La pratica della compassione inizia con il secondo verso del canto: “Che tutti gli esseri possano essere liberi dalla sofferenza e dalla radice della sofferenza”. Segue poi un percorso in sette passi simile a quello della gentilezza amorevole.

  1. Risveglia la compassione nei tuoi confronti: “Che io possa essere libero dalla sofferenza e dalla radice della sofferenza”, oppure esprimi questa aspirazione con parole tue.
  2. Risveglia la compassione nei confronti di una persona (o un animale) verso cui la provi già spontaneamente: “Che (nome) possa essere libero dalla sofferenza e dalla radice della sofferenza”, o esprimilo con parole tue.
  3. Risveglia la compassione nei confronti di un amico (usa le stesse parole).
  4. Risveglia la compassione nei confronti di qualcuno verso cui sei indifferente (usa le stesse parole).
  5. Risveglia la compassione nei confronti di qualcuno che trovi difficile (usa le stesse parole).
  6. Risveglia la compassione nei confronti di tutti gli esseri menzionati (usa le stesse parole).
  7. Risveglia la compassione nei confronti di tutti gli esseri nell’universo, partendo da chi ti sta vicino e ampliando il cerchio sempre di più: “Che tutti gli esseri possano essere liberi dalla sofferenza e dalla radice della sofferenza”.

Attraverso questi sette passi si può risvegliare anche la capacità di gioire e di essere equanime. Per la gioia si possono usare parole proprie o quelle del terzo verso del Canto: ”Che io e gli altri possiamo non essere mai separati dalla grande felicità priva dalla sofferenza”. Per l’equanimità si possono usare le parole del quarto verso: “Che io e gli altri possiamo dimorare nella grande equanimità libera dalla passione, dall’aggressività e dal pregiudizio”.

Da: Pema Chödrön, “Il coraggio del Buddha. Guida pratica per non cedere alla paura“, Il Punto d’Incontro, 2018.

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Categorie di questo esercizio: Compassione |
Temi di questo esercizio: equanimità | gioia |
Autore: Pema Chödrön |
Immagine di copertina: Henri Matisse, La danse, 1910