Questa pratica costituisce uno di quei casi in cui la meditazione può aiutarci a raggiungere l’insight, o comprensione risvegliata. Ma è anche molto piacevole. Richiede solo di lasciarsi andare, affinché l’ego possa scivolare via. Thich Nhat Hanh ce lo spiega col suo linguaggio poetico.
“Quando pratichi da solo la meditazione camminata lenta puoi provare a fare così: inspira e fai un passo, concentrando tutta l’attenzione sulla pianta del piede; non fare il passo successivo finché non sei pienamente arrivato, finché non sei nel qui e ora al cento per cento, puoi concederti il lusso di fare così. Poi, quando sei certo di essere arrivato al cento per cento nel qui e ora, in contatto profondo con la realtà, sorridi e fai il passo successivo. Quando cammini in questo modo imprimi sul terreno la tua stabilità, la tua solidità, la tua libertà, la tua gioia. Il piede che posi è come un sigillo, il sigillo dell’Imperatore. Il sigillo imprime un segno su un foglio di carta. Che cosa vediamo, osservando la nostra impronta? Vediamo il marchio della libertà, il marchio della solidità, il marchio della felicità, il marchio della vita. Sono sicuro che sei capace di fare un passo di questo genere, perché in te c’è un Buddha; è quella che si chiama “natura di Buddha”, ossia la capacità di essere consapevoli di quello che sta accadendo. “Quel che accade ora è che sono vivo e sto facendo un passo”. Una persona, un essere umano, un homo sapiens dovrebbe esserne in grado: in ognuno di noi c’è un Buddha, dovremmo lasciare che sia lui a camminare”, ha scritto Thich Nhat Hanh nel suo libro “Camminando con il Buddha“.
Lo stratagemma usato dal maestro zen è di abbandonarci all’azione di camminare, immaginando inizialmente che non ci sia bisogno di alcun impegno attivo, da parte nostra. Poi, gradualmente, con una serie di frasi di accompagnamento (“gatha”), arriviamo a fare esperienza diretta dell’unità tra l’azione compiuta e il soggetto che la compie, cioè noi stessi.
Lascia che il Buddha respiri
lascia che il Buddha camminiio non devo respirare
io non devo camminareil Buddha sta respirando
il Buddha sta camminandomi godo il respiro
mi godo il camminareBuddha è il respiro
Buddha è il camminarec’è solo il respirare
c’è solo il camminarenon c’è chi respira
non c’è chi camminapace mentre c’è il respirare
c’è pace mentre sto camminandola pace è il respirare
e la felicità è il camminare
La prima volta che si prova questa meditazione, può sembrare strano ripetere nella propria mente frasi apparentemente senza senso come “non c’è chi cammina” o “c’è solo il respirare”. Ma lo zen funziona così. Con l’aiuto di immagini un po’ paradossali, ci inviata a porci di fronte alla realtà facendone esperienza diretta, senza ragionarci troppo sopra. La pratica della consapevolezza ci porta poi a comprendere la realtà stessa in profondità.
Inoltre questa meditazione camminata ci aiuta a entrare in contatto col puro piacere del respirare e del camminare, azioni che compiamo tutti i giorni, magari senza apprezzarle in modo particolare. Perciò può essere eseguita ovunque, anche se l’ideale è all’aperto, in mezzo alla natura. In un parco urbano, per chi vive in città. A differenza della meditazione camminata “classica”, che si esegue molto lentamente, un respiro a ogni passo, questa qui può essere eseguita a un passo più normale, a piacere.