pranzare al bar meravigliosamente

Anche mangiare al bar durante la pausa pranzo può diventare una meravigliosa pratica di consapevolezza, se siamo disponibili a osservare in piena presenza mentale ciò che potrebbe apparire scontato.

Sei al bar. Stai mangiando un’insalata, un piatto di pasta o un panino, nel tempo che hai a disposizione. Questo cibo ti dona la vita. Come insegnano i maestri zen, questo cibo ha il potere di metterti in contatto con l’intero universo. Il pomodoro che sta dentro il tuo panino ha avuto bisogno del sole, per crescere. Se non ci fosse il sole, non potresti mangiarlo. Allo stesso modo, puoi constatare di persona come anche l’acqua sia stata necessaria perché quel pomodoro ora potesse trovarsi lì. Per far crescere la pianta, c’è voluto l’apporto di tanti microorganismi, ma anche della persona che ha piantato il seme e regolarmente l’ha annaffiato. Se non ci fosse quella persona, se sua madre non fosse mai esistita, se non ci fossero state tutte le cose che quella persona ha mangiato nel corso della sua vita, né le altre persone che le hanno consentito di arrivare a fare quel mestiere, quel pomodoro non esisterebbe. Oppure non sarebbe lì, se il barista non l’avesse acquistato e se non ci fosse stato un fornitore di pomodori, eccetera. Potremmo poi citare il tavolo su cui stai mangiando, i materiali e il lavoro che sono stati necessari per realizzarlo, e così via. È in questo modo che quel semplice panino può metterti in contatto praticamente con l’intero universo, se consideri tutti i fattori che l’hanno reso possibile.

Inoltre, intorno a te ci sono diverse altre persone, a loro volta impegnate nelle loro consumazioni. La loro presenza è molto importante per te. Se il bar non avesse anche questi altri clienti, non potrebbe mantenersi. E allora, chi ti darebbe da mangiare?

Puoi renderti conto, allora, che la tua sussistenza in vita dipende proprio da loro. Da queste donne e uomini sconosciuti, seduti al tavolo a fianco, cui ti lega un filo invisibile, ma vitale. Un rapporto di reciproca interdipendenza, che può farti dire: “grazie di esistere, commensali inconsapevoli di questo bar di città. Mi fa molto piacere essere in vostra compagnia. Io sono perché voi siete”.

Da: Paolo Subioli, “Zen in the city. L’arte di fermarsi in un mondo che corre“, Edizioni Mediterranee, 2015.

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Autore: Paolo Subioli |
Immagine di copertina: Edward Hopper, Chop Suey, 1929