L’automobile è un luogo perfetto per la meditazione, in quanto mezzo al centro della nostra quotidianità. Praticare la consapevolezza nella vita ordinaria è del resto l’essenza dello zen, che si propone di non ricercare “nulla di speciale” nella pratica spirituale, come ci ha insegnato la maestra zen Joko Beck e prima di lei tanti altri. L’automobile in particolare offre molti spunti diversi, alcuni dei quali sono sintetizzati da questa frase di un altro maestro, Thich Nhat Hanh:
Quando guidiamo, tendiamo a pensare all’arrivo, e in nome dell’arrivo sacrifichiamo il viaggio.
Il punto è proprio come rendere la guida una pratica di consapevolezza, un periodo vero di vita vissuta e non solo un intervallo, uno spostamento da un luogo ad un altro. Ecco alcuni consigli.
Quando entri in auto, prima di accendere il motore, fai tre respiri profondi, riprendendo così contatto col tuo corpo, e fai lo stesso dopo che hai spento il motore, prima di lasciare l’auto.
Prova a non tenere accesa la radio, né lo stereo. Solo il silenzio ti permetterà di prendere contatto col tuo corpo, le tue sensazioni e i tuoi pensieri.
Vai piano: mantenere l’attenzione a non superare i limiti ti aiuterà a sostenere la consapevolezza del momento presente.
Nota quello che succede innanzi tutto nel tuo corpo: se ci sono zone di tensione, ad esempio. Ma anche nella tua mente: hai fretta? Ti annoi? Ti distrai facilmente?
Nota i tuoi atteggiamenti verso gli altri automobilisti: hai tendenze competitive? Giudichi i comportamenti degli altri?
Considera come si muove il tuo corpo nello spazio. Ora si sta spostando ad una velocità che da solo non potrebbe mai permettersi, e inimmaginabile per i tuoi antenati:
Prima di partire con l’auto, so dove sto andando. L’auto e io siamo una cosa sola. Se l’auto va veloce, io vado veloce.
Approfitta delle soste al semaforo per rilassarti e riprendere contatto col corpo.
Manda la tua benevolenza agli altri automobilisti che incroci: “possa tu vivere felice e leggero, nel corpo e nella mente”; “possa tu essere al sicuro da ogni pericolo”, e così via. Questo ti darà un grande benessere.
Considera cosa significa spostarsi in auto. Stai pur sempre usando un mezzo privato che, in quanto fonte di inquinamento e di gravi problemi per la collettività, sai che va scelto con molta parsimonia.
Non cercare di combattere contro le avversità, ad esempio il traffico, ma accettale come parte integrante della vita, come insegna Thich Nhat Hanh:
La prossima volta che rimani intrappolato/a nel traffico, non combattere. Combattere è inutile. Se ti rilassi e sorridi a te stesso/a, ti godrai il momento presente e renderai felice chi è in macchina con te. Il Buddha è qui, perché il Buddha lo puoi sempre trovare nel momento presente. Praticare la meditazione è tornare a momento presente per imbattersi nel fiore, nel cielo blu, nel bambino, nella luce rossa che brilla.
Meditazione seduta
Infine, è possibile usare l’auto come luogo di meditazione. Ce ne sono di molto più adatti, indubbiamente, ma in certi momenti potrebbero non esserci alternative. Ecco come fare.
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Assicurati di stare in un luogo tranquillo e privo di elementi di disturbo.
Arretra il sedile rispetto al volante e reclina lo schienale fino alla posizione verticale.
Metti un cuscino o altro sotto il sedere, in modo da avere le anche più in alto rispetto alle ginocchia, o quanto meno allo stesso livello.
[Ringraziamenti: a Bodhisapka, per il suo articolo “10 tips for mindul driving“, da cui ho preso alcune idee; a Charlotte Joko Beck, per i suoi insegnamenti; a Thich Nhat Hanh, per i suoi insegnamenti; le citazioni sono tratte tratti dal suo libro “Respira! Sei vivo”; alla mia Ford Focus, che mi permette di raggiungere luoghi utili e interessanti]
"Questo libro è stato il mio primo contatto con lo zen. Per me che sono appena approdata in questo mondo è stato una rivelazione, perché parla di pratiche quotidiane che non necessitano di particolari conoscenze, ma che aiutano a vivere la vita in modo più sereno. è un libro alla portata di tutti, esordienti e esperti. è bello potercisi affidare in davvero molti momenti della giornata, perché nel libro si riesce a trovare la giusta…
Ho scritto questo libro per condividere ciò che ho imparato nell’ambito della mia pratica quotidiana, grazie agli insegnamenti dei maestri, ma anche e soprattutto dell’esperienza diretta.
