Russia]

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