Meditazione dal dentista
La paura del dentista è molto diffusa e il web pullula di consigli su “come superare la paura del dentista”. Se avete paura del dentista, posso farci veramente poco, perché è probabile che qualcuno vi abbia messo in testa idee strane quando eravate bambini. Oggi non c’è molto motivo di avere paura del dentista, perché è talmente diffuso il ricorso all’anestesia, e la sua efficacia e talmente alta, che è davvero raro provare un dolore importante, quando si va dal dentista.
Ma io vi propongo qualcosa di più: la meditazione dal dentista, ovvero come rendere la visita dal dentista un’attività piacevole. E se proprio non riesce ad essere piacevole, per lo meno interessante, costruttiva, utile anche al di là del risultato medico.
Meditazione dal dentista, come fare
La visita dal dentista può diventare un’attività veramente interessante, ma quello che conta è seguire il presupposto di base della meditazione: vivere l’esperienza nel momento presente, per quello che realmente è, senza aspettative, senza giudizi, senza avversione e senza attaccamento.
- Innanzi tutto, prima dia andare dal dentista lavati i denti, proprio come faresti preparandoti all’appuntamento con un partner. Questo costituisce l’inizio perfetto dell’esperienza, perché parti col piede giusto, quello del rispetto reciproco. Il dentista è il medico che ti visiterà: consentigli di lavorare in un ambiente pulito.
- Mentre sei sulla poltrona, considera che c’è una persona che si sta dedicando interamente a te, anzi in genere ce n’è più di una. Goditi questa esperienza di accudimento. Il tuo benessere in questo momento è al centro dell’attenzione.
- Concentrati sulla posizione del corpo. Osservalo mentalmente con attenzione in ogni sua parte, per essere consapevole del suo stato. Ma soprattutto, individua eventuali zone di tensione. Durante la seduta, cerca di concentrarti su quelle e di rilassarle. Sono tensioni inutili, che non ti aiuteranno a godere di questi momenti, e che anzi saranno tra le principali cause di un tuo eventuale disagio.
- Concentrati su ogni sensazione, ma rimanendo solo al livello della sensazione, senza passare alle elaborazioni mentali, alle storie, alle aspettative, ai giudizi. Se osservi bene la situazione, mentre le mani del dentista operano all’interno della tua bocca, sentirai odori, vibrazioni, variazioni di temperatura e di pressione, contatti con liquidi, a volte qualche sensazione un po’ più forte. Difficilmente ci sarà qualcosa di diverso da questo, che non è necessariamente spiacevole. Devi esercitarti a osservarlo con vera equanimità.
- Potrebbe forse capitarti di provare dolore, in casi molto particolari, ma su questo mi soffermo più avanti.
- Quando la seduta è finita, complimentati con te stesso/a. Hai fatto una cosa positiva, prendendoti cura di te. Non è scontato. Specialmente se la tua motivazione era la prevenzione, più che la cura, hai fatto qualcosa di amorevole nei tuoi confronti, di quelle che i genitori riservano ai propri figli.
- Infine ti propongo uno spunto di riflessione. Il Dalai Lama parla di “gentilezza non intenzionale” per intendere i servizi che le altre persone ti rendono, magari senza neanche conoscerti, semplicemente perché svolgono il proprio lavoro. Senza il dentista non potresti vivere, o quanto meno vivresti piuttosto maluccio. Ma questo vale anche per l’impiegato della banca, il maestro di scuola, l’autista dell’autobus, l’agricoltore, l’editore. Siamo tutti collegati molto strettamente, in una rete che è la nostra stessa esistenza e che si ricompone di continuo.
Affrontare il dolore
Su un punto in particolare, affrontare il dolore dal dentista, vorrei spendere qualche parola di più. Innanzi tutto distinguiamo bene tra paura del dolore e esperienza del dolore. Sono due cose molto diverse, ma entrambe possono causare vera sofferenza. Direi che la prima, la paura, è la più comune, quando parliamo di dentista, perché come ho già detto non capita spesso di provare vero dolore, dal dentista.
Affrontare la paura è possibile, ne abbiamo parlato tante volte in questo blog. Il metodo più semplice ed efficace è di non concentrarsi sui propri pensieri, che generano solo ulteriore preoccupazione. È consigliabile invece spostare l’attenzione sulla respirazione, osservandola in particolare al livello del ventre, dove il movimento respiratorio provoca contrazione ed espansione. Questo è un metodo sicuro per calmarsi.
Ma poniamo il caso che questo povero dentista, pur facendo di tutto perché accada il contrario, ci faccia provare dolore fisico, cosa succede? È importante sapere che il dolore è un’esperienza che ha due componenti fondamentali: una sensoriale e l’altra emotiva. Percepiamo una sensazione forte e questa provoca un’emozione più o meno forte, in misura altamente soggettiva (soglia del dolore). È qualcosa che avviene a livello mentale, dunque è a livello mentale che dobbiamo lavorare, per affrontare il dolore fisico. Sappiamo che si può fare molto, perché c’è gente che arriva a poter camminare sui carboni ardenti o dormire sui chiodi acuminati, seppure dopo anni di esercizio.
Per farla breve, sull’affrontare il dolore fisico propongo due indicazioni che mi sembrano utili.
- Il Buddha diceva che quando una freccia ci colpisce ci fa male, ma se ci capita la sfiga che una seconda freccia ci colpisca di nuovo proprio in quel punto, il dolore è enormemente più grande. L’antico maestro indiano usava questa metafora della doppia freccia per indicare quella sofferenza non necessaria che deriva dai pensieri associati al dolore, tipo “non so se ce la farò a sopportarlo”, “mannaggia, che sfiga”, “che succede se aumenta?”, “proprio a me…”, e così via. Dunque non aggiungere pensieri alla sensazione di dolore aiuta enormemente.
- Un maestro contemporaneo in parte legato al buddhismo, Alan Watts, ha detto che il problema della percezione del dolore sta nell’approccio “dualista“. Ci percepiamo come soggetti che subiscono il dolore, che lo ricevono dall’esterno. Invece quella del dolore è una sensazione, che costituisce in toto la nostra esperienza del momento. Piuttosto che descriverla come “io provo dolore”, dovremmo dire “c’è il dolore”. Ecco, se impariamo a dire “c’è il dolore”, anziché “io provo dolore”, quest’ultimo diventa molto, molto più sopportabile. Ci vuole comunque esercizio. Lo si può fare in meditazione, utilizzando il prurito o eventuali piccoli disagi o dolori del momento.
Ama il tuo smartphone come te stesso. Essere più felici al tempo dei social grazie alla digital mindfulness

You need to login or register to bookmark/favorite this content.