Quando con l’auto o il motorino siamo costretti a fermarci al semaforo, possiamo approfittarne per trasformare questo momento, in genere sgradito, in un’occasione di ricarica, benessere e crescita personale. Ecco alcuni possibili esercizi che consiglio, anche perché li sperimento quotidianamente....
In questa variante di meditazione al semaforo, osserviamo tutto ciò che scorre davanti a noi. In tal modo prendiamo confidenza col meccanismo fondamentale che sta alla base della nostra attività mentale e della nostra esperienza di vita.
Abbiamo già parlato diverse volte di meditazione al semaforo, un cavallo di battaglia di Zen in the City. In questa nuova versione della pratica, impareremo ad accogliere la realtà per quello che è, quale via per liberarci dallo stress
Ecco una nuova variante della meditazione al semaforo. Stavolta vediamo com’è possibile sviluppare la capacità di provare gioia per la gioia degli altri, cioè andare nella direzione contraria dell’invidia.
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Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.
Anche per me l’automobile spesso è una sorta di luogo di rifugio, dove posso quanto meno mantenere una zona di silenzio. Grazie per gli spunti, comunque
articolo meraviglioso, grazie mille, era esattamente quello che cercavo proprio perchè amo l’idea della meditazione ma mi manca un mio posto e un mio tempo: in casa con 2 bambini piccoli, tempo e spazio solo per me non ne esiste, e fuori di casa c’è il mondo…
…non avevo mai riflettuto sul fatto che passo un sacco di tempo in automobile ed è uno spazio in cui mi trovo solo con me stesso ed è un tempo che mi devo prendere per forza e che può essere tutto mio….
ho un grosso dubbio / domanda però : non si rischia di rilassarsi troppo e quindi rallentare i riflessi che sono invece necessari (per quanto inconsci) per guidare un’automobile?
non rischia cioè di diventare pericoloso?
Sì, mi sembra sensata questa obiezione, bisogna stare attenti! L’articolo parla anche di molte pratiche anche del tutto innocue, come la meditazione al semaforo. Ma il punto fondamentale è stare con ciò che c’è e non con altro.
In generale io credo che la pratica formale (sedersi tutti i giorni sul cuscino) sia la base per acquisire dimestichezza con una vera consapevolezza, che poi riesce più spontanea nella vita di tutti i giorni, quando si agisce.
Certo chi ha i bambini ha molta difficoltà a trovare il tempo di meditare in modo formale. Per un po’ bisogna accontentarsi.
Grazie del commento kel
grazie a te per la risposta Paolo, anche se, onestamente non ho letto quel che speravo.
In effetti, se interpreto bene la tua risposta, credo che mi stai dando effettivamente come reale la possibilità di rilassarsi troppo alla guida con gli ovvi rischi che ne conseguono.
Ebbene, pur rendendomi conto di aver sollevato io stesso il problema e accettando dunque il rischio di passare per pazzo, non sono più d’accordo con me, nè quindi con te che eri d’accordo con me 🙂
mi spiego: da quando ho letto quest’articolo, ho provato a metterlo in pratica ogni volta che mi metto al volante e ne ho tratto le seguenti considerazioni:
– mi trovo sì a guidare più rilassato il che già di per sè è una conquista soprattutto per uno come me che ha sempre preso la guida nel traffico quasi come una guerra con gli altri automobilisti che spesso invece del clacson vorrei avere il cannone di un carroarmato. ed è facile constatare come la maggior parte della gente si mette al volante con la stessa disposizione. Guidando più rilassato invece questa cosa cambia e ne guadagna in qualche modo la salute psichica. Non è difficile da capire: 10 / 15 minuti di tragitto per arrivare al lavoro passati ad imprecare contro gli altri ti fanno arrivare al lavoro già nervoso e arrabbiato e, considerando che questo tragitto è la prima cosa della giornata, significa accettare di cominciare male la giornata. Sempre e comunque. Cambiando consapevolmente questa abitutdine, possiamo praticamente scegliere di cominciare BENE la giornata a prescinedere da quel che ci aspetta. E così, ogni volta che qualcuno mi taglia la strada o va troppo piano o fa qualcosa che non mi piace, invece di maledirlo, lo benedico. Letteralmente lo benedico. Proprio come consigliavi nell’articolo al punto 8. Non ti nascondo che all’inizio mi sentivo un cretino ma proprio il fatto di sentirmi così, mi faceva venir da ridere: ebbene quel grugno, quasi ringhio, che avrei avuto in quella precisa occasione, diventava una risata e mi faceva bene al cuore. Ho insistito con questa cosa e piano piano ho cominciato a sentirmi meno cretino ma la sensazione positiva è rimasta invariata. Forse tutto questo non è meditazione ma è già di per sè formidabile e consigliabile.
