Minimalismo.
Il Minimalismo riscuote sempre più interesse, nella nostra società del superfluo, e si pone come movimento realmente alternativo allo status quo, forse un vero antidoto ai più grandi problemi che oggi dobbiamo fronteggiare. Lo stesso Zen giapponese viene storicamente considerato quale principale fonte di ispirazione per le varie tendenze minimaliste che si sono manifestate nella società moderna.
Minimalismo, qual è il significato
Il significato di Minimalismo è qualcosa che va chiarito subito, perché il termine si presta a qualche ambiguità. Cominciamo col dire che l’interesse per il Minimalismo, nella nostra società, è nato nell’ambito dell’arte. Negli anni ’60 si è sviluppato un movimento minimalista nelle arti visive, che praticava l’eliminazione di tutto ciò che non era necessario, e che aveva equivalenti anche nell’architettura e nella musica. Ma a mio parere l’opera che meglio di tutte esprime un atteggiamento minimalista nell’arte è un quadro dipinto molto prima, nel 1915, il Quadrato nero di Kazimir Malevič, che consiste in un grande quadrato nero su fondo bianco.
Se lo riguardiamo alla distanza dei più di cento anni che sono passati, ci rendiamo conto come esso segni uno spartiacque tra l’arte moderna e tutto ciò che veniva prima. Ma dopotutto è l’espressione di un mondo dominato dalla produzione industriale, nella quale le forme semplici sono d’obbligo, in contrapposizione al lavoro artigianale. Più tardi il Minimalismo si è affermato come ricerca dell’essenziale da un punto di vista formale. Come se per comprendere la realtà si debba andare all’essenza delle cose, togliendo il superfluo o comunque dando meno importanza alle parti rispetto al tutto. Poi il minimalismo si è affermato nel design – e i prodotti Apple ne sono il manifesto – quale avvicinamento alle esigenze reali del consumatore come persona. Negli oggetti dal disegno essenziale si possono trovare anche echi di quella semplicità che diventa quasi astrazione che è tipica del giardino zen.
Premesso questo, il Minimalismo è anche una filosofia di vita, che consiste nell’adottare uno stile di vita semplice, basato non tanto sulla rinuncia, quanto sulla ricerca delle sole cose che vengono scelte deliberatamente, perché sono utili o ci procurano soddisfazione. Tale filosofia ha radici molto antiche, essendo stata praticata da tutti i maestri spirituali – da Buddha a Gesù a San Francesco, fino a Gandhi. Tra i filosofi veri e proprio, quello che si avvicina di più al Minimalismo moderno è senz’altro Epicuro, il quale predicava non tanto la rinuncia, quanto il godimento dei veri piaceri della vita, che sono i più semplici.
Il minimalismo come atteggiamento mentale
Le persone che scelgono il Minimalismo possiedono meno oggetti, hanno case più piccole, fanno meno viaggi e hanno un livello di consumi tendente al basso. Ma non lo vivono come sacrificio o una privazione, perché il Minimalismo è prima di tutto un atteggiamento mentale. Si tratta di fare pulizia, distinguendo tra ciò che facciamo o acquistiamo per abitudine, o perché lo fanno anche gli altri, e ciò che invece ricerchiamo perché ci piace veramente o ci fa stare bene.
Ci sono dei momento della vita in cui si accende in noi la luce del Minimalismo. Ad esempio, quando dobbiamo metterci in viaggio e prepariamo il bagaglio, scegliamo con cura le cose che ci porteremo dietro, perché ogni oggetto in più sarà un peso e un ingombro che potrebbe eccedere lo spazio a disposizione. Meno cose ci porteremo dietro, più viaggeremo leggeri. Così è anche nella vita. Ogni volta che sperimentiamo un trasloco, ci accorgiamo di quante cose superflue tenevamo in casa e siamo felici di liberacene almeno in parte.
Nell’ufficio dell’azienda per la quale lavoro c’è un’ottima usanza. Nessuno ha dei cassetti, né una scrivania propria. Di personale c’è solo una scatola, dove riporre le proprie cose a fine giornata. In questo modo non si accumulano oggetti inutili e polverosi all’infinito.
Quando si adotta il Minimalismo come atteggiamento mentale, rinunciare può diventare addirittura un piacere. Non posso definirmi un minimalista al cento per cento, ma quanto entro in un negozio, e faccio un giro per osservarne i prodotti, e poi esco a mani vuote, mi sento molto felice.
Il Minimalismo è anche molto attuale, in questo momento drammatico della nostra storia, nel quale ci siamo resi conto che la crisi climatica ed ecologica potrebbe rendere la Terra inabitabile in tempi molto brevi. La causa di tutto è un modello basato sul continuo sfruttamento delle risorse naturali, che non può continuare all’infinito. La cura non può che passare per una riduzione dei consumi non necessari, specie di quelli basati su prodotti non riciclabili.
Minimalismo e meditazione
La meditazione è una pratica minimalista, perché consiste nello svuotare la mente di tutto ciò che in quel momento è superfluo, ovvero tutti i pensieri riguardanti il passato e il futuro. Seduti in meditazione, osserviamo ciò che in quel momento è veramente essenziale: il respiro, la posizione del corpo, le sensazioni, le attività della mente. Quando stiamo concentrati nel momento presente, senza aggiungere altro, proviamo un piacere che è strettamente connesso con la gioia di essere vivi. Stiamo vivendo la vita al cento per cento, per quello che è veramente in questo momento. Siamo nel flusso vitale dell’universo e questo ci rende pienamente veri e vivi, anche se non è detto che quello che stiamo provando sia piacevole.
