Istruzioni complete per la pratica del mangiare consapevole
Mangiare in modo consapevole è una delle più importanti pratiche di meditazione. Se volete sapere come meditare, vi dico che, a mio parere, il mangiare consapevole è tra le pratiche di meditazione che meglio consentono di comprendere in profondità la natura essenziale della nostra esistenza, che è la natura del non sé e dell’interconnessione con tutti gli altri esseri.
Oggi va di moda chiamare “mindful eating” questo tipo di pratica, ma è solo per ragioni commerciali, cioè per poter attribuire un prezzo a qualcosa che tanti già fanno in modo del tutto libero. Dunque, anziché di mindful eating, parleremo di mangiare consapevole, per cominciare sin dal linguaggio ad attenerci alla realtà per quello che è, la realtà di noi italiani di madrelingua che semplicemente mangiamo.
La pratica del mangiare consapevole può essere realizzata individualmente o in gruppo. Un tipo specifico di pratica individuale del mangiare consapevole l’ho descritta dieci anni fa nell’articolo sull’esperienza meravigliosa di pranzare al bar. Stavolta parliamo soprattutto di mangiare consapevolmente in gruppo. È una pratica che si può fare in famiglia, con gli amici o col proprio gruppo di pratica, come variante rispetto ai normali incontri. Qui di seguito sintetizzerò i diversi aspetti e significati che può assumere il mangiare consapevole, che come tutte le pratiche di meditazione consente di osservare direttamente la realtà a partire dall’esperienza pratica.
Come mangiare in modo consapevole
Il mangiare consapevole richiede non solo di non pensare ad altro, ma anche di fare una cosa per volta e con la massima attenzione. Dunque quando ci troviamo di fronte al cibo, non trascuriamo di osservare cosa ci comunicano tutti i sensi: la vista e l’olfatto, ma anche il tatto, prima di arrivare al gusto all’interno della bocca. Curiamo bene la masticazione, che non è semplicemente un modo per far passare il boccone attraverso la gola, ma costituisce la prima fase della digestione, consentendo al cibo di diventare liquido già prima di passare per l’esofago. Ed è solo terminata la masticazione del boccone che è consigliabile riprendere in mano le posate per afferrare un nuovo boccone, se si desidera che il pasto sia realmente consapevole.
Negli incontri di pratica di gruppo, se non si è in molti, generalmente ci si alza uno alla volta, si riempie il piatto e poi si torna al proprio posto per aspettare che tutti abbiano il piatto pieno, prima di cominciare. In questo modo la pratica del mangiare consapevole si colloca all’interno di uno spazio adeguato, nel quale la mente ha il tempo e l’agio di acquietarsi.
Il mangiare consapevole è anche un consumare consapevole, che comporta implicitamente di curare gli aspetti relativi all’impatto ambientale. Perciò non si usano stoviglie usa e getta e si mangia vegetariano, se non addirittura vegano. Inoltre non si bevono alcolici, e i più solerti evitano anche i tovaglioli di carta. Dal punto di vista della postura, la pratica del mangiare consapevole può essere svolta normalmente, cioè seduti a tavola, oppure a terra sui cuscini, a seconda del contesto.
L’importanza di una dieta sostenibile
Oggi l’umanità deve fronteggiare problemi cruciali per la propria sopravvivenza, come i cambiamenti climatici e la sesta estinzione di massa nella storia della Terra. Un contributo decisivo a tali fenomeni distruttivi viene dall’alimentazione umana e in particolare dal consumo di alimenti di origine animale. Dunque ciascuno di noi può fare veramente la differenza tramite l’alimentazione.
Non tutti sanno che l’agricoltura è la causa principale della deforestazione e della perdita della biodiversità, ma soprattutto che più dell’80 per cento dell’agricoltura serve a dare da mangiare agli animali allevati, che sono decine di miliardi. Le abitudini alimentari che abbiamo ereditato dai nostri genitori e dai nostri antenati e che abbiamo appreso da bambini, per molti di noi nel XX secolo, oggi non sono più all’altezza dei tempi. Se continuiamo così – anche in altri ambiti, come i trasporti, l’uso dei combustibili fossili e il consumo di plastica – si aprono scenari catastrofici. Ma non dobbiamo spaventarci al punto da sentirci impotenti, perché è proprio nel momento in cui ci sediamo a tavola che possiamo piantare i semi per il cambiamento. Comportarci come esseri umani del XXI secolo che desiderano lasciare in eredità una Terra ancora bella, abitabile e ricca di risorse.