– ma veniamo alla considerazione iniziale sul rilassamento: ebbene ho constatato che, ALMENO PER ORA e comunque per brevi tragitti, il fatto di essere più rilassato non implica il fatto di essere meno attento alla guida. Immagino che il dubbio mi fosse venuto per via di quella visione per lo più occidentale che abbiamo della meditazione, per cui meditazione = rilassamento. In effetti mi sembra che noi occidentali spesso identifichiamo la meditazione con tutte quelle tecniche di rilassamente quali training autogeno, tecniche antistress eccetera… ma… correggimi se sbaglio… la meditazione non dovrebbe essere questo, o comunque non dovrebbe ridursi a questo… la meditazione in effetti dovrebbe essere CONSAPEVOLEZZA… dovrebbe essere in qualche modo concentrarsi al 100% in quel che si sta facendo senza avere pensieri sul prima e sul dopo… dovrebbe essere PRESENZA nel QUI e ORA… ebbene, qui e ora io sto guidando e sono consapevole di star guidando: la mia guida dunque non potrà che migliorare, non sei d’accordo? quindi la risposta alla mia domanda sulla possibilità di peggiorare la guida e di creare dei rischi nella guida utilizzando questo tipo di meditazione, in realtà DOVREBBE essere un secco NO. metto il “dovrebbe” maiuscolo perchè comunque tutto ciò si riferisce per il momento alla mia singola esperienza e si basa su premesse mie che in fondo potrebbero essere sbagliate… dico questo perchè, se mi sbaglio, non vorrei mai che qualcuno si trovasse a fare un incidente per colpa mia!
– terza cosa: segnalo che se ci volete provare, è importantissimo il primo punto: quello dei 3 respiri. aiuta moltissimo a mettersi nel giusto stato d’animo. Lo integrerei con un’altra cosa che ho trovato sempre sul tuo sito Paolo: leggevo in un altro tuo articolo sulle posizioni da adottare per la meditazione che una di queste prevedeva di mettersi seduti in poltrona immaginando che un filo legato alla nostra nuca ci tenesse la colonna dritta senza comportare fatica per noi dato che sarebbe proprio il filo a tenerci dritti e non un nostro sforzo (qualcosa del genere). ebbene, è una posizione perfetta per guidare l’automobile e come quella dei 3 respiri aiuta moltissimo la predisposizione.
– d’altro canto, personalmente, onestamente, boccerei le riflessioni tipo il punto 6 e il punto 9. van bene fatte poi, ma non QUI e ORA. QUI e ORA sto solo guidando, non sto pensando a cosa questo implica. questo è il mio modestissimo parere. riprendo un detto buddista (credo) che sono certo conoscerai (forse l’ho addirittura letto anceh sul tuo sito): pressapoco dice che l’illuminato quando mangia mangia, quando beve beve, quando cammina cammina. Ebbene, aggiungerei: quando guida guida!
– vanno comunque bene queste riflessioni fatte in altri momenti, nel momento che facciamo riflessioni! …quando fa riflessioni, fa riflessioni 🙂
la riflessione che ne ho tratto io e che mi ha illuminato e divertito al tempo stesso e che qui, umilmente ti ripropongo è questa: come certamente saprai “mantra” in sanscrito significa veicolo. Ebbene mi fa impazzire il fatto che in questo tipo di meditazione io non abbia un mantra su cui concentrarmi ma mi debba concentrare sul mio veicolo, letteralmente.
Il veicolo è il veicolo !!
