Perché consultare il telefono di continuo fa male alla salute

Chris 861, Cigarette et iphone...!!!Consultare di continuo il nostro telefono, ogni volta che abbiamo un attimo di pausa, può costarci molto caro. Ormai dare un’occhiata allo smartphone appena possibile è diventato un’abitudine molto diffusa in tutti gli ambienti sociali e a tutte le età. Ma questo è un gran guaio, perché ci costringe ad andare contro la nostra vera natura, e dunque fa male alla salute.

Come mangiare le merendine o stare seduti tutto il giorno.

La mente umana così come la conosciamo oggi è frutto di un’evoluzione durata decine di migliaia di anni, nel corso della quale abbiamo sviluppato caratteristiche del comportamento e della personalità che hanno una certa logica. Ve la sentite di andare contro questa logica?

Pubblicità (registrati per non vederla più)

Non abbiamo fatto niente per millenni

Capita nella vita di non avere niente da fare, ad esempio quando dobbiamo aspettare. Nel corso della storia questi momenti sono stati prevalenti, perché fino al pieno avvento dell’industrializzazione, la vita di una persona media procedeva molto più lentamente. Nella civiltà contadina – quella che ha prevalso anche dalle nostre parti fino alla seconda metà del XX secolo – nei mesi invernali non c’era molto da fare e comunque, quando arrivava il buio, le attività cessavano praticamente del tutto. Lo stesso concetto di tempo libero è molto recente; di solito viene fatto risalire al XIX secolo, ma solo per le classi più privilegiate.

Cosa abbiamo fatto per millenni, in questi lunghissimi periodi privi di attività? A parte i momenti in cui c’era qualcuno con cui parlare, rimanevamo in silenzio, senza fare nulla in particolare. Era comunque possibile pregare, oppure ripetere mentalmente storie e filastrocche tramandate oralmente. Altrimenti la mente rimaneva in balia di sé stessa.

Quando la mente è in balia di sé stessa

La mente in balia di sé stessa l’abbiamo sperimentata tutti. È una condizione in genere poco piacevole, ed è questo il motivo per cui sono stai inventati i passatempi. Siamo molto più a nostro agio se abbiamo qualcosa su ci fissare l’attenzione, se siamo a contatto con un oggetto della mente, qualsiasi esso sia.

Però la mente che non fa nulla è nel suo stato più naturale, tanto che viene definito dagli scienziati “stato di default”. Si è scoperto addirittura che c’è una parte del cervello dedicata a questo scopo: la rete (neurale) dello stato di default, meglio nota in inglese, come default mode network. Non è una condizione negativa, altrimenti l’evoluzione non ci avrebbe portati ad essere così. Quando queste aree del cervello si attivano, si sviluppano determinate abilità cognitive, come ad esempio le capacità di:

  • accedere ai ricordi della propria vita (memoria episodica autobiografica);
  • riflettere sui propri e altrui stati mentali;
  • riconoscere stimoli familiari e non;
  • provare emozioni in relazione a situazioni sociali che riguardano noi stessi o gli altri;
  • valutare le reazioni proprie e degli altri in alcune situazioni emotive;
  • ecc.

Potete approfondire questo argomento consultando il mio libro “Ama il tuo smartphone come te stesso“. Se ne parla nelle pagine 31, 34, 38, 45, 53, 56, 57, 60, 91 e 98.

Cosa succede quando c’è il telefono

Col telefonino in tasca, abbiamo sempre e comunque un passatempo disponibile, che sia Whatsapp, il meteo, le news o il nostro social preferito. Appena si crea un piccolo vuoto, andiamo subito con lo sguardo al piccolo schermo, impedendo alla rete di default di attivarsi. Dunque rinunciamo a sviluppare capacità come quelle che ho appena elencato. Più siamo giovani peggio è. Se siamo bambini, è un problemone. Ma anche nella vita adulta questa atrofizzazione di certe capacità si traduce in cattiva salute mentale: insoddisfazione, incapacità a comunicare, impoverimento delle relazioni, depressione.

Dunque consultare il telefono di continuo fa male alla salute. Quanto meno quella mentale. Ma chi di voi è capace di separare la mente dal corpo?

Ama il tuo smartphone come te stesso. Essere più felici al tempo dei social grazie alla digital mindfulness

Paolo Subioli - Ama il tuo smartphone come te stesso
Publisher:
N. pagine: 196
Smartphone, tablet e pc non sono più meri strumenti al nostro servizio, ma vere e proprie estensioni dei nostri corpi e delle nostre menti.  Essendo parte di noi stessi, devono diventare elementi di crescita. Attraverso il percorso della Digital Mindfulness viene affrontato il tema della consapevolezza del rapporto con i media digitali, proponendo piccole pratiche quotidiane, spazi di riflessione, momenti di riequilibrio per migliorare la nostra vita e quella degli altri.
[La foto è di Chris 861, Francia]

You need to login or register to bookmark/favorite this content.

Pubblicità (registrati per non vederla più)

Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. Anonimo ha detto:

    Articolo interessante,se letto più volte con attenzione si potrebbero trovare diversi spunti per lo studio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *