Meditazione nel bosco
Come si fa la meditazione nel bosco? Perché dovremmo praticare in un ambiente così particolare? Per rispondere a questa domanda sono andato nel luogo per eccellenza della meditazione nel bosco, per lo meno in Italia. È il monastero buddhista di Santacittarama, che appartiene alla Tradizione Thailandese della Foresta.
Quella della Foresta è una tradizione molto interessante, basata su una forma di fedeltà al buddhismo delle origini. La Tradizione Thailandese della Foresta propone una modalità di pratica molto vicina a quella degli insegnamenti di Siddharta Gotama, poi noto come il Buddha. Quest’ultimo aveva insegnato come usare la meditazione per guarire la sofferenza umana. Lo ha fatto all’aperto, nella foresta, perché il Buddha e i suoi seguaci vivevano e meditavano sotto gli alberi. Ajahn Chah è stato il più famoso esponente della Tradizione Thailandese della Foresta. Grazie ad essa, possiamo ancora oggi sperimentare una pratica come la meditazione nel bosco, che ha delle caratteristiche molto interessanti.
Se cercate in rete qualcosa sulla meditazione nel bosco, troverete qualcuno che vi dirà che il bosco è un posto dove possiamo trovare il relax, dove possiamo rilassarci, magari con l’aiuto del suono di un ruscello. Grazie alla meditazione nel bosco, potremmo superare lo stress e cose del genere. Io non credo che sia questo lo scopo della meditazione, che anzi è in grado proprio di metterci in contatto con le modalità reattive della nostra mente di fronte sia alle sensazioni piacevoli, sia a quelle spiacevoli.
Perché la meditazione nel bosco è necessaria
Se vogliamo conoscere la mente, se vogliamo capire qual è la causa della nostra sofferenza, dobbiamo entrare in contatto con tutti i tipi di sensazioni. Il bosco, in particolare, ci fa uscire la nostra zona di comfort. Sto parlando ad esempio della cura con la quale cerchiamo sempre di creare le condizioni per stare bene, senza fastidi. Questo avviene anche nella meditazione. Prima di sederci in meditazione, facciamo in modo che ci sia silenzio, che la porta sia chiusa, che la finestra sia chiusa, che magari ci sia l’aria condizionata, che il telefono sia in modalità aereo, e così va. Creiamo le condizioni perfette perché nessuno ci possa disturbare mentre cerchiamo di concentrarci. Lo stesso avviene in ogni circostanza della vita, quando cerchiamo di evitare ogni tipo di fastidio, piccolo e grande. Non vogliamo avere né freddo né caldo, né sudare o farci bagnare dalla pioggia, ecc.
Siamo continuamente preoccupati di creare le condizioni per non aver nessun tipo di disturbo, non solo del nostro corpo, ma anche rispetto alla nostra sfera emotiva. Cerchiamo di evitare tutte quelle situazioni, anche nelle relazioni umane, che potrebbero non essere piacevoli. È proprio questo atteggiamento che alimenta la nostra condizione di sofferenza esistenziale.
Praticando la mediazione del bosco usciamo da questa zona di comfort, perché siamo inseriti in un ambiente di natura selvaggia. La natura selvaggia è in realtà il nostro ambiente per eccellenza. Siamo stati creati dall’evoluzione affinché il nostro corpo e la nostra mente avessero le caratteristiche adatte a vivere in ambienti naturali come ad esempio il bosco. Poi, col progredire della civilizzazione, abbiamo eretto sempre più protezioni, per allontanarci il più possibile da questo ambiente naturale che consideriamo ostile, proprio perché imprevedibile.
Meditazione nel bosco per ritrovare la nostra autenticità
In realtà, quando siamo in un ambiente come il bosco, se ci stiamo in un certo modo, possiamo veramente ritrovare il nostro se più autentico. Lasciamo andare tante barriere artificiali che normalmente costruiamo. Non solo possiamo scoprire il nostro sé più autentico. Possiamo anche capire come la nostra mente reagisce a tanti stimoli esterni, specialmente i più imprevedibili.
