Ci sono infiniti modi, anche in una vita piena di occupazioni, di praticare la consapevolezza. Di guardare ed ascoltare in profondità quello che succede. Uno di questi è la "meditazione del telefono", una bella pratica ideata dal maestro zen Thich Nhat Hanh, che qui vi propongo.
Il telefono è uno strumento per tutti indispensabile, di uso così abituale, che ci chiediamo veramente quale sia il modo migliore di usarlo solo quando ci à fastidio. Di solito per la sua invadenza. Perché ci toglie il tempo per altro. Oppure, al contrario, perché non chiama chi desideriamo lo faccia.
Ma se esaminiamo il nostro modo di telefonare, noteremo probabilmente che il dialogo col nostro interlocutore si svolge spesso all'insegna della distrazione (perché nel frattempo facciamo altro), dell'impazienza (per quello che vogliamo fare dopo) o dell'egocentrismo (siamo così presi dal nostro stato d'animo, che non teniamo conto di quello dell'altra persona).
Invece, anche la semplice telefonata