La tecnologia è un cavallo: ecco come cavalcarla

La tecnologia è un cavallo Thich Nhat Hanh

La tecnologia ci mette a disposizione sempre più sofisticati dispositivi, come tablet e smartphone, che competono per la nostra attenzione in ogni momento della giornata, allontanandoci da noi stessi e dalle persone a cui vogliamo bene. Ma grazie alla consapevolezza, supportata da semplicissime tecniche per tornare al momento presente e al contatto col nostro corpo, possiamo riprendere il controllo della situazione e mettere questi strumenti al nostro servizio, anziché essere noi alla loro mercé.

Il maestro zen Thich Nhat Hanh, nel suo discorso “The Horse of Tehnology” del 10 novembre 2013, ha paragonato la tecnologia a un cavallo, citando una famosa storiella zen:

un uomo cavalca a gran velocità in sella a un cavallo: sembra che debba andare in qualche posto importante. Un tale lungo la strada gli grida: “Dove stai andando?” e il cavaliere risponde: “Non lo so! Chiedilo al cavallo!”

La nostra condizione è la stessa, dice Thich Nhat Hanh. “Il cavallo è la tecnologia. Ci trasporta, ma non siamo in grado di controllarla. Perciò dobbiamo cominciare con l’intenzione, chiedendoci: cosa vogliamo?“. La tecnologia, infatti, è di per sé neutrale, sta a noi sceglierne che uso farne. Ha presentato questa metafora dopo la sua visita a Google, un atto significativo di quanto questo maestro giudichi cruciale il nostro rapporto con le tecnologie digitali

Pubblicità (registrati per non vederla più)

Micro-disconnessioni

Per prima cosa è importante riconoscere che tutti noi abbiamo oggi una dipendenza più o meno sottile dai dispositivi digitali, salvo rare eccezioni. Elisha Goldstein, psicologo clinico e co-fondatore del Mindfulness Center for Psychotherapy and Psychiatry, parla di “micro-disconnessioni” da noi stessi e dalle persone care, che la tecnologia ci provoca giorno dopo giorno. Essa però ci consente, al tempo stesso, di facilitare la connessione con noi stessi e con la nostra presenza mentale, aiutando chi desidera farlo a creare “micro-connessioni“.

Goldstein propone una check-list per controllare il nostro rapporto con le tecnologie:

  • Con quali modalità il mio rapporto con le tecnologie mi distrae o mi provoca stress?
  • Che genere di informazioni assimilo che non sono nutrienti per la mia vita o il mio benessere?
  • Uso le tecnologie per compensare la mia solitudine?
  • Il mio rapporto con le tecnologie mi allontana da amici e famigliari?
  • Quando avviene che la tecnologia mi distoglie dal prendermi cura di me stesso/a?

Il punto dunque non è se le tecnologie digitali siano buone o cattive, perché non sono affatto cattive di per sé. Semplicemente ci trascinano e poi la forza dell’abitudine ci induce a comportarci come se avessimo inserito il pilota automatico.

È soprattutto una questione di intenzione. Avere l’intenzione – ogni giorno – di stabilire un rapporto sano coi dispositivi digitali, che ci consenta di trarne il meglio e non il peggio. A quel punto le domande da porci sono altre:

  • Come posso usare le tecnologie per prendermi cura di me stesso/a?
  • Come posso usare le tecnologie per migliorare i rapporti con gli altri?

Come fare

Se l’intenzione è l’aspetto più importante, non è certo da trascurare la pratica. Ecco di seguito alcuni spunti concreti, tratti da Zen in the City.

  1. Mindful Clock: la campana di consapevolezza che si installa sul computer
  2. Meditare con lo smartphone: come il nostro dispositivo può aiutarci a tornare a noi stessi
  3. La password dono d’amore: come condividere la propria mente-cuore col partner
  4. Karma digitale: come prenderci cura delle tracce che lasciamo nel mondo
  5. Il karma su Facebook: il diario personale ci fa capire cosa significa “karma”
  6. Proteggere le proprie emozioni: usare Facebook in modo consapevole
  7. Proteggere i propri figli: perché è meglio non pubblicare le loro foto su Facebook
  8. Scegliere chi consumare: la selezione quale strumento di consapevolezza su Facebook
  9. Non fare niente per due minuti: una sfida solo apparentemente facile
  10. Respira, sei online: una pratica per tutte le nostre azioni sui dispositivi digitali
  11. Resistere alla internet-dipendenza: la pratica di collegarsi con se stessi
  12. Gestire l’impazienza: come non farsi trascinare dagli impulsi nel lavoro
  13. Riprendere il controllo dei dispositivi digitali: come rispondere alle sfide che ci pongono
  14. Whatsapp e gli adolescenti: come mettere in guardia i propri figli
  15. Adottare il computer come genitore: per chi si ritiene “incapace” coi dispositivi digitali

Testo in inglese del discorso “The Horse of Tehnology” (pdf)

[La foto è di Paul VanDerWerf, Usa]

Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?

Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):

(ricordati dopo di cliccare sull’email di conferma)

You need to login or register to bookmark/favorite this content.

Pubblicità (registrati per non vederla più)

Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *