Meditazione online gratuita, come e dove praticarla

meditazione online gratuita

Gruppi di meditazione online sono sempre più diffusi in tutto il mondo, nelle diverse tradizioni, dallo zen alla vipassana alla mindfulness. Ciò appare come una conseguenza logica non solo delle possibilità offerte dalle tecnologie, ma anche della necessità di conciliare le pratiche di ispirazione buddhista con gli irrequieti stili di vita contemporanei. Sapevamo già che internet sta cambiando tutto nel mondo. Perché non dovrebbe cambiare anche i “sangha“, cioè i gruppi di pratica, e la meditazione stessa?

Ecco dunque un breve excursus sul fenomeno della meditazione online e dei sangha virtuali.

Perché la meditazione online?

Innanzi tutto è importante chiarire perché una persona, anziché praticare la meditazione per contro proprio, debba necessariamente unirsi ad un gruppo, a costo persino di sceglierne uno “virtuale”, ritrovandosi così, per l’ennesima volta nel corso della giornata, a tu per tu con una macchina.

La storia delle tecnologie della comunicazione ci insegna che quando si apre una nuova possibilità di comunicare, quest’ultima non sostituisce le precedenti, ma le integra. Ci sono pochissime eccezioni a questa regola. È successo per le ferrovie, le autostrade, la TV, il telefono, internet, eccetera. Dunque la diffusione dei gruppi di meditazione online e dei sangha virtuali – che ancora è agli albori – non sta affatto sostituendo i gruppi dal vivo, ma viene piuttosto adottata dome una possibilità in più.

Ma l’elemento più importante da considerare è che la meditazione praticata in gruppo è molto diversa da quella solitaria. Quando si pratica in un “sangha” o altro tipo di gruppo, c’è un’energia diversa, molto più forte, che si percepisce anche rimanendo in silenzio con gli occhi chiusi. È una percezione che si sente molto chiaramente e che ci mette in contatto col mistero delle tante cose che non sappiamo dei nostri corpi e delle nostre menti. C’è qualcosa che passa anche tra persone immobili che non parlano tra loro.

Il sangha, inoltre, è un importante elemento di sostegno alla pratica, per almeno tre ragioni:

  1. darsi appuntamento e avere un gruppo di riferimento motiva a praticare con continuità;
  2. è possibile trovare idee, suggerimenti e risposte ai propri dubbi nel confronto con gli altri;
  3. la dimensione di gruppo aiuta a vivere quella dimensione di unione e non separatezza che la pratica stessa svela; a sentirsi parte di un tutto e non elementi isolati, insomma.

Del resto in tutte le tradizioni buddhiste c’è l’usanza di “prendere rifugio nei tre gioielli“, costituiti dal Buddha (la capacità di ciascuno di diventare un essere risvegliato), dal Dharma (gli insegnamenti) e dal Sangha, cioè la comunità dei praticanti. L’espressione “prendere rifugio” può essere meglio compresa se si considerano i molti nutrimenti “tossici” che assumiamo nel corso cella giornata, compresi i nostri stati mentali più negativi. Rifugiarsi in un comunità di amici anch’essi dediti alla ricerca del bene è senz’altro salutare. e lo si percepisce subito quando ci si ritrova a contatto con altri praticanti. Persino online.

Chi pratica la meditazione online

I gruppi che praticano la meditazione online possono essere divisi in 5 categorie.

  1. Gruppi privati che sfruttano le tecnologie internet per mantenersi in contatto. C’è ad esempio un gruppo zen di Cinisello Balsamo (MI) che per mantenere un contatto quotidiano si mette in collegamento via Skype ogni mattina alle 6. Una pratica di gruppo del genere, la mattina presto di ogni giorno, sarebbe altrimenti impraticabile in città.
  2. Gruppi pubblici a quali ci si può unire online. Un esempio è costituito da World Interbeing, che pratica nella tradizione zen di Thich Nhat Hanh ogni venerdì alle 19 ora italiana, e vi si trova gente veramente di tutto il mondo. Per unirsi bisogna chiedere di entrare nel relativo gruppo nella piattaforma Google+ e la pratica si svolge tutta sul web.
  3. Insegnanti di meditazione che offrono pratiche online. Il sito Worldwide Insight contente di partecipare la domenica sera alle 20 ora italiana a una sessione con un insegnante, ogni volta diverso, che offre una meditazione guidata. I partecipanti possono poi inserire i propri commenti in forma scritta.
  4. Centri di pratica che trasmettono dirette dei propri incontri, come fa Plum Village in occasione di certi ritiri.
  5. App che svolgono il ruolo di piattaforme per la meditazione online. L’esempio più famoso è Insight Timer, che fornisce un timer per la meditazione individuale, ma il singolo partecipante può sapere chi altro sta praticando nello stesso momento e può prendere parte a gruppi tematici o geografici che interagiscono tramite forum.

All’interno di questi schemi vi si trovano insegnanti e praticanti di tutte le tradizioni meditative.