– penultima cosa: in generale tutta questa cosa legata alla meditazione in macchina mi fa impazzire: ti chiederei se hai integrazioni da fare al riguardo, o se hai testi o siti da consigliare, te ne sarei davvero grato
– ultima cosa: più in generale volevo farti i complimenti per l’intero sito. Come avrai capito amo questo mondo della meditazione e dello zen in generale, non sono coltissimo al riguardo ma mi affascina da morire. Tuttavia mi ha sempre sconsolato l’idea della poca praticabilità degli insegnamenti: mi sembravano tutte cose praticabili in altri luoghi e altre epoche. Quello che trovo meraviglioso del tuo sito è riproporre pratiche in qualche modo anacronistiche rivisitate in chiave moderna e per la nostra società, in modo che diventino praticabili da NOI, qui e ora, nel NOSTRO qui e ora, che è fatto di automobili e uffici e non di montagne e monasteri. Trovo che questo tuo approccio sia meraviglioso. Complimenti davvero!
ciao Paolo,
sono sempre io. Sono diventato un tuo lettore nel frattempo ma devo dire che l’articolo che più di tutti mi ha catturato, affascinato e, si potrebbe dire, quasi dire illuminato, rimane questo! L’ho fatto mio e da 2 mesi continuo in questa pratica. Che mi fa stare bene.
E più insisto più l’automobile diventa in qualche modo uno spazio sacro.
Tutto fluisce, e il mio “veicolo” semplicemente scorre in questo flusso meraviglioso come la goccia di un Fiume, essendo un’unica goccia tra tante e contemporaneamente l’intero Fiume, e l’intero Fiume è la vita, Dio, il Traffico… e finchè io sono dentro il mio veicolo i problemi rimangono fuori, qui non possono entrare, guido e basta, in silenzio, respirando… e finchè io sono dentro il mio veicolo io sono il Veicolo, sono la Strada, sono l’intero Flusso…
Vorrei umilmente aggiungere un punto a quelli che suggerisci tu: diventando l’automobile in qualche modo uno spazio “sacro”, anche se virgolettato, è importante portarle rispetto anche come spazio fisico, quindi tenere pulita e ordinata la macchina come un monaco terrebbe ordinato e pulito il suo monastero. Ciò mi aiuta molto,
Grazie kel dei tuoi commenti molto graditi, mi sarebbe venuto da leggerli voracemente se non fosse che sono tornata spesso ad esserne consapevole seguendo il mio respiro. W il buddismo zen !
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Anche per me l’automobile spesso è una sorta di luogo di rifugio, dove posso quanto meno mantenere una zona di silenzio. Grazie per gli spunti, comunque
articolo meraviglioso, grazie mille, era esattamente quello che cercavo proprio perchè amo l’idea della meditazione ma mi manca un mio posto e un mio tempo: in casa con 2 bambini piccoli, tempo e spazio solo per me non ne esiste, e fuori di casa c’è il mondo…
…non avevo mai riflettuto sul fatto che passo un sacco di tempo in automobile ed è uno spazio in cui mi trovo solo con me stesso ed è un tempo che mi devo prendere per forza e che può essere tutto mio….
ho un grosso dubbio / domanda però : non si rischia di rilassarsi troppo e quindi rallentare i riflessi che sono invece necessari (per quanto inconsci) per guidare un’automobile?
non rischia cioè di diventare pericoloso?
Sì, mi sembra sensata questa obiezione, bisogna stare attenti! L’articolo parla anche di molte pratiche anche del tutto innocue, come la meditazione al semaforo. Ma il punto fondamentale è stare con ciò che c’è e non con altro.
In generale io credo che la pratica formale (sedersi tutti i giorni sul cuscino) sia la base per acquisire dimestichezza con una vera consapevolezza, che poi riesce più spontanea nella vita di tutti i giorni, quando si agisce.
Certo chi ha i bambini ha molta difficoltà a trovare il tempo di meditare in modo formale. Per un po’ bisogna accontentarsi.
Grazie del commento kel
grazie a te per la risposta Paolo, anche se, onestamente non ho letto quel che speravo.
In effetti, se interpreto bene la tua risposta, credo che mi stai dando effettivamente come reale la possibilità di rilassarsi troppo alla guida con gli ovvi rischi che ne conseguono.
