Un modo molto interessante di camminare in città è quello di giocare con le proprie percezioni. Quando camminiamo la nostra percezione è quella di attraversare uno spazio: c’è un ambiente che sta fermo, mentre noi ci muoviamo al suo interno. A questa, come a tutte le altre nostre percezioni, noi crediamo fermamente, ma possiamo vedere le cose anche diversamente, svelando così l’illusorietà del nostro punto di vista percettivo.
Il gioco (sì, è un gioco) consiste nel ribaltare le percezioni, immaginandoci fermi, mentre tutto ciò che ci passa accanto (o a cui passiamo accanto) è in movimento. Entra nel nostro spazio percettivo, lo attraversa e poi esce. Gli alberi, le persone, le automobili, i negozi, i segnali stradali, le pubblicità. E se lo facciamo in un parco è più piacevole, naturalmente.
Mentre ogni cosa scorre attraverso il nostro campo percettivo, la nostra mente può rimanere ferma, quieta e serena. La quiete della mente è una dimensione molto importante. Ogni volta che la sperimentiamo direttamente, ci rendiamo conto che è sempre presente. È lì a nostra disposizione: dovremmo ricordarcelo, in quei momenti in cui siamo in mezzo a una tempesta emotiva. Proprio come nei giorni di pioggia, se potessimo volare al di sopra delle nuvole, constateremmo che, a una certa quota, il cielo è sempre sereno. È un po’ come il principio che guida le arti marziali giapponesi e certe pratiche zen:
do chu no sei, sei chu no do
(“calma nell’azione, azione nella calma”)
Se mentre camminiamo la nostra mente rimane calma e quieta, possiamo percepire con equanimità tutto ciò che scorre attraverso il nostro campo visivo. È una bellissima sensazione e un esercizio molto utile, che ci consente di applicare poi lo stesso criterio a tutta la nostra esperienza.
Nota – L’esercizio è ispirato al lavoro di Rohan Gunatillake, autore di Buddhify, una delle più popolari app per la meditazione applicata alla vita moderna.