In questo esercizio proposto da Alan Wallace applichiamo alla pratica del mangiare la raccomandazione del Buddha, che invitava ad attenersi alle nude sensazioni provenienti dai nostri organi di senso.

La prossima volta che vi sedete a tavola, fate quest’esperimento: focalizzate la nuda attenzione sul modo in cui ciascuno dei cinque sensi si manifesta in relazione al cibo che avete davanti. Lasciate che vista, olfatto, gusto, udito e tatto percepiscano separatamente il cibo per mezzo della nuda attenzione, con la minima sovrapposizione concettuale possibile.

  1. Cominciate rivolgendo la presenza mentale all’aspetto visivo del cibo, ovvero ai suoi colori e forme. Abbandonate le associazioni concettuali che potrebbero affiorare in voi circa queste impressioni visive, e lasciate andare anche le preferenze o i giudizi personali sul cibo. Le vostre attrazioni e repulsioni non sono infatti presenti nel cibo stesso, e nemmeno nei suoi colori e forme. Fate caso esclusivamente alla conformazione e alle tonalità cromatiche del cibo, concentrandovi su di esso con la nuda attenzione.
  2. Ora chiudete gli occhi per alcuni istanti e considerate gli aromi del cibo. Non percepite che tali fragranze, notando il loro mutare da un momento all’altro. Riconoscete con acuta presenza mentale le varie sfumature dei profumi, ma non mischiate l’immediatezza della vostra esperienza con etichette concettuali basate su gusti personali.
  3. Ora assaggiate un boccone del cibo e, restando a occhi chiusi, rivolgete la nuda attenzione ai sapori che si manifestano nella vostra bocca. Mangiate lentamente, consapevoli dei cambiamenti che in essi insorgono.
  4. Mentre masticate il cibo, concentratevi sui suoni connessi all’operazione del mangiare. Non sono mai gli stessi da un momento all’altro, perciò cavalcate l’onda del presente, senza ancorarvi a nulla del passato e senza aspettarvi nulla dal futuro.
  5. Infine, rivolgete la nuda attenzione alle sensazioni tattili suscitate dal cibo, dal suo essere caldo o freddo, solido o liquido, liscio o ruvido. Lasciate andare ogni immagine mentale relativa alle analogie che il cibo vi suggerisce, e focalizzatevi soltanto sulle qualità tattili del cibo mentre viene masticato e inghiottito.

Interessante, non è vero? In genere, quando mangiamo (specie se siamo simultaneamente coinvolti in qualche altra attività, come il conversare), le nostre sovrapposizioni concettuali soffocano le qualità sensoriali del cibo che stiamo ingerendo. Ci ricordiamo solo se il pranzo ci piaceva, ci disgustava o ci era indifferente, ma soffriamo solitamente di un disturbo di deficit cognitivo riguardo ai cinque tipi d’impressioni sensoriali ricevute dal cibo. E come un pasto può passare inosservato, così accade per il resto della nostra vita. Troppo spesso ci lasciamo sfuggire ciò che è successo e immaginiamo cose mai avvenute, ricordando solo gli assunti, le aspettative e le fantasie da noi proiettate sulla realtà.

Da: Alan Wallace, “La rivoluzione dell’attenzione. Liberare il potere della mente concentrata“, Astrolabio Ubaldini, 2008.

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Categorie di questo esercizio: Mangiare | Meditazione per principianti | Sensazioni |
Temi di questo esercizio: nuda attenzione |
Autore: Alan Wallace |
Immagine di copertina: Renato Guttuso, Uomo che mangia gli spaghetti, 1956