Vedere l’universo nel piatto
Il più importante aspetto da considerare, quando si mangia in modo consapevole, è l’opportunità che ci dà di entrare in contatto con ogni elemento della realtà. I maestro zen Thich Nhat Hanh dice che ogni boccone è l’ambasciatore dell’universo, dal momento che ci mette in contatto con tutti gli elementi che ne hanno permesso l’esistenza: la terra, il sole, la pioggia, gli animali, il lavoro delle tante persone che hanno fatto sì che questo cibo arrivasse oggi proprio qui.
“L’ampiezza con cui il cibo si rivela dipende da noi”, dice il maestro zen. “In un pezzo di pane possiamo vedere e gustare l’intero universo!”
Scoprire il non sé
Andando più in profondità, nella visione di ciò che succede, possiamo cercare di capire come questa dimensione sveli la natura “vuota” di tutti i fenomeni. Cosa significa vuota? Se a questo boccone tolgo il sole, il vento, l’acqua, il concime, il contadino e i suoi genitori – più tutti gli altri esseri, compresi i microorganismi, che ne hanno consentito l’esistenza – rimane ben poco. Provate a immaginare di togliere uno alla volta tutti questi elementi, che sono un numero enorme: alla fine non rimarrebbe proprio nulla! Ecco cosa significa vuoto: vuoto di tutto.
Andando ancora oltre, possiamo notare come lo stesso identico metodo di analisi possiamo applicarlo anche a noi stessi. L’universo incontra se stesso. Ecco cosa sta avvenendo ora. Non è un miracolo? Non si tratta di qualcosa di grandioso? Ogni tanto vale la pena farci attenzione.
Un legame d’amore
Passando al piano interpersonale, possiamo osservare il contributo di ciascuno alla preparazione di questo pasto. Ognuno dei piatti porta con sé l’amore e la cura che ci ha messo chi li ha preparati, ma anche il suo modo di fare e il suo retaggio culturale. Mangiano il cibo preparato da un’altra persona, entro con lei in un contatto molto intimo. Rivivo la sua dedizione e la sua gioia nel momento in cui cucinava. Questo cibo preparato con le sue mani entra a far parte del mio corpo e dunque di me stesso. Quella persona è in me e questo crea tra noi un legame fortissimo. Posso dire lo stesso per ogni pietanza che gusterò questa sera. Non è solo un mangiare di comunità, è la rivelazione dell’interconnessione profonda che ci lega.
Siamo ciò che consumiamo
A questo punto possiamo assaporare l’aspetto più concreto dell’atto di mangiare: ogni cosa che mangiamo diventa parte di noi, cioè coi suoi elementi fornisce a nostro corpo i componenti che gli permettono di continuare ad esistere. Siamo fatti di quello che consumiamo, sia attraverso il corpo, con l’alimentazione, sia attraverso la mente, coi consumi mentali. Quando mangiamo possiamo ricordarcelo meglio e consapevolmente scegliere cibi sani, sia per il corpo, sia per la mente. Scegliere i cibi sani non è tanto difficile. Scegliere il cibo per la mente è un po’ più problematico, considerando l’importanza che hanno anche le conversazioni quotidiane con amici, familiari e colleghi di lavoro, ma anche i nostri stessi pensieri. Il Buddha ha detto che se abbiamo dei pensieri ricorrenti, quelli vanno a definire la nostra attitudine.
Dalla fame alla sazietà
C’è poi un’altra cosa importante che possiamo osservare: il passaggio dalla sensazione di fame a quella di sazietà. Prima di iniziare a mangiare, dedichiamo qualche minuto a contemplare la sensazione di fame che è presente nel nostro corpo. Com’è questa sensazione, come ci fa sentire? Osserviamo in particolare qual è la tonalità che la sensazione di fame imprime alla nostra mente. Quando abbiamo fame, siamo in qualche modo spinti a pensare e ad agire in un certo modo. Ma è sufficiente osservare: davvero in questo momento, che sono affamato, sono la stessa persona che sarò alla fine del pasto? Se abbiamo iniziato con questo tipo di attenzione, nel corso del pasto sarà possibile mantenere una parte della nostra attenzione “periferica” a come si evolve la sensazione di fame, cedendo il passo gradualmente a quella di sazietà. A fine pasto, poi, potremo provare a capire più in profondità cosa significa essere sazi. Quali sono le sensazioni che proviamo? Sono piacevoli, spiacevoli o neutre? Com’è orientata la nostra mente adesso? Qual è la differenza rispetto a prima di iniziare a mangiare? Possiamo dire di essere veramente la stessa persona?