Ebbene, pur rendendomi conto di aver sollevato io stesso il problema e accettando dunque il rischio di passare per pazzo, non sono più d’accordo con me, nè quindi con te che eri d’accordo con me 🙂
mi spiego: da quando ho letto quest’articolo, ho provato a metterlo in pratica ogni volta che mi metto al volante e ne ho tratto le seguenti considerazioni:
– mi trovo sì a guidare più rilassato il che già di per sè è una conquista soprattutto per uno come me che ha sempre preso la guida nel traffico quasi come una guerra con gli altri automobilisti che spesso invece del clacson vorrei avere il cannone di un carroarmato. ed è facile constatare come la maggior parte della gente si mette al volante con la stessa disposizione. Guidando più rilassato invece questa cosa cambia e ne guadagna in qualche modo la salute psichica. Non è difficile da capire: 10 / 15 minuti di tragitto per arrivare al lavoro passati ad imprecare contro gli altri ti fanno arrivare al lavoro già nervoso e arrabbiato e, considerando che questo tragitto è la prima cosa della giornata, significa accettare di cominciare male la giornata. Sempre e comunque. Cambiando consapevolmente questa abitutdine, possiamo praticamente scegliere di cominciare BENE la giornata a prescinedere da quel che ci aspetta. E così, ogni volta che qualcuno mi taglia la strada o va troppo piano o fa qualcosa che non mi piace, invece di maledirlo, lo benedico. Letteralmente lo benedico. Proprio come consigliavi nell’articolo al punto 8. Non ti nascondo che all’inizio mi sentivo un cretino ma proprio il fatto di sentirmi così, mi faceva venir da ridere: ebbene quel grugno, quasi ringhio, che avrei avuto in quella precisa occasione, diventava una risata e mi faceva bene al cuore. Ho insistito con questa cosa e piano piano ho cominciato a sentirmi meno cretino ma la sensazione positiva è rimasta invariata. Forse tutto questo non è meditazione ma è già di per sè formidabile e consigliabile.
– ma veniamo alla considerazione iniziale sul rilassamento: ebbene ho constatato che, ALMENO PER ORA e comunque per brevi tragitti, il fatto di essere più rilassato non implica il fatto di essere meno attento alla guida. Immagino che il dubbio mi fosse venuto per via di quella visione per lo più occidentale che abbiamo della meditazione, per cui meditazione = rilassamento. In effetti mi sembra che noi occidentali spesso identifichiamo la meditazione con tutte quelle tecniche di rilassamente quali training autogeno, tecniche antistress eccetera… ma… correggimi se sbaglio… la meditazione non dovrebbe essere questo, o comunque non dovrebbe ridursi a questo… la meditazione in effetti dovrebbe essere CONSAPEVOLEZZA… dovrebbe essere in qualche modo concentrarsi al 100% in quel che si sta facendo senza avere pensieri sul prima e sul dopo… dovrebbe essere PRESENZA nel QUI e ORA… ebbene, qui e ora io sto guidando e sono consapevole di star guidando: la mia guida dunque non potrà che migliorare, non sei d’accordo? quindi la risposta alla mia domanda sulla possibilità di peggiorare la guida e di creare dei rischi nella guida utilizzando questo tipo di meditazione, in realtà DOVREBBE essere un secco NO. metto il “dovrebbe” maiuscolo perchè comunque tutto ciò si riferisce per il momento alla mia singola esperienza e si basa su premesse mie che in fondo potrebbero essere sbagliate… dico questo perchè, se mi sbaglio, non vorrei mai che qualcuno si trovasse a fare un incidente per colpa mia!
– terza cosa: segnalo che se ci volete provare, è importantissimo il primo punto: quello dei 3 respiri. aiuta moltissimo a mettersi nel giusto stato d’animo. Lo integrerei con un’altra cosa che ho trovato sempre sul tuo sito Paolo: leggevo in un altro tuo articolo sulle posizioni da adottare per la meditazione che una di queste prevedeva di mettersi seduti in poltrona immaginando che un filo legato alla nostra nuca ci tenesse la colonna dritta senza comportare fatica per noi dato che sarebbe proprio il filo a tenerci dritti e non un nostro sforzo (qualcosa del genere). ebbene, è una posizione perfetta per guidare l’automobile e come quella dei 3 respiri aiuta moltissimo la predisposizione.
– d’altro canto, personalmente, onestamente, boccerei le riflessioni tipo il punto 6 e il punto 9. van bene fatte poi, ma non QUI e ORA. QUI e ORA sto solo guidando, non sto pensando a cosa questo implica. questo è il mio modestissimo parere. riprendo un detto buddista (credo) che sono certo conoscerai (forse l’ho addirittura letto anceh sul tuo sito): pressapoco dice che l’illuminato quando mangia mangia, quando beve beve, quando cammina cammina. Ebbene, aggiungerei: quando guida guida!