Come si fa la meditazione online

Il modo di praticare la meditazione online in gruppo dipende da due fattori:

  • la tradizione seguita dal gruppo stesso;
  • la tecnologia utilizzata.

Per quanto riguarda la tradizione, c’è una grande varietà. Ma va detto che la dimensione digitale tende a favorire pratiche non eccessivamente lunghe. Non credo che si svolgano online ritiri vipassana, dove per giornate intere le sessioni da 45 minuti di meditazione seduta sono interrotte solo dalla meditazione camminata. Però ho notato che nelle varie app e siti web che propongono la meditazione online, è possibile trovare i migliori insegnanti vipassana del mondo, che offrono sessioni guidate tipicamente di 20-30 minuti.

Rispetto alla tecnologie, è possibile trovarle un po’ tutte, tra i vari gruppi attivi nel mondo. Oltre alle app realizzate ad hoc per questo scopo, i praticanti sfruttano tutto ciò che la rete oggi offre.

  • Skype è molto utilizzata, essendo una piattaforma già molto diffusa. In genere nelle conference call a scopo meditativo viene sfruttata solo la comunicazione audio, dal momento che le riunioni in video consentono al massimo 10 partecipanti e richiedono comunque buone connessioni. Il gruppo si dà appuntamento all’ora prefissata e il facilitatore guida la patica, come se ci si trovasse tutti in una stessa stanza.
  • Un’alternativa a Skype è Google Hangouts, che ha il vantaggio di non richiedere l’installazione si software specifici, essendo integrato nel browser Google Chrome. Non c’è neanche bisogno di avere un account Google, a meno che non si voglia partecipare alle discussioni nell’ambito dei gruppi Google+, come avviene nel già citato World Interbeing. Le opzioni audio e video sono come in Skype. La tecnologia Hangouts viene utilizzata anche dagli insegnanti nella modalità di comunicazione uno a molti, nella quale un utente trasmette in video e gli altri assistono.
  • Ci sono poi altre tecnologie per la comunicazione audio e video, più sofisticate e a pagamento, per lo meno da parte di chi organizza l’incontro, come GoToMeeting, TeamViewer, WebEx o Adobe Connect. In genere vengono utilizzate da chi offre attività a pagamento. Ad esempio, nei corsi MBSR a distanza.
  • Facebook è un’altra diffusissima piattaforma con la quale i gruppi di meditazione si mantengono in contatto. La pratica meditativa non si svolge all’interno di Facebook, che per ora non ha tecnologie che la possano supportare, ma consente la condivisione tra i partecipanti, oltre che la gestione degli aspetti logistici.
  • Forum e mailing list resistono ancora egregiamente al sopravanzare di Facebook. Molti gruppi di pratica nel mondo privilegiano queste forme di comunicazione scritta per mantenersi in contatto, condividere le proprie esperienze e darsi appuntamento. Anche in questo caso la meditazione vera e propria si svolge al di fuori della piattaforma tecnologica.
  • Il podcast, cioè il tipo di servizio che consente di abbonarsi a registrazioni audio pubblicate periodicamente, è anche molto diffuso. Nelle varie piattaforme di podcast è possibile trovare un’offerta sterminata di meditazioni guidate offerte da maestri noti e meno noti, in tutte le lingue.
  • Infine il semplice telefono viene utilizzato da gruppi che sfruttano i servizi di conference call offerte dai vari operatori

Per farsi un’idea della varietà di forme che possono assumere questi sangha online, può essere interessante farsi un giretto in Plumline, la rete che mette in collegamento tutti i sangha online legati alla tradizione di Plum Village, quella del maestro zen Thich Nhat Hanh.

Zen in the Cloud

Chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui riceve come premio la notizia che c’è un nuovo gruppo di pratica online in lingua italiana ad accesso libero: Zen in the Cloud. L’iniziativa è promossa da Zen in the City con l’obiettivo di creare delle opportunità per chi vive in luoghi dove non sono presenti gruppi che praticano la meditazione. Oppure per chi non ha la possibilità concreta di partecipare regolarmente a un gruppo di pratica, per vari motivi, logistici o di salute.

Cloud” significa nuvola e il termine è stato adottato non solo perché la nuvola è una metafora sempre più utilizzata per indicare internet stessa, ma anche per sottolineare un approccio “leggero” a questa iniziativa:

  • non prendersi troppo sul serio;
  • essere aperti anche e inclusivi nei confronti anche di chi pratica in modo diverso;
  • usare le tecnologie digitali per trovare la quiete, anziché per essere più convulsivi;
  • adottare la natura cangiante della nuvola quale modello di impermanenza.

Maggiori informazioni sulla meditazione online sono disponibili in questa pagina.

[L’immagine è un fotomontaggio tratto da una foto di AnEternalGoldenBraid e una di Premasagar Rose]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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3 risposte

  1. Stefano ha detto:

    io pratico la meditazione sulla piattaforma di second life, dove dei monaci americani della tradizione cinese tengono sessioni periodiche. Una esperienza da provare

  2. Paolo Subioli ha detto:

    Molto interessante, grazie. Di che tradizione cinese si tratta in particolare?

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