Per esempio, se siamo nel bosco, possiamo provare sensazioni spiacevoli come il freddo, il caldo, l’umidità, la presenza di insetti, la vicinanza di animali a noi ignoti. Nel bosco siamo più che mai a contatto con l’ignoto, con il non conosciuto che è proprio la nostra condizione esistenziale: ci confrontiamo perennemente con qualcosa che pensiamo di conoscere e di capire, ma in realtà non capiamo mai fino in fondo.
La meditazione nel bosco, inoltre, può aiutare a comprendere a fondo la nostra insignificanza. Ci troviamo in un ambiente ricco di tantissime forme viventi di ogni tipo e dimensioni, animali e vegetali. Noi siamo uno degli animali di questo ambiente, ma probabilmente l’unico che non è assolutamente in grado di sopravvivere con le proprie forze in un posto come questo. La meditazione nel bosco perciò di aiuta a capire quanto siamo veramente nulla su questa terra, al di là del nostro senso di potenza, sia personale che collettivo.

Meditazione nel bosco: come fare
Ecco come praticare la meditazione nel bosco in base alla mia esperienza. Il bosco è un ambiente ricco di stimoli sensoriali che interessano diversi nostri sensi: suoni, odori, sensazioni tattili, oltre a forme e colori. L’importante è adottare un punto di osservazione “nudo”, senza pregiudizi né idee preconcette. Ecco come procedere.
- Trova un posto comodo per sederti, magari su una roccia o su un ramo. L’importante è che le anche siano più in alto delle ginocchia, in modo che la schiena possa mantenersi eretta e rilassata al tempo stesso, per facilitare la concentrazione.
- Poniti in una condizione di ascolto totale. Ascolta tutti gli stimoli sensoriali che vengono dal bosco, nella loro grande varietà: dal suono del vento e di eventuali ruscelli ai movimenti degli animali, ai versi degli uccelli, degli anfibi e degli insetti, alle sensazioni tattili.
- Se degli insetti si poggiano sulla tua pelle, prova a resistere alla tentazione di cacciarli: è un’occasione preziosa non solo per esercitare l’autocontrollo, ma anche e soprattutto per osservare le tue reazioni.
- In generale, cerca di osservare tutte le reazioni della tua mente ad ognuno degli stimoli sensoriali che sono presenti ora: questa è a mio parere la cosa più importante quando si pratica la meditazione nel bosco.
- Alla fine di questa meditazione, non pensare di avere ottenuto qualcosa. Hai semplicemente avuto la possibilità di essere presente a ciò che c’era.
Per concludere, vorrei ringraziare i monaci della Tradizione Thailandese della Foresta- e soprattutto a quelli di Santacittarama – per aver mantenuto viva la tradizione di praticare nell’ambiente selvaggio. Certo, praticare la meditazione nel bosco a 50 km da Roma non è come vivere e meditare nel Pardo dei Daini a Benares, certamente popolato da animali più pericolosi di quelli nostrani.
Ma il Buddha non riteneva che il comfort fosse la strada per guarire dalla sofferenza. Il versetto 99 del Dhammapada, considerato il suo testamento spirituale, dice:
Gli esseri liberi dall’ebbrezza
del piacere dei sensi
conoscono una gioia unica al mondo.
Cercano nei boschi la quiete
che il mondo rifugge.
Altre meditazioni per l’estate
Oltre alla meditazione nel bosco, Zen in the City offre una grande gamma di possibilità per praticare nei luoghi tipici dell’estate, quando siamo in vacanza o abbiamo la possibilità di fare vita all’aria aperta. Alcuni esempi sono la meditazione nuotata, la meditazione camminata in montagna, la meditazione con il canto delle cicale o la meditazione in spiaggia. Ma ce ne sono tantissime altre.
Immagina quanto lavoro ci vuole per offrire un servizio così vasto! Beh, se hai trovato utile la meditazione nel bosco, considera l’opzione di iscriverti al sito e dare un piccolo contributo per sostenerlo.
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Grazie Paolo ci arricchisci sempre con suggerimenti e incoraggiamenti preziosi.
Paolo, la tua presenza estiva discreta, molto utile, tiene vivo il Sangha. Grazie per i suggerimenti che ci dai. Maura
Non è facile praticare in quell’ambiente, comincerò dal parchetto sotto casa ?. Grazie Paolo manteniamo alto lo spirito in questa torrida estate!