Fare il vuoto, stare in silenzio, prendersi tutto il tempo necessario. È con questo bagaglio ridotto al minimo che possiamo entrare in contatto con una parte di noi che altrimenti rimarrebbe sconosciuta. È la dimensione della mente quieta, o della Grande Mente, come direbbero i maestri zen. La nostra mente, spogliata di tutto ciò che è superfluo o che è frutto di pura speculazione, entra a fare parte di una Mente universale, che è la mente di tutti gli esseri, umani e non. Il Minimalismo della mente è uno spogliarsi di tutto, che ci mette in contatto con il tutto.
Del resto, a pensarci bene, nel momento in cui ci liberiamo sia degli oggetti superflui che dei pensieri superflui, siamo gli esseri umani più autentici. Il nostro corpo e la nostra mente, così come sono adesso, si sono formati non meno di 100mila anni fa. Poi abbiamo aggiunto di tutto, ma siamo gli stessi identici (più o meno) dei nostri antenati che vivevano con poco o niente indosso, dentro a rifugi di fortuna.
Minimalism, il film
Per capire ancora meglio cos’è il Minimalismo, consiglio caldamente di vedere Minimalism, un film ahimé visobile solo all’interno di Netflix. Il film è ispirato a Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, fondatori del blog The Minimalists. I due, partendo ciascuno da un’esperienza difficile, hanno deciso di ridurre tutto all’essenziale e fare dello stile di vita minimalista una ragione di vita.
Il titolo completo del film è “Minimalism: A Documentary About the Important Things”, ovvero “Minimalismo. Un documentario sulle cose importanti”. Questo fa capire il senso di questo stile di vita. Non tanto rinunciare, quanto concentrarsi solo su ciò che conta. I minimalisti non sono anticonsumisti. Nel film, ad esempio, si vedono tanti computer Apple, i più cari. Ecco cosa dice uno degli intervistati nel film:
Prima di scoprire il minimalismo, credo che la mia vita assomigliasse a quella di chiunque. Possedevo un sacco di cose. Centinaia, migliaia di libri. DVD e videocassette. Armadi pieni zeppi di vestiti costosi. Tutti quegli oggetti che facevo entrare nella mia vita senza farmi troppe domande. Quando iniziai a mollare la presa, cominciai a sentirmi più libero, felice e leggero. Adesso che sono un minimalista, ogni oggetto che possiedo ha uno scopo, oppure mi dà gioia. Ho un letto, una sedia e una radio. Ho qualche mobile in sala da pranzo. Ho degli elettrodomestici in cucina. Non ho nessun oggetto di troppo. Le cose che ho scelto di avere intorno a me le devo giustificare solo a me stesso e a nessun altro. Sono io che giudico se una cosa aggiunge valore alla mia vita o meno. Se non lo fa, devo essere disposto a lasciarla andare.
Nel film, un’attenzione particolare è dedicata al tema della casa. Utilizziamo veramente solo una parte delle nostre case, che sono grandi, solo per poter contenere tutti gli oggetti che possediamo. È nato un movimento, negli Usa, per diffondere l’uso delle micro-case, o casette, che sono generalmente case prefabbricate grandi come una stanza, come quelle dì Life Edited. Chi ci abita ci tiene solo quello che ritiene essenziale. Nel film c’è anche chi ha rinunciato perfino alla casa e gira con un paio di borse contenenti una cinquantina di oggetti. C’è anche chi si è concentrato sui vestiti. Ognuno di noi ne ha più di quelli che usa realmente, non è così? Sapere che quella della moda è una delle industrie a più alto impatto ambientale, può incentivarci a comprare meno vestiti o persino a comprarli usati.
Un libro per capire il Minimalismo
Se dovessi consigliare un libro per capire il significato di Minimalismo, sceglierei “Vivere Intenzionalmente“, di Silvio Gulizia. Il titolo stesso sintetizza molto efficacemente l’essenza del minimalismo: scegliere sempre intenzionalmente cosa fare e cosa possedere. In questo modo possiamo utilizzare totalmente a nostro vantaggio le risorse limitate di cui disponiamo, primo tra tutti il tempo.
L’interessante di questo libro è che non si dilunga in teorie, ma si concentra sulle “semplici pratiche per rimanere connessi con i propri perché”. Viviamo in una “società della distrazione“, dice Gulizia, che fa di tutto per sviarci da ciò che è realmente importante per noi. “Elininando il superfluo, ci restano più tempo, energia e attenzione per dedicarci a quello che fa la differenza”. Vivere da minimalisti significa dunque scegliere solo le cose e le persone che ci coinvolgono e che per noi hanno un ruolo importante. Questo si applica nel lavoro, come nella vita famigliare, come nel tempo libero.
Le zavorre da cui possiamo liberarci non hanno fine. Tante nostre aspettative, ad esempio, si trasformano in paura, non appena ci rendiamo conto di quanto siano incerti e imprevedibili gli avvenimento della vita. L’autore del libro ci invita a lasciare andare queste paure, come del resto abbiamo fatto tante volte in questo sito. Accettando l’impermanenza e l’imprevedibilità della realtà, possino sviluppare quella resilienza a capacità di adattamento che sono le nostre uniche possibilità di salvezza.
Viva il Minimalismo, insomma. Ma di parole gliene abbiamo dedicate già troppe.
Per approfondire:
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