– vanno comunque bene queste riflessioni fatte in altri momenti, nel momento che facciamo riflessioni! …quando fa riflessioni, fa riflessioni 🙂
la riflessione che ne ho tratto io e che mi ha illuminato e divertito al tempo stesso e che qui, umilmente ti ripropongo è questa: come certamente saprai “mantra” in sanscrito significa veicolo. Ebbene mi fa impazzire il fatto che in questo tipo di meditazione io non abbia un mantra su cui concentrarmi ma mi debba concentrare sul mio veicolo, letteralmente.
Il veicolo è il veicolo !!
– penultima cosa: in generale tutta questa cosa legata alla meditazione in macchina mi fa impazzire: ti chiederei se hai integrazioni da fare al riguardo, o se hai testi o siti da consigliare, te ne sarei davvero grato
– ultima cosa: più in generale volevo farti i complimenti per l’intero sito. Come avrai capito amo questo mondo della meditazione e dello zen in generale, non sono coltissimo al riguardo ma mi affascina da morire. Tuttavia mi ha sempre sconsolato l’idea della poca praticabilità degli insegnamenti: mi sembravano tutte cose praticabili in altri luoghi e altre epoche. Quello che trovo meraviglioso del tuo sito è riproporre pratiche in qualche modo anacronistiche rivisitate in chiave moderna e per la nostra società, in modo che diventino praticabili da NOI, qui e ora, nel NOSTRO qui e ora, che è fatto di automobili e uffici e non di montagne e monasteri. Trovo che questo tuo approccio sia meraviglioso. Complimenti davvero!
kel
ciao Paolo,
sono sempre io. Sono diventato un tuo lettore nel frattempo ma devo dire che l’articolo che più di tutti mi ha catturato, affascinato e, si potrebbe dire, quasi dire illuminato, rimane questo! L’ho fatto mio e da 2 mesi continuo in questa pratica. Che mi fa stare bene.
E più insisto più l’automobile diventa in qualche modo uno spazio sacro.
Tutto fluisce, e il mio “veicolo” semplicemente scorre in questo flusso meraviglioso come la goccia di un Fiume, essendo un’unica goccia tra tante e contemporaneamente l’intero Fiume, e l’intero Fiume è la vita, Dio, il Traffico… e finchè io sono dentro il mio veicolo i problemi rimangono fuori, qui non possono entrare, guido e basta, in silenzio, respirando… e finchè io sono dentro il mio veicolo io sono il Veicolo, sono la Strada, sono l’intero Flusso…
Vorrei umilmente aggiungere un punto a quelli che suggerisci tu: diventando l’automobile in qualche modo uno spazio “sacro”, anche se virgolettato, è importante portarle rispetto anche come spazio fisico, quindi tenere pulita e ordinata la macchina come un monaco terrebbe ordinato e pulito il suo monastero. Ciò mi aiuta molto,
grazie, buon’estate,
kel
Grazie kel dei tuoi commenti molto graditi, mi sarebbe venuto da leggerli voracemente se non fosse che sono tornata spesso ad esserne consapevole seguendo il mio respiro. W il buddismo zen !
Sono qui e ora.
Sono io e sono in auto.
Sono vigile eppur rilassato.
Sono attento eppure in pace.
Sento il contatto delle mie mani sulle 10 e 10 del volante.
Sento il piede destro che preme dolcemente il pedale dell’acceleratore.
Sento il piede sinistro libero, rilassato eppure pronto.
Sento le gambe, il sedere e la schiena a contatto con il sedile.
Sento l’asfalto bagnato che mi rinfresca le ruote come se le ruote della mia auto fossero un’estensione del mio corpo.
Sento le gocce di pioggia sul tetto e sono una cosa sola con la mia auto.
Sono consapevole della strada e sono in armonia con essa.
Sono immerso nel flusso del traffico come una goccia nel fiume che scorre.
Sento il piede destro che lascia l’acceleratore e accarezza il freno.
Sento il piede sinistro che schiaccia il pedale della frizione e la mano destra che lascia il volante e tocca il cambio per scalare in seconda.
Affronto la curva con presenza e soddisfazione perchè so di doverla affrontare.
So di doverla affrontare perchè sono consapevole della mia destinazione pur senza esserne schiavo, perchè la mia destinazione non è ancora qui e ora.
Qui e ora io sto godendo di questa curva perfetta.