le lacrime che ho versato ieri sono diventate pioggia

“Le lacrime che ho versato ieri sono diventate pioggia”: il verso di Thich Nhat Hanh esprime in poche parole la profondità della visione non dualista dello Zen, che ci fa vedere la bellezza anche dove c’è la disperazione.

La vita ha lasciato le sue impronte sulla mia fronte,
ma questa mattina sono ritornato bambino.
Il sorriso scoperto fra foglie e fiori è tornato per toglier via le rughe.
Così come la pioggia fa scomparire ogni traccia sulla sabbia.
Ancora una volta inizia il ciclo di nascita e morte.
Cammino deciso.
Cammino sulle spine, ma senza incertezze, come farei tra i fiori.
Tengo alto il capo.
Le rime fioriscono tra i rumori delle bombe e dei mortai.
Le lacrime che ho versato ieri sono diventate pioggia.
Mi sento calmo mentre ne ascolto il suono sul tetto di paglia.
Infanzia, oh la mia terra natia mi chiama, e la pioggia
si fonde con la mia disperazione.
Sono ancora qui vivo, capace di sorridere quieto,
il dolce frutto maturato dall’albero della sofferenza.
Portando il cadavere di mio fratello, attraverso i campi di riso nell’oscurità.
La terra ti stringerà con forza tra le sue braccia, mio caro,
cosicché domani sarai trasformato in un fiore,
quel fiore che sorride tranquillo nel campo, stamane.
Allora non piangerai più, mio caro,
abbiamo attraversato una notte troppo profonda.
Stamane, sì, stamane mi inginocchierò sull’erba verde e scoprirò la tua presenza.
Oh fiore che mi parli in silenzio,
Certamente il messaggio d’amore e comprensione è arrivato.
1964 a Saigon.
Da: Thich Nhat Hanh, “L’amore e l’azione. Sul cambiamento sociale non violento”, Astrolabio Ubaldini, 1996.
[Grazie a Claudio Phap Bhan Panarese per aver segnalato questa poesia su Facebook]

Dal commento pubblicato da Paolo Subioli su Yoga Journal:

Il monaco zen Thich Nhat Hanh, quando ha scritto questa poesia a Saigon, Vietnam, nel 1964, imperversava la guerra. Pur avendo visto da vicino lo strazio e la morte di persone care, non è maturato in lui né un desiderio di vendetta, né un rifiuto della sofferenza in quanto tale. È riuscito a mantenere quella visione ampia che deriva da una presenza mentale esercitata costantemente, e che gli ha permesso di cogliere l’intima interconnessione di tutte le cose e l’ineluttabilità della dimensione oscura della vita. La continua trasformazione di tutto ci sfida a vedere il fiore che nascerà dalla decomposizione del cadavere.

Il monaco che ha messo insieme impegno e poesia

Thich Nhat Hanh, nato in Vietnam nel 1926, è considerato uno dei più grandi leader spirituali moderni. Pur aderendo fedelmente al proprio lignaggio Zen – che risale a Linji (810/15-867 d.C.) – ha riformato in modo radicale lo Zen, ibridandolo con elementi di altre tradizioni buddhiste, come la Vipassana, e rendendolo comprensibile a tutti, grazie anche alle sue doti di poeta.

Durante la guerra del Vietnam, diede vita al movimento di resistenza nonviolenta dei “Piccoli Corpi di Pace”: gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne per creare scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati, nonostante subissero attacchi da entrambi i contendenti, poiché li ritenevano alleati del proprio nemico. Nel 1967 incontrò Martin Luther King, il quale, dopo averlo conosciuto, lo candidò al Premio Nobel per la pace e prese posizione pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Due anni dopo, costretto all’esilio, Thich Nhat Hanh diede vita alla Delegazione di Pace Buddhista, che ha partecipato alle trattative di pace di Parigi. Dopo la firma degli accordi, gli è stato rifiutato il permesso di rientrare nel suo Paese. Si è quindi stabilito in Francia, dove nel 1982 ha fondato Plum Village, comunità di monaci e laici nei pressi di Bordeaux, nella quale ha vissuto fino al suo ritorno definitivo in Vietnam, nel 2018. Da quando è stato colpito da un ictus, nel 2014, ha interrotto la sua prolifica attività di insegnamento.

Tratti caratteristici del suo insegnamento, oltre all’estrema comprensibilità, sono un forte accento posto sul “non dualismo” e sull’interconnessione di tutte le cose, da cui è derivato anche il suo forte impegno sui temi ambientali.

I suoi “addestramenti alla consapevolezza” sono una rivisitazione dei precetti buddhisti, proposti come base per un’etica universale, al di là di qualsiasi appartenenza etnica, ideologica o religiosa.

I suoi numerosi libri sono stati tradotti in molte lingue.

[L’immagine è una calligrafia di Thich Nhat Hanh]

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