genitori figli somiglianze

Tra genitori e figli le somiglianze si accentuano col progredire dell’età. È un destino dal quale è difficile sfuggire, ma che ci dà un grande insegnamento per capire chi siamo veramente e cosa ci stiamo a fare in questo mondo. Dopo aver passato una vita a cercare di definire e difendere una mia identità personale, a ben guadare mi rendo conto che molto in me non è affatto originale: il mio volto è molto simile a quello di mio padre, i miei modi di fare ripetono quanto ho già conosciuto in entrambi i miei genitori. Qual è dunque il senso della mia esistenza, se non faccio altro che ripercorrere i passi di altri?

Il DNA di mio padre e mia madre è presente in ogni singola cellula del mio corpo, non potrò mai allontanarmi da loro. Né posso ignorare che i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni dipendono da ciò che mi hanno insegnato loro stessi e i molti maestri che ho avuto, dalle letture e le conversazioni di tutta una vita. Se sono capace di vedere mio padre e mia madre in me non metto in crisi la mia identità. Riesco anzi a vedere con più chiarezza il legame intimo che mi lega non solo a loro, ma anche a tutti gli esseri dell’universo, presenti, passati e futuri. Non è una credenza religiosa, ma la constatazione che tutte le cose sono interconnesse tra loro, come in una grande rete.

Il linguaggio poetico può svelarci qualcosa di questa realtà. Lo fa ad esempio questa poesia di Valerio Magrelli dedicata a suo padre.

A Giacinto, mio padre

Vecchiaia – inizia il Grande Mimetismo,
divento sempre più simile a mio padre.
Giacinto, ti raggiungo!
disco che mi colpisce per farmi uguale a te.
Volto, gesti, inflessioni, andatura:
torno all’originale,
semplice applicazione di un programma.
O forse mi travesto per salvarmi,
barricato nel suo recinto genetico…
Da quale predatore sto fuggendo,
per abdicare al mio aspetto?
(Il modo in cui dico: «Davvero?»,
sentendomi doppiato,
parlato da una voce che è la sua).
Vecchiaia — l’Invasione si avvicina.
Non so se potrò ancora firmare col mio nome.

Da: Valerio Magrelli, “Geologia di un padre“, Einaudi, 2013

[L’immagine è di Alan Turkus, Minneapolis, Usa]

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