Il navigatore Google come maestro di resilienza
Il termine resilienza, un tempo utilizzato solo nel campo della tecnologia dei materiali, oggi è in voga soprattutto in ambito psicologico. In generale, la resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento. Perciò, se si parla di un materiale, la resilienza è la sua capacità di assorbire gli urti e le deformazioni senza rompersi. La resilienza è il contrario della fragilità.
In psicologia, la resilienza ha un significato simile, poiché può essere definita come la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà, di saper ricominciare restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
La resilienza è dunque una bella qualità, che ci consente di fare fronte alle difficoltà, che prima o poi nella vita capitano sempre. A tutti noi è capitato di conoscere persone particolarmente “resilienti”. Individui che cadono nell’abisso di un trauma improvviso – il licenziamento, la perdita di una persona cara, l’abbandono del partner, ecc – ma che riescono a ritrovare una nuova ragione di vita e ricominciare.
La resilienza è una qualità oggi sempre più attuale, al punto che è richiesta persino alle collettività. I cambiamenti climatici e ambientali richiederanno infatti inedite forme di adattamento delle comunità.
Sarebbe bello avere il dono della resilienza. Ma chi ce lo può dare? Gli psicologi ci dicono che è una capacità tipicamente umana, che tutto possiamo avere, purché ci siano le condizioni giuste. Tali condizioni ce le possiamo anche creare da soli. Come al solito, è necessario cominciare a lavorare sulle piccole cose, nella vita di tutti i giorni, e sviluppare da lì le capacità di resilienza. Poi sarà più facile farlo quando succedono le cose serie.
Il navigatore Google e la resilienza
Esiste una tecnologia digitale che può insegnarci a essere resilienti. È il navigatore, quello fornito di serie con tante automobili o attivabile dall’interno delle Google Maps. Se gli dico che voglio andare da A a B, mi propone un percorso, guidandomi passo passo lungo tutto il tragitto. Non devo fare altro che seguirlo.
Ma cosa succede se mi sbaglio, o faccio di testa mia, e non seguo le indicazioni del navigatore? Lui (il navigatore) non si scompone, magari ci pensa un attimo e prontamente mi propone un’alternativa, per consentirmi di arrivare a destinazione. Se insisto a non seguirlo, non fa una piega. Mille volte disattendo le sue indicazioni, mille volte il navigatore spenderà la sua capacità di calcolo per trovare la soluzione più adatta per me in quel momento.
Chi non vorrebbe avere un amico così, sempre pronto a darci una mano, anche se ci beffiamo di lui? E chi non vorrebbe avere la stessa capacità di non prendersela troppo e riorganizzarsi per fare fronte al mutare delle condizioni?
Il navigatore Google, per quanto non sia altro che un algoritmo di calcolo eseguito da una macchina, è dunque a suo modo un validissimo esempio da imitare.
Come fare
- La prossima volta che usi il navigatore per compiere un tragitto, prova deliberatamente a non seguirne le indicazioni.
- Nota che effetto ti fa avere ogni volta la possibilità di ricevere nuove soluzioni da qualcuno che non se la prende ed è sempre disponibile.
- Valuta se puoi riportare nella tua vita un insegnamento da questa esperienza.
Per approfondire:
Alan Watts – La resistenza al cambiamento è ignorare che il cambiamento stesso è vita
Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?
Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):
Prova uno dei nostri esercizi da fare sui mezzi di trasporto:
Gli Esercizi di Meditazione sono riservati agli iscritti di livello Praticante e Contemplante.
You need to login or register to bookmark/favorite this content.
Molto interessante Maestro. Grazie di cuore, come sempre.