Coltivare la gratitudine
Questo cibo è un dono che ci viene fatto da molti esseri diversi, umani e non, di epoche diverse. Nei loro confronti possiamo provare ed esprimere una gratitudine profonda, una gratitudine che, da sola, è in grado di nutrirci in modo complementare a quanto sta facendo il cibo stesso. Praticare la gratitudine non è solo un modo per sdebitarci con qualcuno esprimendo riconoscenza. È una via di apertura del cuore e della mente, di riconoscimento di ciò che è semplicemente reale, cioè la nostra dipendenza da ciò che è altro rispetto a noi. In questo pasto, come in qualsiasi altro pasto, esprimiamo la nostra gratitudine per testimoniare la nostra connessione profonda con tutte le persone, con tutti gli esseri e con tutte le cose. È una connessione che ci fa anche comprendere meglio il nostro legame con la Terra, che è parte di noi in ogni atomo di cui è composto il nostro corpo.
Apprezzare la presenza degli altri
Se consideriamo per un attimo le persone che ci siedono accanto, possiamo osservare come siamo uniti da un’intenzione comune e il cibo stesso crea un ulteriore legame tra di noi. È un legame ancestrale, da sempre celebrato nelle comunità umane. Quando ci riuniamo per mangiare insieme in modo consapevole, la nostra attenzione non può che essere condivisa tra il cibo, con tutti gli aspetti già visti, e gli altri intorno a noi. È importante mantenere sempre viva la consapevolezza della presenza degli altri, in queste occasioni, in modo che possiamo vivere appieno ciò che sta avvenendo e fare della consapevolezza un mezzo per esplorare la realtà. Se ci riusciamo, e siamo anche consapevoli del ruolo che il cibo riveste per la nostra sopravvivenza, possiamo più facilmente lasciare andare l’ansia e le preoccupazioni che solitamente accompagnano la nostra vita e sono sempre presenti, in modo esplicito o sotterraneo.
Le cinque contemplazioni del cibo
Infine, è utile citare le cinque contemplazioni del cibo, un breve testo che viene recitato prima dei pasti nella comunità dei praticanti che fanno riferimento al maestro zen Thich Nhat Hanh. Quest’ultimo ha sempre dato molta importanza al consumo consapevole, come mezzo per nutrire in modo sano la propria mente e per incidere in modo positivo sugli orientamenti della società, Recitare le cinque contemplazioni prima del pasto, insieme alla propria comunità, è molto utile per riconoscere all’atto dl mangiare il suo significato più profondo.
- Questo cibo è un dono della terra, del cielo e di tanti esseri viventi, ed è frutto di molto duro lavoro fatto con amore.
Che noi possiamo mangiarlo in consapevolezza e gratitudine, così da essere degni di riceverlo. - Che noi possiamo riconoscere e trasformare le formazioni mentali non salutari, in particolare l’avidità, e imparare a mangiare con moderazione.
- Che noi possiamo mantenere viva in noi la compassione, mangiando in modo da ridurre la sofferenza degli esseri viventi, proteggere il Pianeta e invertire il processo del riscaldamento globale.
- Accogliamo questo cibo per coltivare la fratellanza, rafforzare il Sangha e nutrire la nostra aspirazione a essere al servizio degli esseri viventi.
Scarica l’ebook con la guida al mangiare consapevole:
L’ebook di Paolo Subioli è un piccolo manuale, utilissimo per i gruppi di meditazione che desiderino cimentarsi nella pratica del mangiare consapevole, ma anche per chiunque voglia fare del cibo uno strumento di crescita personale, di consapevolezza e di impegno. In appendice una raccolta completa di dati aggiornati sull’impatto ambientale dell’alimentazione.
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